Elezioni a Genova: la Vincenzi contro la Pinotti. Duello delle 2 zarine

di Franco Manzitti
Pubblicato il 14 Dicembre 2011 - 13:06 OLTRE 6 MESI FA

Marta Vincenzi (Foto LaPresse)

GENOVA – Quaranta giorni dopo il disastro dell’alluvione mortale di Genova, la signora sindaco del Pd, Marta Vincenzi, riemerge dai gorghi limacciosi dei fiumi straripati e assassini e annuncia che correrà alle Primarie per decidere quale sarà il prossimo sindaco di Genova, dopo di lei che sta consumando gli ultimi giorni del primo mandato. Sembrava travolta dall’acqua straripata dai soliti torrenti “cattivi” il Bisagno e il Ferreggiano che ritmicamente, insieme agli altri 34 rii genovesi dai nomi dolci e innocui e anche sconosciuti, fino a quando le bombe d’acqua non li trasformano in killer e invece: sorpresa!

Marta o meglio, SuperMarta come la chiamavano fino agli ultimi disastri, riemerge dalle acque (sporche) e anche dalle polemiche che ben prima del disastro alluvionale del 4 novembre scorso (sei morti, tutte donne e bambini travolti mentre andavano o tornavano dalle scuole che la sindaco non aveva voluto chiudere, malgrado gli Allerta della Protezione Civile) l’avevano quasi stoppata.

Era stata costretta, la Vincenzi, a affrontare le Primarie, mai imposte a un sindaco del Pd uscente, per la sfiducia pelosa del partito e dei suoi giovani dirigenti nei confronti di questa virago di 64 anni, già assessore comunale, eurodeputata,presidente della Provincia, ex preside di scuola, erede della tradizione dura e pura del vecchio Pci, dal carattere irruente e solitario, populista e assemblearista, accusata di aver molto parlato e poco realizzato.

Digrignando i denti aveva accettato di mettersi in lizza nella selezione di partito e di coalizione, ignara forse del fatto che a schierarsi subito contro di lei si sarebbero esposta la senatrice Roberta Pinotti, cattolica, al secondo mandato parlamentare, già segretaria dei Ds, cinquantenne con molta visibilità in Tv (ospite frequente di Porta a Porta), dalla fisicità prorompente, maratoneta e sua ex delfina, divisa ora da una concorrenza irriducibile dentro al Pd e su tutti gli scenari genovesi possibili, da quelli della politica pura alle lobbyes economiche e agli accosti clericali( Vincenzi è atea marxista, Pinotti è una ex scout che occhieggia a monsignor Angelo Bagnasco).

Due zarine insomma contro: la sindaco alta, sposata con un ex dirigente Italimpianti, Bruno Marchese, ingegnere che è la sua ombra o eminenza grigia e la senatrice, bionda un giorno, rossiccia l’altro, molto diplomatica con una passione per gli alti gradi dell’esercito, essendo stata presidente(prima donna) della Commissione Difesa della Camera. Ma non correranno da sole in questa sfida delle Primarie genovesi, che quest’anno sembrano una specie di sfida all’Ok korral femminile, con qualche incomodo non da poco.

Correrà anche un discendente di Andrea Doria uno dei genovesi più importanti della Storia, Marco Doria, professore di Economia, figlio di Giorgio Doria scomparso da dieci anni, detto il marchese rosso per il suo amore Pci, già vicesindaco, uomo colto e raffinato. Doria è stato lanciato da un comitato molto sofisticato di intellettuali, sindacalisti e professionisti bordel line tra vecchio Pci, Sel ed anche ambienti borghesi e imprenditoriali. Mica si tratta di una famiglia qualsiasi: a Genova i Doria sono ancora un marchio, per quanto diviso da storici conflitti dinastici e famigliari con il ramo Doria Pamphily, quello del fantasmagorico Palazzo romano oltre che del Palazzo del Principe a Genova, in faccia al porto con il famoso giardino.

Doria potrebbe e forse vorrebbe essere il Pisapia genovese, capace di mettere in ginocchio le due signore zarine del Pd, approfittando del rovinoso scontro all’interno del partito di Bersani e Franceschini.

I leader nazionali hanno cercato di mettere una pezza allo strappo genovese, dove lo scontro tra i giovani segretari regionali e provinciali Lorenzo Basso e Victor Razeto e la signora sindaco aveva raggiunto toni da osteria, ma non ci sono riusciti. La candidatura “primaria” della senatrice Pinotti ha scavato un buco in mezzo al Pd, prima che vi si riversasse l’alluvione che sembrava aver inghiottito anche la Vincenzi, attaccata, contestata, perfino depressa dopo i giorni del diluvio.