In un posto che non sia abitato soprattutto da bari, giocatori d’azzardo, illusionisti ed esibizionisti molesti un cittadino o è candidabile alle elezioni o non lo è. E lo è o non lo è candidabile per legge. Insomma in quel posto abitato da gente che non inventa, trucca, questiona, cavilla, svicola, predica, recita…in quel posto (più o meno il resto del mondo) c’è una legge che dice chiaro a quali condizioni ci si può candidare alle elezioni e quali sono le condizioni che escludono la candidatura. Da noi no, troppo semplice e chiaro una legge semplice e chiara.
Da noi l’ultima in materia è che una Commissione parlamentare, un pezzo di Parlamento, insomma una articolazione istituzionale della Repubblica, si ingegna e si impegna a stilare una lista degli “impresentabili” alle elezioni. Sorvolando, anche per amor di istituzioni, sugli esiti e sulle modalità di questa iniziativa, la domanda è: ma quante leggi ci sono per decidere se si è candidabili o no? C’è certo, buona o cattiva che sia, una legge, anzi più d’una, nell’ordinamento. E allora, se queste leggi ci sono, come hanno fatto ad essere in lista e quindi candidabili a termini di legge candidati che ora la Commissione Anti mafia del Parlamento giudica “impresentabili”?
La legge per presentarsi è quella vigente o ce n’è un’altra dell’Anti mafia? E, se ci sono tutte e due, quale vale davvero?
E quali sono i criteri in base ai quali “legifera” l’Anti mafia? Tra quelli che ha indicato, meglio dire sussurrato come impresentabili ve ne sono di assolti, di sotto indagine, di prescritti, di sotto ricorso…Qual è il carattere distintivo preciso e identificabile che fa di un candidato un non presentabile alle elezioni a norma di legge, o forse di immagine? In un posto che non sia l’Italia si fissa un confine preciso e intellegibile, non discutibile. Ad esempio: i condannati in primo grado per determinati reati (contro il patrimonio, la Pubblica Amministrazione, per criminalità organizzata…) non possono essere inseriti nelle liste elettorali. Punto e basta. In un posto normale non serve che una Commissione parlamentare passi i candidati all’esame…virtù civili?
In Italia invece non si sa, funziona diverso. In Italia funziona che li metti in lista, magari quelle periferiche, e poi, poi si vede…
In Italia funziona che poi si vede e nel frattempo si fa un bel po’ di show politico, show ricco, mi ci ficco. Fino a dar vita ad autentici “circhi con numeri esotici”. Ad esempio: i candidati candidabili a norma di legge e però impresentabili a misura di Commissione che se ne fa, gli si mette un bollino (rosso o nero?) a fianco del loro nome nei seggi elettorali? E se poi quello che era sotto ricorso della Procura alla fine la spunta in aula di Giustizia, che si fa, lo si risarcisce con una targa nell’aula della Commissione?
In un posto dove non ci si sente importanti soprattutto nel recitare non si dà vita all’attuale pagliacciata dei candidati impresentabili.
In un posto dove la realtà non è una sceneggiata e dove cittadino ed elettore hanno qualcosa in comune gli impresentabili, se qualcuno li candida, li boccia l’elettorato. Da noi di solito l’elettorato li premia e per questo li mettono in lista.
In un posto civile, sì civile, gli impresentabili è parola che neanche si usa perché contiene elementi di arbitrio nella sua definizione. In un posto civile la legge, la legge e non un dibattito parlamentare o, dio ne scampi, un “tavolo”, fissa, sì fissa proprio fissa, perché non ci si può candidare e quindi chi non è candidabile.
In un posto così non sarebbe stata allestita la pagliacciata degli impresentabili da Commissione.
Ma show ricco, mi ci ficco ed ecco che fanno tutto unico minestrone l’azzardo politico giudiziario di Vincenzo De Luca e Luigi De Magistris con i sospettati i concorso esterno con la criminalità organizzata o i sotto processo per furto di assegni. Di De Luca e De Magistris si può dire tutto il male possibile politicamente ed amministrativamente parlando, ma che c’entra la loro situazione con la incandidabilità che dovrebbe toccare a un mafioso che s’infila nella politica a fare il palo o il basista? In un posto normale c’entra nulla, ma qui da noi tutto fa brodo e…brodaglia.
Post Scriptum. Animatrice a anima della pagliacciata degli impresentabili è stata ed è Rosy Bindi che della Commissione Anti mafia è presidente. La ragion prima del suo agire andrebbe per rispetto di tutti taciuta, ma purtroppo è palese. Nella sua indefessa attività e militanza nel CLR (Comitato Liberazione da Renzi) un giorno la Bindi vide la possibilità di ammonire, prendere per le orecchie e mettere sotto il presidente del Consiglio. Colpire Renzi passando per De Luca. E comunque insegnare allo zotico Renzi che il Parlamento è occhiuto oltre che sovrano. Hai fatto o fatto fare le liste Renzi, e ora viene qua che te le spulciamo. Alla Bindi era sembrata una buona e astuta idea; si prendevano due piccioni con una fava: si istituiva il Tribunale parlamentare delle candidature e si dava un calcio negli stinchi all’usurpatore del Pd. Poi è finita in pagliacciata ingestibile ma, si sa, la via che porta all’inferno è sempre lastricata di buone intenzioni. Buone davvero anche stavolta le intenzioni? In un posto normale no.