Decreto in arrivo, Conte media fra lockdown, coprifuoco e economia

di Bruno Tucci
Pubblicato il 21 Ottobre 2020 - 09:30 OLTRE 6 MESI FA
Giuseppe Conte: "Chi rifiuta le 3 fasce ci porta al lockdown totale"

Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte a Palazzo Chigi per il vertice con i capidelegazione e i capigruppo della maggioranza sul decreto scuola, Roma, 22 maggio 2020. ANSA/FILIPPO ATTILI UFFICIO STAMPA PALAZZO CHIGI +++ HO NO SALES EDITORIAL USE ONLY ++

Siamo alla vigilia di un nuovo decreto che porta la firma di Giuseppe Conte?

Palazzo Chigi non lo conferma, ma è una ipotesi assai valida per evitare che le Regioni vadano avanti in ordine sparso. Dopo la Lombardia, anche la Campania sceglie il coprifuoco e rimanda a scuola i bambini delle elementari. In Piemonte il governatore vieta l’apertura durante il weekend ai centri commerciali. In Liguria il 50 per cento delle lezioni per le superiori si terranno da casa.

Insomma, non c’è la minima parvenza di una unione nazionale che vada verso l’interesse generale del Paese. Mattarella la invoca, ma quanti lo seguono?

Purtroppo in pochi. Le forze politiche sono spaccate e le divisioni non lasciano in pace nemmeno gli esponenti di uno stesso partito.

I 5Stelle sono in crisi di identità. Aspettano gli stati generali (rimandati al 15 novembre) per eleggere un capo politico che ridia fiducia al Movimento. Però, nasce l’idea di un “partito” ( o comunque lo si voglia chiamare) guidato da Luigi Di Maio.

I sondaggisti sono scesi subito all’opera e hanno stabilito che avrebbe il 10 per cento dei consensi. Non è tutto, sarebbe troppo facile. Circola nei corridoi di Montecitorio, ma anche di Palazzo Madama, la voce secondo la quale starebbe per nascere una nuova corrente tutta favorevole al MES e assai trasversale. Comprendendo alcune frange del Pd, Italia Viva di Renzi e la maggioranza di Forza Italia. Che non ha mai respinto l’idea di accettare i 36 miliardi di Bruxelles.

Il premier è a conoscenza (naturalmente) di tutte queste mosse e cerca di prendere le contromisure. Come? Proprio con un terzo decreto che sia meno soft del precedente. E accontenti in parte una buona parte degli oppositori critici. L’ennesimo tentativo di Palazzo Chigi vorrebbe espandere il coprifuoco (brutta parola per il capo del governo) a tutte le regioni.

Una chiusura totale dalle 23 alle 6 senza esclusione di nessuno, di modo da rendere uguali le regole per tutto il Paese. Placherà gli animi una decisione del genere? O innervosirà ancora di più il centro destra sempre contrario all’idea di un lockdown in tono minore?

Il ministro della salute Roberto Speranza che non minimizza la pericolosità della pandemia tornata a crescere fa un appello. Suggerisce agli italiani: “Restate a casa”.

Si fa presto a dirlo, metterlo in pratica è leggermente più difficile. Chi porta i bambini più piccoli a scuola. E chi va a fare la spesa per mandare avanti la famiglia? E chi esce per pagare le bollette e fare la fila alla posta? Non è facile, se non impossibile, rispondere a tutti questi interrogativi.

Il governo è da tempo a un bivio: salute o economia? Spesso e volentieri i due sostantivi non si trovano d’accordo ed ecco il grande problema che affligge l’esecutivo. “Comunque fai sbagli”, sostengono da Palazzo Chigi. “Se chiudi o non chiudi ti insultano sempre”.

Lamentela comprensibilissima, solo che si vorrebbe da Giuseppe Conte una maggiore decisione nelle scelte. Invece, come è avvenuto nell’ultimo decreto, si preferisce una linea soft.  Perché tornare ai tempi del lockdown della scorsa primavera vorrebbe dire dare un colpo da KO all’economia del Paese. Mettendo in una crisi irreversibile moltissime industrie grandi e piccole. La soluzione è una sola. Come ritiene anche il Capo dello Stato. Sarebbe indispensabile un accordo concreto fra maggioranza e opposizione. In modo da trovare una linea comune per combattere e, se Dio vuole, sconfiggere il Covid19.