Euro, dollaro e petrolio, una tela mulino che ci mette nei guai

di Giuseppe Turani
Pubblicato il 20 Dicembre 2014 - 07:27 OLTRE 6 MESI FA
Euro, dollaro e petrolio, una tela mulino che ci mette nei guai

Euro, dollaro e petrolio, una tela mulino che ci mette nei guai (foto Lapresse)

MILANO – Giuseppe Turani ha pubblicato questo articolo anche su Uomini & Business col titolo: “Dollaro forte, euro nei guai”.

In questo momento ci sono due elementi, uno contro l’altro.

Da una parte abbiamo il ribasso del prezzo del petrolio, e questo rendendo meno pesante la “bolletta petrolifera” dei paesi che importano greggio, può contribuire a un rilancio, in una certa misura, di qualche economia.

Poi c’è la decisione americana di andare, sia pure con calma (entro aprile) verso un rialzo dei tassi di interesse sul dollaro. La decisione ormai era inevitabile, visto che l’economia Usa ormai è in piena ripresa. In America c’è qualche diversità di opinioni a questo proposito, ma la Federal Reserve sembra che abbia ormai deciso.

La scelta di far salire progressivamente i tassi di interesse americani avrà conseguenze molto pesanti sul resto del mondo. E la ragione è abbastanza semplice.

Se il dollaro paga interessi più alti (oggi in Europa siamo a zero), è evidente che quella valuta diventa una specie di calamita per tutti i capitali vaganti per il mondo, compresi a quelli che attualmente si agirano per l’Europa.

E quindi è evidente che sarà più facile fare investimenti al di là dell’Atlantico che di qua.

La mossa americana, peraltro, un po’ paralizza quanti chiedono alla Banca centrale europea di stampare più soldi al fine di favorire gli investimenti. E’ evidente, infatti, che se Draghi facesse questo il risultato immediato sarebbe quello di indebolire ancora di più l’euro rendendolo ancora meno attraente per i capitali.

La situazione, purtroppo, è brutta e non ammette molte soluzioni: in Europa rischiamo di ritrovarci con molti disoccupati, ma senza capitali (e quindi senza investimenti). La stessa cosa può accadere nei paese emergenti, dove il ribasso del petrolio provocherà seri danni ai bilanci degli Stati.

Vedremo che cosa succederà nei prossimi mesi, ma per ora la situazione si va complicando, soprattutto per l’Europa, che rischia di diventare un’area in cui investire costa poco, ma presenta anche certi pericoli.

E c’è un ultimo aspetto da sottolineare. Per gli Americani, fra non molto, comprare merci europee costerà meno (perché il dollaro sarà alto). Ma costerà meno comprare anche le poche aziende di valore rimaste.