Europa, ritrova le tue radici cristiane; il card. Bagnasco: filo Atene, Gerusalemme, Roma, e la Russia è europea

di Franco Manzitti
Pubblicato il 11 Aprile 2021 - 07:59 OLTRE 6 MESI FA
Europa, ritrova le tue radici cristiane; il card. Bagnasco: filo Atene, Gerusalemme, Roma, e la Russia è europea

Europa, ritrova le tue radici cristiane; il card. Bagnasco: filo Atene, Gerusalemme, Roma, e la Russia è europea

Europa senza più radici, dai valori cristiani alla tecnologia e economia dominanti. Conversazione con il cardinale Angelo Bagnasco, cardinale, già arcivescovo di Genova e capo dei vescovi europei. i punti principali. Europa lontana dal sogno dei fondatori. Atene Gerusalemme Roma le radici. La Russia è Europa. Genova deve chiedere al governo c0n più forza.

Sul tetto di Genova, nella sobria dimora di cardinale emerito della sua città Superba, Angelo Bagnasco parla a lungo nello stato di sospensione di una primavera pandemica. Piena di luci e colori. Ma anche di dolori e sofferenze, là, sotto la altura del Righi.

Di fianco al grande Seminario, vuoto di preti, con il porto disteso lungo la costa che si perde nel blu della Liguria.

Ha lasciato le insegne di arcivescovo di Genova dalla scorsa estate. Ma ha ancora, fino a tutto il 2021, quelle di presidente della Conferenza Episcopale Europea, CCEE. Che riunisce 39 paesi, 33 congregazioni di vescovi con i loro presidenti, 45 membri cooptati, in questa super assise. Che sta per compiere in settembre i 50 anni, in una grande riunione plenaria con il papa Francesco, a Roma. E con i rappresentanti di tutte le Conferenze mondiali, i vescovi sudamericani, quelli nordamericani, gli asiatici, gli africani , quelli in arrivo dalla Oceania.

Un consesso planetario senza precedenti di pastori di uomini, in un momento tanto grave.

E a capo dell’Europa c’è questo sacerdote genovese, oggi 78 anni, nato a Pontevico, ma cresciuto nei caruggi genovesi, che spalanca un po’ gli occhi ricordando il suo percorso.

“Sono meravigliato del progressivo allargamento dei miei orizzonti, dai giochi con gli altri bambini nei vicoli di Genova. Le grette [i tappi delle bottigliette di gassosa, aranciata e birra], guardie e ladri, il Giro d’Italia, disegnato sull’asfalto. Ai grandi orizzonti europei, un continuo crescere di visioni e di responsabilità.”

Qui nel suo retiro genovese, che, però, lascia spesso per i viaggi nel cuore dell’Europa, per la prima volta Bagnasco ripercorre quella sua carriera ancora viva, pulsante nelle emergenze della sua Chiesa. Ma soprattutto dell’Europa che è lo scenario nel quale i suoi passi si muovono ancora con attenzione e con apprensione.

Bagnasco fu il primo a denunciare le minacce per l’Europa

Anni fa era stato il primo, questo cardinale genovese per dieci anni presidente della Cei, la Conferenza dei vescovi italiani, vera cerniera tra il Vaticano e lo Stato italiano, a denunciare il rischio che l’Europa perdesse le sue radici cristiane. E che, quindi, rischiasse molto.

Era in pericolo non solo la Chiesa, aggredita dalla secolarizzazione, dalla laicizzazione spinta, dalla carenza di vocazioni, dalle aggressioni violente dell’estremismo islamico.

Ma era minacciata anche l’Europa, la sua costruzione, le sue basi gettate dai “padri fondatori”, che avevano tracciato una strada precisa. Mettendo al centro comuni valori politici, ma anche etici e morali .

“Ora siamo in discesa nella difesa dei valori europei “, dice con amarezza Bagnasco. Ricordando anche la preoccupazione del papa Francesco, che recentemente ha ammonito: “

Le colpe in Europa di Giscard e Mitterrand

Stringe gli occhi dietro le lenti sottili il cardinale nel sottolineare questo verbo “rifondare”

“C’è un pregiudizio di fondo”, spiega il cardinale, citando anche chi ha voluto cambiare la logica su cui poggiava l’Unione Europea di quegli indimenticabili “padri fondatori”.

“Sono stati Giscard d’Estaing e poi Mitterrand a imporre una visione più economica che etica dell’Europa unita. Hanno voluto fondare quella pluralità di Stati sulla moneta. E’ una visione miope, che risponde a una parola d’ordine ideologica”, scuote la testa Bagnasco.

E questa nuova visione ha, in qualche modo, costruito come un moloch indistruttibile, un colosso blindato che non si riesce a attaccare.

“ Sono stato molte volte a Bruxelles – racconta – ma non si vuole cambiare quella logica. Eppure il tessuto europeo è ancora fecondo, ricco, unico nel Pianeta….In nessuna parte del mondo c’è una così alta complessità antropologica come in Europa…..”

Viene da chiedere al card. Bagnasco se neppure la tragedia, appunto planetaria, della pandemia abbia scosso questa visione economico-centrica dell’Unione. Almeno sotto il profilo degli aiuti organizzati unitariamente con il Recovery Fund.

“Qualche sussulto in ritardo, ma c’è stato……”, è la risposta che gronda delusione.

La delusione di Bagnasco per Brexit dall’Europa

E cosa è successo dopo la Brexit? Bagnasco non nasconde lo sconcerto. “Mi aspettavo una rivoluzione e, invece, dal resto dell’Europa non c’è stato neppure lo spostamento di un millimetro. L’unica reazione è stata una minaccia indeterminata: “La pagherete!!!”.  Con una punta di delusione ironica il cardinale ricorda i suoi colloqui con i vescovi inglesi, anche loro insensibili allo strappo: “ Sono inglesi…”

Poi c’è l’asse franco tedesco, che non è più accettabile perché non si può pretendere che gli altri Stati facciano sempre un atto di sottomissione. Secondo il presidente dei vescovi europei manca una vera leadership europea, al posto della quale si continuano a imporre anche in modo stucchevole la grandeur francese e il peso della Germania.

Le verità ultime di Platone alla base dell’Europa

Allora bisogna tornare alle “verità ultime”, come insegnava Platone nella “Repubblica”, suggerisce il cardinale, per evitare l’implosione della costruzione Europea. Insomma, bisognerebbe trovare il fondamento di un cammino europeo, unitario, rispettoso di una condivisione.

Certo il rischio di uno svuotamento delle radici cristiane è forte in questo clima da moloch economico inattaccabile.

Vengono in mente le grandi capitali del Continente, senza più una chiesa aperta al pubblico. Come Stoccolma che ha il non invidiabile primato di una chiusura totale al culto. O quelle altre grandi città europee, come Parigi. Che hanno il problema urbanistico di “sistemare” le chiese sconsacrate. Ora indirizzate alle più diverse destinazioni, anche distanti dalla loro storia.

Bagnasco cita gli studi di medici, filosofi, in prevalenza americani, che hanno già ipotizzato una “società senza religione”. E ricorda la teoria della “finestra di Overton”. Quel sociologo americano che aveva ipotizzato un percorso a tappe per convincere le masse. Attraverso passaggi dall’impensabile, al possibile e quindi all’accettato.

Un caso di cannibalismo

L’esempio simbolo di questo processo di manipolazione è quello estremo del cannibalismo. Che diventa un evento in qualche modo giustificato, come è accaduto nella vicenda tragica di quell’aereo caduto sulle Ande. Con a bordo una squadra di giocatori di rugby, alcuni dei quali sopravvissero cibandosi del corpo dei compagni periti nella caduta dell’aereo.

La conclusione allarmante è che “oggi non sono più necessari sistemi totalitari di destra o di sinistra per dominare le masse“.

In Occidente ci sono nuovi metodi per ottenere questi scopi. Sono senza violenza e usano la leva della “libertà individuale assoluta”. Concedendo questa, si crea come una ubriacatura quasi folle, la sensazione di essere completamente liberi. Questo anche grazie a un fiancheggiamento massiccio e totale dei media, dei mezzi di comunicazione che allargano e ripetono,

Ma qual è l’effetto proiettato più generalmente nella società?

Una società di isolati

“ L’isolamento, la sensazione di essere come rinchiusi in se stessi in questo delirio di libertà. Nasce così proprio una società di isolati.”

La preoccupazione espressa dal cardinale Bagnasco è che per vincere questa battaglia della conquista di una libertà individuale assoluta e totale siano abbattute le difese. Che sono prima di tutto la religione con la sue regole, la famiglia con la sua struttura.

“ E in particolare – spiega Bagnasco – la Chiesa Cattolica.”

Si torna così all’Europa da rifondare su quei valori etici che potrebbero contenere una “espansione” tanto forte delle spinte individuali di libertà fine a se stessa. Disgregatrici di una tensione morale utile a tutti i popoli.

Bagnasco lo ripete: “Manca una vera leadership che guidi tutti i popoli. E quando dico tutti penso che ci dovrebbe essere anche la Russia. Perché la Russia è Europa e non si può rifondare senza includerla, ricordando le sue radici culturali, politiche”.

Il contributo dei russi

Il cardinale fa un esempio per dimostrare la forza di quella tradizione, della quale una nuova Europa non potrebbe, a suo avviso, fare a meno. “Un mio antico allievo che lavora da missionario in Centro Africa, in un situazione di grande emergenza, di lotte terribili tra etnie e popoli, mi ha raccontato. Da quando sono arrivati i russi la situazione è migliorata: hanno portato più ordine, meno morte e distruzione.”

Insomma la radice cristiana rientra nelle “verità ultime” alle quali bisogna ricorrere per trovare un alveo comune come, appunto, insegnava Platone nella sua Repubblica.

“Le radici sono cristiane – insiste Bagnasco, tornando alle origini della civiltà. – Atene, Roma, Gerusalemme, ecco da questo veniamo, ma la radice è cristiana. La dignità dell’uomo non si deve al Rinascimento, come sostengono molti storici, ma al cristianesimo, quindi ai secoli precedenti….”

E così il ragionamento del cardinale europeo sembra combaciare con le recenti revisioni storiche che rivalutano il Medioevo, i secoli bui…”

Già, ma oggi che la scristianizzazione sembra avanzare inesorabilmente in quelle società individualiste, consumiste, secolarizzate, cosa può fare la Chiesa di quelle radici rivalutate solo in teoria?

Ho visto rifiorire il deserto a Nassiriya

“Ho visto rifiorire il deserto a Nassiriya”, ricorda con un sorriso Bagnasco. Rievocando la sua esperienza di Ordinario Militare, che lo portò 11 volte a Bagdad e tante altre volte in Afghanistan, vicino ai soldati italiani. “La speranza non muore”.

“Bisogna sapersi far ascoltare con il grimaldello della libertà e con quello della parola. Gesù ripeteva spesso le sue parole ed è rimasto alla fine solo, perfino i discepoli non lo ascoltavano. Non bisogna smettere di cercare un risveglio delle coscienze.”

Ma più in pratica dove sono questi fiori nel deserto?

“In questa Europa sofferente vedo anche gruppi di giovani che cercano una parola diversa…”

Bisognerebbe allontanarsi dai principi che reggono questa Europa occidentale, nella quale in crisi non è l’Occidente, ma piuttosto l’Occidentalismo. essenza e ideologia di un mondo autoreferenziale, che conta solo sull’indefinito avanzamento della propria potenza economica, politica e anche militare.

Quell’Occidente, che come ricordava Bagnasco era sorto dalla simbiosi tra Atene, Roma e Gerusalemme, unito nella transizione umanistico-razionalista e dalla tradizione religiosa. Ora è in crisi. La rottura di questa unità ha innalzato una tradizione contro l’altra. La crisi dell’Occidente coincide così con la decadenza di un antropocentrismo, che appunta diventa “occidentalismo”.

La corruzione dell’assenza di limiti che dilaga in Europa

Si capisce, allora, che ci si potrebbe salvare da quella tradizione corrotta dalla certezza di non trovare più limiti. E dalla sicurezza di essere diventati autosufficienti.

Bagnasco in fondo mette bene in chiaro i rischi di questo “occidentalismo” con tutti i suoi ragionamenti “europei”. Snudando le difficoltà della sua Chiesa, che aveva quelle radici “grandi” di autolimitazione.

Basta pensare al potere dei Parlamenti come limite all’autorità del re. O allo stato di diritto, nel quale è l’autorità a essere stata sottomessa alla legge, non il contrario.

Oggi che il potere “occidentalista” nega le limitazioni, anche la Chiesa cattolica. E ancor prima ogni religione, rischiano di essere schiacciati.

Per questo cardinale emerito e ancora in piena azione nei grandi confini dell’Europa lo sguardo più affettuoso è quello che rivolge alla sua città. E il suo ragionamento si può stringere a quella Genova dei suoi caruggi cari nell’infanzia, del suo ministero di prete, curato, professore in seminario. E poi, infine, di arcivescovo e cardinale. Forse l’ultimo cardinale genovese, ora che il papa Francesco orienta altrove le scelte del Sacro Collegio.

Resta per il cardinale emerito dell’archidiocesi di Genova, oggi retta dal vescovo-francescano, Marco Tasca, la sua città. Da lui accompagnata come pastore per 14 anni, dei quali 10 anche come presidente della Cei.

L’orgoglio ritrovato di Genova

Restano gli ultimi due anni così drammatici, prima la caduta del Ponte Morandi, la tragedia della città spezzata, poi la pandemia che dura ancora.

“Genova ha ritrovato il suo orgoglio nelle difficoltà, un valore che non riscontravo da tanto tempo. -spiega. Ma ora bisogna che il frutto di quella tragedia non sia vanificato a nessun livello. Genova deve chiedere con forza, coraggio e non con lamentele, ma con progetti.”

Insomma bisogna saper bussare con forza a Roma, al Governo, ma anche con idee precise. Il cardinale guarda la sua città un po’ da fuori. Dopo averla percorsa così a fondo nelle sue difficoltà, ma anche nelle sue prerogative. Ha anche una osservazione molto incisiva: “Vedo troppa euforia per il potere della tecnologia. Invece ci vorrebbe maggiore attenzione per i giovani, che sono fuori da quei processi, che non sanno dove cercare un futuro. Temo che dietro quella euforia tecnologica ci sia spesso una incapacità e ci si dimentichi della formazione necessaria.”

Un messaggio chiaro, che si salda a quello per salvare l’Europa dalla visione economico-centrica e occidentalista. Prima della tecnica e della tecnologia c’è sempre l’uomo con i suoi valori.