Alluvioni, terremoti: a pagare sempre e solo i pesci piccoli

di Fedora Quattrocchi
Pubblicato il 20 Ottobre 2015 - 13:35| Aggiornato il 26 Febbraio 2020 OLTRE 6 MESI FA
Alluvioni, terremoti: a pagare sempre e solo i pesci piccoli

Alluvioni, terremoti: a pagare sempre e solo i pesci piccoli

Fedora Quattrocchi, collaboratrice ed editorialista per Blitzquotidiano, è un dirigente dell’INGV (Istituto Nazionale geofisica e vulcanologia): il suo è uno sfogo meditato sulla gestione delle calamità, sulle inefficienze burocratiche, le sacche di potere senza controllo connesse all’emergenza permanente, ai paradossi normativi che, mentre non scalfiscono i responsabili, blocca anche le opere davvero urgenti e necessarie.

Ultimamente assisto a delle situazioni giurisprudenziali paradossali: per esempio equiparare la stessa pena a 6 anni a soggetti completamente diversi in quanto a responsabilità, come nel caso del tavolo di lavoro della Commissione Grandi Rischi del 2009. Assisto anche, per fortuna, alla circostanza per cui cinque di essi sono stati assolti anche se, alla fine, l’unico condannato conserva ancora un ruolo di estrema rilevanza nell’ambito della sicurezza ambientale.

Registro inoltre come solo oggi giudici e cittadini trovano i veri colpevoli per il piano CASE dell’Aquila. Se, almeno quelli raggiunti da sentenze che ne attestano la responsabilità si dimettessero provvisoriamente fino alla Cassazione da tutte le cariche pubbliche che hanno, in attesa di ulteriori giudizi… E invece ancora imperversano nel pubblico impiego di responsabilità mentre solo noi sappiamo quello che stiamo passando dopo i risultati della Commissione ichese emiliana (International Commission on Hydrocarbon Exploration and Seismicity in the Emilia Region) che ha bloccato l’Italia onesta. Cui si oppone chi di tracotanza e furbizia fa le sue armi più affilate.

E’ frustrante dover constatare che chi, come me, si è esposto nel far conoscere ai cittadini la verità su come funzioni la macchina burocratica di Protezione Civile ed enti locali resti invariabilmente escluso dai posti direttivi e nei cda degli enti di ricerca. Nel frattempo passano mesi quando non anni prima che sia data risposta alle diverse interrogazioni parlamentari per rendere finalmente operative le misure dello sblocca Italia.

Invece ci tocca assistere all’erogazione di condanne in primo grado, magari a 10 anni di carcere, per aver conservato un pezzo di gomma pesante in uno scantinato o nel proprio ufficio dove spazio non c’era, o per aver magari rendicontato fondi europei in ritardo mentre il potere affaristico dell’ingegneria peggiore del nostro Paese dava proroghe ad altri progetti europei paralleli di nascosto. Nessuno di noi è più disposto a scrivere progetti europei senza un’adeguata amministrazione che funzioni negli enti di ricerca e nelle università.

L’esplosione del caso Marino mi ha fatto pensare a più di ogni altro a tracotanza e furbizia. Da poche ore Ignazio Marino si è reso conto che le firme sopra certi scontrini non erano le sue … lasciamo fare il suo corso alla giustizia ma una cosa è certa: se un assessore mediocre non laureato si è dimesso poco prima di lui pensando di fare bella figura è un furbo dilettante in realtà perché ha innescato un boomerang mediatico contro il povero Matteo Renzi che di scontrini ne ha probabilmente più di lui secondo certi giornali. Anche su questo aspettiamo la giustizia e la verità.

Ma sia chiara una cosa noi non siamo più disposti, a causa di un’alluvione, di una frana, di uno stoccaggio gas a rischiare 6 o 10 anni di pena sproporzionata: potremmo farci furbi anche noi visto che certe “carte in regola” possiamo stamparle e pubblicizzarle a dovere anche noi.