Festival di Sanremo. Cesare Lanza: ma Gabriel Garko allora..

di Cesare Lanza
Pubblicato il 11 Febbraio 2016 - 19:42 OLTRE 6 MESI FA
Festival di Sanremo. Cesare Lanza: ma Gabriel Garko allora..

Festival di Sanremo. Cesare Lanza scopre Gabriel Garko

ROMA – Cesare Lanza conosce bene il Festival di Sanremo, essendo stato fra i suoi autori in passate edizioni. Questo è il suo diario.

1/ L’EMOZIONE DI BOSSO “Importanza di perdersi per imparare a seguire, perdere i pregiudizi, le paure, il dolore ci avvicina e ci fa seguire… La musica come la vita si può fare solo in un modo, insieme”. (Ezio Bosso, ieri sera al Festival di Sanremo) ATTUALIZZANDO… IL FESTIVAL DI SANREMO.

2/ VOGLIA E DISGUSTO DI VIVERE Ci sono momenti, (non solo) nei programmi televisivi, che ti fanno venire disgusto verso la vita. Il Festival di Sanremo è certamente tra questi. Ma ci sono altri momenti in cui succede qualcosa di speciale e di vero, qualcosa di emozionante, in cui sei obbligato a riflettere sulla voglia di vivere, legando alla vita l’indispensabilità dei sentimenti.

Al Festival ieri abbiamo avuto uno di questi momenti e, per me e per questo motivo, l’edizione di quest’anno resterà nel cuore e nella memoria: la partecipazione di Ezio Bosso, pianista e direttore di orchestra, con un’intervista e una breve esibizione. Bosso è limitato da un handicap. Ma le sue parole e la sua esibizione al pianoforte mi hanno portato a piangere perché erano un inno alla vita nonostante, una irruente, commovente espressione di desiderio di vita, di comunicazione, di energia, di poesia. Non vi annoierò per l’ennesima volta, ripetendovi che se c’è uno che pensa che la vita sia priva di senso, quello sono io. E tuttavia mi sono commosso fino alle lacrime, vedendo un uomo che il senso lo ha trovato e sa trasmetterlo.

La televisione quasi sempre è fuffa, spazzatura alla ricerca miserabile degli ascolti (e il cielo mi perdoni quanto abbia fatto per contribuirvi anch’io, negli anni in cui ci ho lavorato). Ma per fortuna ci sono anche momenti struggenti, importanti, come quelli di ieri.

3/ UNA PAROLA DI COMPRENSIONE PER GARKO Quasi tutti menano di brutto, quando si occupano di Gabriel Garko. Sarà per la mia vocazione temperamentale a schierarmi controcorrente, ma per questo fusto (erede moderno e in chiave sessuale diversa dai mitici Maurizio Arena e Renato Salvatori), scrivo una parola di apprezzamento e comprensione. Non mi è simpatico Garko: legnoso, e mal diretto, come protagonista di tante fiction di successo – a proposito di fuffa e spazzatura in tivu.

Mi aspettavo, strombazzato com’era negli annunci ossessivi alla vigilia del Festival, un tipaccio rigido e superbo in scena. Invece, no. Certo: sembra spaesato, traballa come se non riuscissea mantenere l’equilibrio, si è lamentato (come ho scritto ieri) in modo ridicolo di ridicoli malesseri. E ditegliene pure di tutti i colori. Ma che cosa lo salva e rende spiritosa la sua presenza, peraltro marginale (ed è un errore)?

L’inattesa auto-ironia, l’approccio umile, sorridente; il meglio si è visto durante l’intervista a due voci con Nino Frassica, sempre bravo. Non so quanto sia merito degli autori, ma nei tre giorni festivalieri che restano consiglierei di dargli maggior spazio e di spingerlo maggiormente, con qualche opportuna battuta, verso questa nuova identità.