Donne al comando, Italia migliore? Sondaggio: i problemi sono altri; e la rissa Serracchiani – Madia lo conferma

di Enrico Pirondini
Pubblicato il 29 Marzo 2021 - 12:26 OLTRE 6 MESI FA
Donne al comando (nella foto Elisabetta Casellati, prima donna nella seconda carica dello Stato) Italia migliore? Sondaggio: i problemi sono altri; e la rissa Serracchiani - Madia lo conferma

 Donne al comando, la questione femminile  spacca l’Italia. Solo il 56% la ritiene un problema importante. Tema più sentito dai giovani che dagli over 55. Bocciate le quote rosa in Politica : servono piuttosto merito e evidenti capacità personali. Ma il 67% sostiene che le donne debbano guadagnare come i maschi. A parità di mansioni.

La questione femminile torna centrale nel dibattito politico. Come un fiume carsico scompare e ricompare quando il dibattito politico se ne fa carico.

Per primo è stato il Pd ad accendere la miccia non avendo trovato posto nella squadra dei ministri nessuna donna dei Dem.

Poi ha detto la sua il neo segretario Enrico Letta che ha indicato – per i ruoli di governance  del partito – la necessità di una significativa presenza di donne. E, come d’incanto,  sono finite sotto i fari Debora Serracchiani e Marianna Madia .

La prima è una (tosta) avvocatessa romana, già vice di  Renzi. Spedita dal partito a Trieste a reggere la presidenza della Giunta regionale del Friuli-Venezia Giulia. Incarico svolto dal 2013 al 2018. Dopo aver frequentato l’Europarlamento per poi essere eletta vice presidente del  Pd (marzo 2019) –  contitolare con Anna Ascani – e fatto il vice di Paolo Gentiloni e Valentina Cuppi  (ex sindaco di Marzabotto). 

Marianna Madia è romana anche lei. Deputato da tre legislature, ha raggiunto una certa notorietà facendo il ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione di governi Renzi e Gentiloni. Posto poi preso da Giulia Bongiorno nel primo governo  Conte. Ora il rinnovamento rosa sta scricchiolando. Le due donne, candidate  alla guida del gruppo alla Camera dei Deputati, sarebbero ai ferri corti. Almeno così si mormora nei corridoi di Montecitorio.

I sondaggisti hanno preso la palla al balzo ed hanno voluto vederci chiaro. Partendo da una domanda di fondo: quanti italiani ritengono importante la questione femminile?

Ed hanno scoperto – intervistando  un migliaio di elettori –  che l’Italia è spaccata esattamente in due parti, come si tempi di Coppi e Bartali. O, se volete, di Rivera e Mazzola. Metà (44%nè) sostiene  che la questione femminile è importante, bisogna parlarne, i tempi sono maturi. Anzi siamo già in ritardo.

L’altra metà dice che è tempo perduto, che le priorità sono altre. Il 12% tace, nicchia, fa  spallucce. E manda al diavolo gli intervistatori. Succede. Prevedibile il dato  sulla disaggregazione di questo giudizio raccolto da Antonio Noto. Il 34%  degli uomini  afferma, risoluto, che la questione va affrontata. Adesso. Poche storie. Scendete dalla pianta. Sveglia.  Questa percentuale sale tra le donne. Si arriva al 56%.

Stesse dinamiche, dice Noto, se si interpretano le risposte dei giovani, degli adulti, degli anziani.

I giovani sono più sensibili a questo tema “visto che  per il 59% la problematica del ruolo della donna nella società è un fattore importante che caratterizza la vita sociale ed economica del Paese “. Con l’aumentare dell’’età le percentuali mutano. Gli adulti (35-54 anni)  ammettono che la priorità va considerata (45%). Più tiepidi gli over 54. Si cala al 33%. C’è ancora tanta strada da fare.

In Italia finora solo cinque donne hanno ricoperto 3 delle 5 massime cariche

Alla presidenza del Senato è arrivata, per la prima volta, una donna il 24 marzo 2018. MMaria  Elisabetta Alberti Casellanti al posto di Piero Grasso. Avvocato, senatore per cinque legislature, per quattro anni componente del Consiglio superiore della magistratura, due volte sottosegretario di Stato  (Giustizia e Salute), è approdata alla seconda carica dello Stato in virtù di un solido curriculum . Prima di lei vanno ricordate

Nilde Iotti, Irene Pivetti, Laura Boldrini. Tutte e tre alla presidenza della Camera. Completa la sparuta pattuglia rosa Marta Cartabia, costituzionalista e accademica, prima donna a ricoprire la carica di presidente della Corte costituzionale. Per questo Draghi l’ha voluta nella sua squadra di governo.

Ma le donne in Italia sono ancora discriminate. Siamo al penultimo posto in Europa. Peggio di noi fa solo la Grecia

Solo una donna su due  in età lavorativa – come documenta la fondazione Arché – è attiva. Il 73% delle dimissioni volontarie rassegnate nel 2017 (ultimo dato disponibile) sono state di lavoratrici madri.  Solo il 28% delle posizioni dirigenziali nelle aziende  italiane è ricoperto da donne. E il 31,5% di loro – tra i 16 e i 70 anni – è stata vittima di violenza. Siamo rimasti indietro. La parità di opportunità non si è verificata. Servono riforme strutturali ed un cambiamento culturale. Campa cavallo.