L’inutile Erasmus, una vacanza travestita da studio

di Antonio Del Giudice
Pubblicato il 11 Ottobre 2012 - 08:45 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Chi ha i figli in età da Erasmus sa che la preoccupazione di Franco Frattini sulla mancanza di fondi, è pura propaganda. Primo perchè Frattini avrebbe fatto meglio ad occuparsene quando era agli Esteri con Berlusconi. Secondo perchè l’Erasmus non ha più il valore di una volta, e spesso si rivela una pura perdita di tempo. Un vacanza travestita da studio che nulla aggiunge al cursus degli studi veri. Docenti che hanno a cuore le sorti dei loro studenti confermano questa diagnosi; e incitano i ragazzi a studiare tanto, dare esami, prendere voti alti, laurearsi con una bella specialistica e poi -quello sì- andare all’estero per un Master che completi la formazione. E magari rimanerci, all’estero.

Questa di Frattini è l’ultima delle geremiadi. Prima di lui c’è stata una sfilata di intellettuali “progressisti” che ha imputato all’Europa la fine ingloriosa di una “straordinaria occasione per i nostri ragazzi”. La quale “straordinaria occasione” consentirebbe loro di varcare l’angusto confine italiano, allacciare amicizie nel mondo, imparare le lingue che meglio non si può; e, infine, essere cittadini del mondo. Considerazioni che andavano bene venti anni fa, ma che oggi appaiono del tutto sorpassate. I nostri ragazzi girano normalmente il mondo, hanno normalmente amicizie dappertutto, imparano facilmente le lingue (almeno l’inglese), hanno tanti di quegli strumenti di comunicazione che cittadini del mondo si sentono già.

Gli intellettuali “progressisti” sorvolano sulla formazione, cioè sulla finalità ultima dell’Erasmus. E fanno male a sorvolare. E’ statisticamente accertato, infatti, che i ragazzi che interrompono gli studi per correre a fare l’Erasmus in Spagna o in Inghilterra (e altrove), devono poi tornare di corsa a casa per fare esami e per recuperare il tempo perduto. Al loro inglese e spagnolo (o altra lingua) hanno aggiunto poco e nulla, visto che hanno passato il tempo fra di loro italiani, a fare del buon turismo, a cercarsi interessanti avventure umane e a prepararsi gustosi piatti di spaghetti. Studiare diventa la loro ultima preoccupazione, e quando tornano a casa si vede a occhio nudo che hanno perso l’allenamento a lezioni e studio che prima di partire avevano, tanto o poco.

Ecco, forse sarà meglio che le risorse che l’Europa destina all’inutile Erasmus siano meglio impiegate in altri momenti formativi. Forse ex-ministri e intellettuali “progressisti” farebbero meglio a preparare un ricorso al tribunale dell’Aia contro lo scempio dei nostri atenei (tranne poche eccezioni). Ma dove, nonostante tutto, i ragazzi che hanno voglia trovano un livello buono di formazione che, a studi completati, non li fa sfigurare nel mondo. Visto che qui non siamo più in grado di assicurare loro futuro e lavoro, prepariamoli almeno a non emigrare nella condizione dei nostri padri. Altro che Erasmus.