Europa. La Francia di Hollande prossima grande malata?

di Salvatore Gatti
Pubblicato il 10 Gennaio 2013 - 08:08| Aggiornato il 26 Febbraio 2020 OLTRE 6 MESI FA
Francois Hollande

Un freddo giorno di gennaio del 2013. Il primo a girare il coltello nella piaga è il ministro del Lavoro, Michel Sapin, che tuona:

“Una soluzione della stessa natura della tassa del 75 per cento sui redditi superiori al milione di euro va trovata rapidamente”.

(la tassa è stata abolita dalla Corte costituzionale). Decide invece il presidente francese François Hollande:

“Certo. La riproporrò. Ma in autunno”.

E così slitterà al 2014. Quella che doveva essere il fiore all’occhiello del governo francese perchè era una riforma “socialista” rischia di trasformarsi in un boomerang: la legge era scritta male e ora sta slittando. Che prova di incapacità!

Ma Hollande piaceva poco fin dai primi “cento giorni”, la cosiddetta luna di miele che si accorda sempre ai presidenti o primi ministri dei paesi occidentali. E dopo soli quattro mesi dalla sua elezione, alla fine di agosto del 2012 un sondaggio Ipsos-”Le Point” lo condannava pesantemente: il 47 percento dei francesi aveva una cattiva opinione di lui e batteva il 44 che ne aveva una buona.

“Hollande raccoglie quello che ha seminato”,

commenta un giornalista di punta del settimanale francese, Hervé Guattegno, che chiarisce:

“Non è semplicemente vittima della crisi economica ma soprattutto dalla mancanza di fiducia dei francesi verso i politici”.

Che è stata rafforzata dalla comica iniziale del caos della tassa sui ricchi, la cosiddetta “tassa 75”.

Ma già i primi mesi del presidente Hollande e del primo ministro Jean-Marc Ayrault sono stati segnati dalla crisi economica. Fino alla notizia choc della fine di settembre: Peugeot e Renault, l’industria automobilistica francese, li hanno aggrediti:

“O il governo ci aiuta, non ci impedisce di abbattere il costo del lavoro, non ci impedisce di licenziare e di migliorare la competitività o dovremo chiudere degli stabilimenti”.

In questo periodo lo fanno tutti, industrie e banche, in quasi tutto l’Occidente.

Se Hollande sembra condannato a un grigio settennato (altro che François Mitterrand, l’ultimo re socialista all’Eliseo) l’economia francese è nei guai. E’ una

“time-bomb in the heart of Europe”,

una bomba a orologeria nel cuore dell’Europa, titolava in copertina “The Economist” provocando il furore sciovinistico dei francesi. Ma davvero la Francia è la nuova malata d’Europa? Vediamo.

La parola alle cifre. Nel 2012 il prodotto interno lordo è cresciuto di un ridicolo più 0,1 per cento e (Fonte: Ocse) crescerà dello 0,3 quest’anno e dell’1,3 percento l’anno prossimo, meno della Germania. Troppo poco per risollevarsi da una disoccupazione di un critico 10,7 per cento (quasi il doppio della Germania). Cifra dovuta a molte cause, tra le quali spicca una contrazione della produzione industriale del 3,7 per cento nel 2012. Per non parlare del deficit di bilancio, sempre l’anno scorso superiore al 3 per cento: un 4,5 che, secondo il Fondo monetario internazionale, si ridurrà al 3,5 quest’anno mancando ancora l’obiettivo del 3 per cento. La radiografia della Francia è quindi ombre e ancora ombre.

Che fare, allora? Nel momento in cui Moody’s ha tolto la tripla A alla Francia, sul finire dell’anno scorso, ha anche spiegato cosa dovrebbe fare la Francia per risanarsi: pochi ma delicatissimi e complessi interventi. Primo: riformare il mercato del lavoro e dei servizi, troppo rigido. Secondo: fare i necessari e dolorosi interventi economici per rilanciare la competitività, in fase di declino. Terzo: rafforzare la crescita con profonde riforme, fin troppo note al presidente Hollande.

Ma le prospettive finanziarie ed economiche della Francia dipendono anche dal quadro europeo, non positivo per il 2013. E, soprattutto, c’è da chiedersi se il presidente e il primo ministro, subito azzoppati dai sondaggi (e colpiti al cuore dalla denuncia appena fatta, per frode fiscale, contro il ministro del bilancio Jerome Cahuzac), riusciranno ad agire con la necessaria determinazione per evitare che la Francia diventi la nuova malata d’Europa?