Terremoto. Solo radon niente previsioni. Comuni a rischio sismico illusi

di Fedora Quattrocchi
Pubblicato il 11 Marzo 2012 - 09:26| Aggiornato il 26 Febbraio 2020 OLTRE 6 MESI FA

L’AQUILA – Sono trascorsi quasi tre anni dalla scossa sismica del 6 aprile 2009, che mise in ginocchio la città dell’Aquila e una parte di Abruzzo.

In questi tre anni la ricerca italiana sismo-geochimica, al primo posto quella dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, l’ INGV, si è sempre di più fortemente proiettata sulla comprensione del “processo di preparazione del terremoto”. C’è stata anche, al proposito, una recente proposta “premiale” al MIUR dello stesso INGV. Essa è del tutto coerente con la trascorsa attività di stampa divulgativa con interviste in proposito, su quale sia il corretto approccio allo studio della preparazione di eventi sismici (La Stampa del 6/4/2009, Unità del 07/04/2009, Radio 1 del 10/04/2009 riportata all’estero su Global Post, Superquark del maggio 2009, Cosmo Rai RAI 3 del 27 marzo 2011).

Sul fronte opposto esiste però anche una corrente di parere opposto, o forse è meglio dire una contrapposta certezza, il cui frutto sono la costruzione e la vendita, anche a caro prezzo, di strumenti mono-parametrici che misurano solo radon con l’obiettivo di “prevedere” i terremoti.

Ne potrebbe derivare il rischio di depauperare, anche in maniera significativa, le casse di tanti Comuni, situati in zone sismiche, che procedano a tali acquisti per costituire delle mini-reti di monitoraggio mono-parametriche, che misurino soltanto radon.

Sul piano scientifico, c’è anche un altro rischio, che stazioni mono-parametriche di questo tipo siano acquistate non tanto per misurare l’interessante radionuclide nelle acque di sottosuolo o nei primi strati del suolo, ma addirittura semplicemente per misurarlo in aria, dentro locali chiusi in superficie (misure indoor, che solitamente vengono invece svolte, dello stesso INGV, in zone di faglia e/o vulcaniche per avvisare le USL del rischio da radon-indoor, es. Comune di Ciampino-Roma).

Invece sarebbe necessario conoscere prima il sistema naturale (acque, suoli e tutto il blocco crostale nella sua interezza, incluse le faglie) prima di fare qualsiasi altra misura moni-parametrica in aria-indoor. Si deve escludere infatti che si possano utilizzare segnali indoor in modo corretto ai fini di conoscere un sistema di sottosuolo, come una zona di faglia, perché questo non è, in realtà, un corretto approccio scientifico.

Purtroppo accade che spesso le parole degli addetti ai lavori che operano sul campo vengano travisate o mal riportate. Invece è opportuno anzi necessario ribadire che ” nè uno sciame sismico nè un picco co-sismico di un singolo segnale geochimico, quale il radon, sono una chiara indicazione del fatto che seguirà un evento sismico di magnitudo 6 o superiore”.

Per un corretto approccio scientifico ed anche operativo, si deve cercare, in primo luogo, ragionevolmente, la comprensione del “processo di preparazione del terremoto”. Purtroppo invece, nel passato, molti si sono concentrati solo o quasi sullo studio dei ” segnali anomali isolati” senza approfondire la conoscenza del contesto. Altresì è importante studiare la complessità dei sistemi di faglia attivi, uno per uno e tutti diversi, come INGV ha ben informato la Protezione Civile di Gabrielli.