Nucleare: centrali in costruzione in Francia, in Italia nemmeno controlli

di Fedora Quattrocchi
Pubblicato il 3 Ottobre 2012 - 06:50| Aggiornato il 26 Febbraio 2020 OLTRE 6 MESI FA

Il rapporto della Autorità di Vigilanza Europea sull’Energia Nucleare (Ensreg) sullo stato di sicurezza delle centrali nucleari attive è stato pubblicato sul Sole 24 Ore e sarà presentato prossimamente dal commissario europeo Gunther Oettinger ai capi di Governo dell’Unione, incluso ovviamente Mario Monti.

Le centrali nucleari in Europa sono in tutto 147, distribuite in 14 paesi, mentre altre 6 sono in costruzione e 18 sono già progettate.

L’interesse italiano è ovviamente focalizzato soprattutto sulle centrali francesi, non solo perché ce ne sono subito oltre le Alpi ma anche perché esse destano qualche preoccupazione, tanto che il titolo del Sole 24 Ore puntava il dito: “Centrali francesi, deficit di sicurezza”.

Il comportamento italiano è contraditorio. Importiamo il 15% di energia nucleare dalla Francia eppure non diamo aiuto alcuni ai nostri vicini su sistemi di sicurezza, radioprotezione, monitoraggio, ingegneria delle costruzioni, avanzamenti su early alarm, né  sulla sicurezza sismotettonica, non solo in termini probabilistici, quella serve solo raffinarla, ma più che altro quella “deterministica” .

Essa è costituita dalla modellizzazione tridimensionale dei blocchi crostali sotto ed intorno alle centrali per vedere se le faglie sismogenetiche, finora poste come assenti o probabili, ci sono veramente, come in Emilia dove … abbiamo quasi smesso di studiare visto i carenti fondi pubblici, nonostante che certi transienti ci pongano ancora attenzione su quella zona naturalmente sismica, e comunque idonea ad ospitar giacimenti e stoccaggi.

Altrimenti troppo comodo : mettere in carta dei quadrilateri in superficie e riportali come presunte faglie sismogenetiche, magari avendo usato solo il catalogo storico, le memorie. Va bene per iniziare, ma poi bisogna indagare nel dettaglio ed in tre dimensioni intorno alle centrali nucleari e agli stoccaggi gas, se il Sole 24 Ore scrive per le centrali nucleari da ristrutturare che : “… Si immaginano investimenti supplementari che potrebbero arrivare a 25miliardi di € complessivi, da 30 a 200 milioni per impianto.”

Vi è da dire che, nello stesso tempo, con gli stessi 25 miliardi i canadesi inietterebbero nel sottosuolo dei loro campi petroliferi e di “unconventional gas” (shale gas ed oil-shale da argille e cbm quale metano contenuto nel carbone) praticamente tutta la CO2 proveniente da tutte le centrali a carbone del Nord America.

Mi stupisco ogni giorno che le filiere proposte dalla Road Map della Iea nel 2009 quali nucleare, carbone con CCS (CO2 Capture & Storage), rinnovabili, efficienza, etc… vadano a velocità tanto diverse pur costando tutte più o meno alla stessa maniera, comprese le rinnovabili.

Ma chi di noi si caricherà i rischi della comunicazione di tutto questo con il pubblico ? Non è una impresa facile, anche perché, mentre cresce il bisogno di persone capaci e competenti, il ministro di Istruzione, Università e Ricerca, Francesco Profumo, sembra  sarà costretto a tagliare la direzione generale che si occupa di istituti tecnici a causa della spending review.

Attenzione però che le nubi radioattive arrivano anche a Sud in caso di incidente: ci servirebbero periti chimici e tecnici per monitoraggio e “remediation” con i francesi … dei quali, ricordiamolo, prendiamo una cospicua parte dell’energia nucleare prodotta. In alternativa cosa vogliamo chiedere? Una “moratoria dei cavi elettrici che arrivano dalla Francia?”.

Mi pare eccessivo.

Occorre invece riequilibrare il mix energetico facendolo somigliare più a quello della Germania ed imponendo finalmente una semplicissima carbon tax per tutte le filiere, incluso il nucleare di IV generazione più sicuro (fateci arrivare a farlo) e non servono neanche a quel punto gli incentivi . Tutto si aggiusta da solo.