Di Maio invidioso di Conte mette a rischio il Governo e il M5s

di Bruno Tucci
Pubblicato il 9 Settembre 2020 - 16:12 OLTRE 6 MESI FA
Di Maio invidioso di Conte mette a rischio il Governo e il M5s

Di Maio invidioso di Conte mette a rischio il Governo e il M5s

Che tipo di alleanza è mai questa? Intendiamo quella di governo fra Pd e 5Stelle. La vogliamo chiamare di facciata o, se volete di convenienza. Difficile fare altre ipotesi.

Fra Pd e M5s il litigio è continuo, si può dire quotidiano. Vuoi per un problema, vuoi per un altro. Non c’è sintonia, non diciamo feeling. L’ultima in ordine di tempo (ma comunque già datata) riguarda il MES, cioè il Salva Stati. Il premier va alla festa dell’Unità ed apre improvvisamente a quei 36 miliardi che dovrebbero pioverci da Bruxelles.

Non è categorico, il suo è un “ni”, però molto più soft di qualche mese fa, quando aveva risposto negativamente a quanto ci offriva l’Europa. Bene. Finalmente uno spiraglio positivo? Nemmeno per sogno. Pochi minuti dopo il suo intervento fra i Dem che applaudivano è arrivato il “niet” prima di Vito Crimi, poi di Luigi Di Maio.

Una piccola parentesi: l’attuale portavoce dei Grillini non avrebbe potuto comportarsi altrimenti perché la sua poltrona è già in bilico. E’ stato lo stesso abbronzatissimo ministro degli Esteri a riferire che al vertice del Movimento ci vuole un leader forte. In specie in un momento delicato come questo. Il che vuol dire, più semplicemente: Crimi scansati, perché il tempo della tua gloria è finita.

“Soldi, sempre soldi”: era il ritornello di una canzone di successo. Ebbene, sempre sul Dio danaro, l’alleanza non trova un accordo. Mancando i miliardi del MES si aspettano come oro colato quelli del Recovery Fund. Non sono una bazzecola 216 miliardi che dovrebbero pioverci dal cielo.

Purtroppo, il duo giallorosso non trova un punto d’incontro nemmeno su questo argomento. Meglio, tutti sono ben lieti di riceverli, ma è su come spenderli che l’alleanza si sfalda. Il “malloppo” è consistente: si dovrebbe dare la priorità ai grandi problemi del Paese, in primis l’economia.

Invece, tra i sei punti concordati appare pure la sanità che, al contrario, Conte avrebbe voluto risolverla con il MES. Insomma, se non è guerra poco ci manca. Così tornano ad affacciarsi i contrasti fra il Presidente del Consiglio e il suo ministro degli Esteri.

Se vogliamo essere sinceri fino all’ultimo dovremmo definirla invidia. E’ da tempo che Luigi Di Maio insegue la poltrona di Palazzo Chigi. Ai tempi del Conte 1, dovette arrendersi e cedere lo scettro perché il concorrente si chiamava Matteo Salvini.

Ora la situazione è diversa, però il giovanotto napoletano non vede di buon occhio l’ascesa e la popolarità di Conte perché i suoi sogni svanirebbero per la seconda volta. Ed allora, frizioni, attriti, colpi di fioretto ben precisi.

Nel frattempo (ma quanto tempo) il Paese attende. Le casse dello Stato sono semivuote (usiamo un eufemismo) ed invece di remare tutti nella stessa direzione si fa l’esatto contrario. Con la evidente conseguenza che l’Italia rimane in lista di attesa e non si sa quando ripartirà la ricostruzione.

La realtà è che neanche all’interno delle due forze di maggioranza il clima è idilliaco. Nicola Zingaretti è stato ad un passo dall’essere silurato. Però adesso detta legge e cerca di mettere in riga anche i dissenzienti. I quali, però, storcono la bocca e vanno avanti per la loro strada.

Ad esempio sul referendum: contrariamente alle direttive del segretario, in molti voteranno no. Zingaretti corre ai ripari e cambia il tono di voce: “il Pd rimarrà al governo solo se saremo utili al Paese”. Una minaccia di elezioni anticipate che vedrebbe tanti Parlamentari ritornare a casa indipendentemente dal referendum.