Andora, treno sospeso nuova Costa Concordia? No, Cassandra Crossing ligure

di Franco Manzitti
Pubblicato il 24 Gennaio 2014 - 09:00 OLTRE 6 MESI FA

La Costa Concordia, con il drammatico tentativo di recuperare i corpi delle vittime rimaste dentro al relitto e con le sequenze del processo al comandante Schettino, diventato il simbolo capovolto dell’arte marinara italiana, della vigliaccheria e della insipienza, è rimasta sulla scena ed ancora c’è per mesi e mesi, inchiodata alle responsabilità di quel comandante e all’immensita della scena incancellabile di una nave che oscura l’orizzonte magico dell’arcipelago toscano. Innaturalmente semirovesciata sugli scogli, invece di profilòarsi all’orizzonte o di viaggiare maestosa sul mare blù.

Quanto resterà sulla scena il Cassandra Crossing della Riviera ligure? A Sanremo, che è la seconda stazione ferroviaria importante verso il confine, dopo quella di Imperia, dove da venerdì 17 non arrivano e non partono più treni, si strappano le vesti, calcolando i danni dell’isolamento. E urlano ancora di più, perchè tra poche setimane, nella mitica città dei Fiori, va in onda il Festival della Canzone, l’Evento degli eventi. Sanremo vive in quei giorni la sua stagionee ruggente, gli alberghi rimasti si riempiono, la città e le sue presunte bellezze si animano, dal teatro Ariston al mitico Casinò vengono spolverati, con una tradizione che affonda negli anni Cinquanta. Certamente gli ospiti, i cantanti, le supersar italiane e internazionali, a partire dal superpresentatore, Fabio Fazio (che è savonese) e dalla sua spalla, l’attrice Luciana Littizzetto e l’immane codazzo di discografici, il circo intero della musica, non hanno bisogno del treno per arrivare sul loro palcoscenico. Ma l’isolamento che il taglio della linea produce peserà anche sulla manifestazione.

Si susseguono vertici e riunioni sul binario maledetto, a Genova in Regione e a Roma, dove il ministro delle Infrastrutture, Maurizio Lupi e l’amministratore delegato di Rfi, Mauro Moretti, hanno preso in pugno un’emergenza che fa impallidire ogni sforzo italiano per tenere il passo dell’Alta velocità ferroviaria.

A che servono le Frecce Rosse che collegano i nodi italiani da Nord a Sud se in Liguria c’è il buco nero di un binario unico, roba da vecchio Far West? Una vera vergogna di fronte all’Europa e ai suoi corridoi ferroviari. Gli svizzeri di fronte alle nostre lentezze ci vogliono finanziare le tratte in ritardo. I francesi ora ci manderanno al diavolo: chi arriva da Nizza deve tornare indietro.

I tempi di recupero e di ripristino della linea si allungano ogni giorno e sono oramai fissati in almeno due mesi. I sindaci del territorio, come il giovane Mauro Zoccarato di Sanremo, che è il più toccato dal trancio della linea, levano alte grida, perchè vedono profilarsi non solo il danno immediato, ma la prospettiva di un disagio diffuso per le popolazioni della costa, che non potranno più pendolare.

E gli studenti, che hanno la loro scuola a Imperia o a Sanremo e abitano “dall’altra parte” della frana, come faranno? E i flussi turistici che arrivano dal Nord Ovest, i treni da Torino e Milano, bacino storico della Riviera Ligure di Ponente?

I treni merci che correvano lungo la linea, alleviando un po’ il traffico autostradale, dovranno fare il giro largo, passando per i valichi alpini, ma quale sarà la ricaduta economica, il costo di queste deviazioni?

I sette vagoni restano per ora sui binari, in attesa che l’operazione recupero parta, ma non esiste ancora un piano strategico e non si sa chi si incaricherà di mettere le mani sulla frana e chi rimuoverà il terrazzo sospeso come un vaso di fiori già rotto sul balcone, pronto a scivolare da basso. La vulnerabilità della linea e le responsabilità di chi ha lasciato le cose a quel punto sono di una evidenza quasi choccante. Il procuratore capo di Savona, Gianantonio Granero, uno dei magistrati che nel 1983 fece esplodere una delle prime Tangentopoli italiane, arrestando l’alllora presidente della Regione liguria Alberto Teardo, socialista, ha sorvolato la frana con un elicottero e poi ha emesso quella che è già una sentenza: “Ho visto la frana dall’alto e l’impressione è che si tratti più dell’opera dell’uomo che del fato.”

Un piano intero del palazzo comunale di Andora è stato sequestrato dall’autorità giudiziaria, che voleva scoprire che ha concesso i permessi di costruzione delle villette sulla collina della vergogna ferroviaria. Si tratta di operazioni immobiliari anni Settanta, ma il terrazzo che incombe è più recente. E il fronte della frana è di 300 metri. E le ferrovie si sono già rifiutate di rimuovere il treno, perchè il terreno della frana non è ferroviario. Chi mette, dunque, in sicurezza la frana?

I privati, proprietari delle villette, che quel venerdì 17 non erano, per fortuna loro, a casa? Ci vorrebbero anni. E quanti costoni di collina ligure, savonese e imperiese, sono nelle stesse condizioni, lungo il percorso scandalosamente a binario unico dei 19 chilometri tra Andora e san Lorenzo al Mare?

La Costa Concordia nei primi giorni dopo la sciagura preoccupava i soccorritori perchè non si sapeva se la sua stabilità di relitto “inchinato” si sarebbe interrotta, sprofondanddo il suo immane scafo tutto in mare e occludendo per sempre il Giglio. Il “relitto” dell’Intercity 660 pende allo stesso modo, ma bisogna toccarlo al più presto perchè la Liguria, un pezzo di Liguria, rischia di soffocare.