Elezioni di settembre, campagna d’agosto, partito della astensione da battere, chi riuscirà a convincerci?

Elezioni di settembre, campagna d'agosto, partito della astensione da battere, chi riuscirà a convincerci che ne vale la pena?

di Franco Manzitti
Pubblicato il 21 Agosto 2022 - 09:04 OLTRE 6 MESI FA
Elezioni di settembre, campagna d'agosto, partito della astensione da battere, chi riuscirà a convincerci?

Elezioni di settembre, campagna d’agosto, partito della astensione da battere, chi riuscirà a convincerci?

Elezioni di settembre, campagna d’agosto, partito della astensione da battere.

Riusciranno i nostri eroi, impegnati nella campagna elettorale più pazza del mondo, in piena estate, in piena emergenza climatica, ambientale, bellica, sulla infinita scia pandemica, a battere il partito più forte?

Quello che raddoppia i consensi di ogni concorrente alle elezioni nel magma di questa disfida, dove partiti, movimenti, coalizioni hanno complicato il proprio percorso come non era immaginabile. E dove, alla fine, ci sarà il rebus di una scheda elettorale tra le più indecifrabili, tra collegi diversi, confini cambiati, candidature sospese nel dedalo di identità politiche cangianti come la camicia della regina Isabella?

Non lo so se qualcuno scalfirà alle elezioni il partito dominante dell’astensionismo, che galleggia tra il 46 e io 50 per cento dei sondaggi. Anzi credo che nessuno ci riuscirà, anzi tutti saranno ampiamente sconfitti e la “derrota” sarà attribuibile a ognuno perché questa disfida riguarda tutti.

Ma mi chiedo chi stia cercando dalla Destra, favorita dai pronostici, alla Sinistra, ex campo largo con il Pd nel gruppo di testa dei consensi, al terzo Polo, in misteriosa progressione, con maggiore efficacia di parlare a questo popolo indistinto e maggioritario.

Stanno in vacanza, nelle spiagge superaffollate di questa folle estate, sui sentieri di montagna, nei luoghi di vacanza, mai così ricercati come oggi, tra Anticicloni Africani, canicole da record, trombe d’aria, mari bollenti e ghiacciai in sfarinamento.

Stanno in città e nei paesi, stretti tra le emergenze e le incazzature di una vita sempre più difficile e angusta, tra la crisi montante di un’economia inflattiva e postenergetica, sospesa tra l’attesa del Pnrr e delle catastrofi autunnali.

Vivono sentimenti avversi a questa politica confusa, che parla poco chiaro, che si sovrappone a quelle emergenze con soluzioni tanto diverse. Che non da risposte certe alla scia della pandemia, che lascia inghiottire il serpente di una guerra che non ci faceva dormire e che dimentichiamo impunemente.

Dopo l’orgia delle candidature, i calcoli delle candidature centellinate nei collegi, pescando i nominati tra “blindati”, certi, incerti, trombati sicuri, col viatico della partecipazione democratica, avremo finalmente il quadro dei programmi. Qualcuno l’ha già presentato. Ma in ogni caso sarà difficile inquadrare, scegliere, decidere, magari solo sulla base di una unica misura annunciata, che nomi scrivere sulla scheda.

Eppure quello è l’unico esercizio che ci salva dall’ulteriore decadimento della democrazia a cui eravamo abituati e che così non è più adeguata. Con queste leggi, con questo sistema caotico.

Anche negli altri paesi si vota poco? Non è una consolazione. Ognuno ha la sua storia politica. Noi siamo l’unico paese con l’eredità pesante di una dittatura fascista durata venti anni, rovesciata da una guerra e da una Liberazione, costata un’altra guerra tra italiani e poi da una politica democratica con il partito comunista più forte dell’Occidente in mezzo a un sistema uscito da quel cataclisma.

Per decenni chi era chiamato a votare non poteva voltarsi dall’altra parte. Oggi che tutto è cambiato, ci sono altre ragioni per non farlo.