Genoa nella tempesta: lo scandalo del derby truccato e le maglie strappate

di Franco Manzitti
Pubblicato il 20 Luglio 2012 - 13:23| Aggiornato il 23 Luglio 2012 OLTRE 6 MESI FA
(foto LaPresse)

GENOVA – No il derby no. Quella partita, malamente definita stracittadina, a Genova vale come tre campionati messi insieme. Chi lo vince tra i zeneises del Genoa Criket and Football Club, squadra più vecchia d’Italia e la Sampdoria, può spadroneggiare in città a prescindere da tutto il resto. Quindi un’inchiesta giudiziaria penale che rimbalza dalla Procura di Cremona, giudice Guido Salvini a quella di Genova, giudice Biagio Mazzeo, per mettere in croce un derby, l’ultimo giocato a Genova, nella tarda primavera del 2011, finito due a uno per il Genoa, diventa uno sfregio alla storia, alla rivalità cittadina, all’onore delle due società, alla mobilitazione dei tifosi che “vivono” quel derby sempre. O perchè lo preparano, o perchè lo giocano o perchè lo aspettano come un giudizio di Dio, quando le due squadre non lo disputano perchè militano in serie differenti del campionato di calcio.

Eppure il derby sì. E’ entrato nella centrifuga di una maxiinchiesta giudiziaria che non riguarda solo una presunta combine tra i giocatori delle due società, ma anche altri aspetti delle ultime clamorose vicende genoane: un assedio ai giocatori rossoblù negli spogliatoi del campo di allenamento di Pegli, con sospetto di vero sequestro di persona per “punirli” dopo una rovinosa sconfitta per 6-1 contro il Napoli, da parte degli ultras e il tragico episodio della squadra che si è spogliata delle maglie davanti al pubblico, perchè se no quegli stessi ultrà avrebbero bloccato la partita contro il Siena nella quale il Genova perdeva già ignominiosamente per 4-0 davanti al suo pubblico.

E la squadra sarebbe finita dritta in B con il campo squalificato e la penalizzazione.

E’ un ciclone che spazza l’irreale estate genoana ed anche un po quella più ottimistica della Sampdoria, neopromossa in serie A, lanciata nella campagna acquisti mentre il Genoa assiste ai passi indietro del suo funambolico presidente Enrico Preziosi, disamorato, scazzato, furibondo, pronto a lasciare oggi la guida della società e domani, forse, anche la proprietà che detiene da oramai quasi dieci anni.
Ciclone giudiziario nel quale si focalizzano reati di “frode sportiva”, che rimbalzano tra Cremona, dove è incominciato tutto nel filone del calcio scommesse, dove, viste le carte di quel derby Genoa- Sampdora del 2011, che condannò, tra l’altro, il Doria alla B, il giudice Salvini esclamò: “Cose inaudite nel calcio.”

Le cose inaudite sarebbero l’accordo tra due gruppi di giocatori di una e dell’altra squadra, che, in vista dello stramatch si videro a pranzo per combinare un risultato che “salvasse” la Samp.
Una bestemmia, un sacrilegio che avrebbero consumato a tavola giocatori che a Genova non ci sono più, trasferiti o fuggiti perchè messi nel mirino dai tifosi, tra i quali Oscar Milanetto, uno dei simboli genoani dell’era Preziosi con l’allenatore Gasperini, Mimmo Criscito, il terzino che Prandelli, per questo scandalo, non ha portato agli Europei e che ora gioca nello Zenit San Pietroburgo, Beppe Sculli, ex Lazio, ex Genoa, oggi nel vuoto, il giocatore che trattava con gli ultras, attaccato alla griglia dello stadio di Marassi nella fatidica partita delle “magliette strappate” e l’elegante ex fiorentino Dainelli, e, perfino – ma nessuno ci crede – Rodrigo Palacio, l’argentino dal piede fatato che l’anno scorso ha segnato 19 gol, che ha salvato il Genoa e che ora giocherà nell’Inter di Stramaccioni.

Costoro “combinisti” per il Genoa di una partita che poi come finì? Clamorosamente con la vittoria rossoblù, perchè in pieno recupero con le squadre sull’uno a uno, con i tifosi genoani che fischiavano un palese disimpegno dei propri giocatori, un lancio preciso verso l’area del famigerato Milanetto raggiungeva al limite dell’area il carneade Mauro Boselli, un altro argentino che aveva giocato pochi minuti in tutto il campionato, il quale si girava su se stesso e con un tiro di precisione chirurgica piazzava il pallone nell’angolo basso destro della porta sampdoriana, facendo un esplodere un vulcano non solo di gioia rossoblù. Derby al Genoa, Samp dritta in B, silenziatore ai tifosi malpensanti che subito in campo furono perfino insultati dai giocatore Milanetto, stupore generale e, ora, un anno e tre mesi dopo inchiesta “per fatti mai visti”.

Fu tanta la sorpresa che quell’estate la maglietta più comprata a Genova dai genoani fu quella che raffigurava questa spiritosa e autoironica scritta: “Ma Boselli non lo sapeva”. Come per sottolineare che il giovane argentino, che resterà nella storia dei derby per quello e per null’altro, oggi scomparso calcisticamente nel subcontinente sudamericano, non era stato informato dai presunti “combinisti”: non bisognava più segnare. La partita era finita, la Samp se la sarebbe cavata, che andavi cercando Boselli?

I rumors per quel match che fu salutato dalle tribune come la più inattesa e clamorosa beffa da sbattere sul muso degli “odiati” cugini, stagnarono per un’estate tra gli sfottò della retrocessione sampdoriana e un nuovo Genoa che si sarebbe presentato al campionato successivo più forte che mai.
I fatti avrebbero dimostrato che non era così e quel campionato successivo avrebbe innescato episodi e inchieste, sul filo del codice penale e del violato diritto sportivo, tanto forti da far emergere dai gorghi delle probabili nefandezze sportive anche un derby che forse qualcuno voleva truccare per soldi e che poi non si sa se lo fu e, comunque, non andò come doveva andare.

Nel silenzio pressochè universale della parte sampdoriana è stato il Genoa ad alimentare con le sue drammatiche vicende l’inchiesta che avrebbe ghermito, attraverso le solite intercettazioni di un ultras rossoblù, Massimo Leopizzi, la storia del derby e della presunta combine con tanto di foto scattata all’esterno di un ristorante genovese, dove comparivano alcuni giocatori genoani e gli ultrà che avrebbero voluto sapere la verità su quel derby.
“Leggende metropolitane, chiacchiere da bar” – avrebbe minimizzato l’ultrà Leopizzi, che, casi delle vita,  si trova sempre in mezzo alle tempeste genoane – a minacciare il presidente Preziosi, a denunciare, a ritrattare, davanti ai giudici cremonesi.

I quali ci hanno pensato su e poi nei giorni scorso hanno trasmesso a Genova il dossier con alcune ipotesi di reato per frode sportiva a carico dei giocatori della presunta combine ed anche al presidente Preziosi. La Procura di Genova ora deve svolgere questa matassa e potrebbe anche archiviare l’ipotesi, anche perchè il groviglio delle ipotesi di reato è molto più spesso intorno al sequestro dei giocatori negli spogliatoi e intorno all’interruzione del match con il Siena, culminato con le maglie tolte dal petto dei giocatori e buttate sul prato, a confessare la propria indegnità. Un’immagine che sotterra l’onore rossoblù, conferma lo strapotere degli ultras capaci di ottenere questo in mezzo a uno stadio pieno e fa perfino esclamare ad un personaggio esterno al calcio come il premier Mario Monti: di fronte a episodi come questi e a scandali di questa portata il campionato dovrebbe essere sospeso per due anni, per riportare le cose al loro posto.

Ed ora povero Genoa, che si fa inguaiare anche dal derby? Preziosi, polemico e in fuga da tutto, meno che dal mercato, l’acqua nella quale nuota meglio, si è fatto sostituire nei ruoli dirigenziali da Pietro Lo Monaco, ex dg del Catania, un manager di ferro, un ciclone, sostenendo che la sua passione si è spenta davanti a quelle magliette buttate sul prato, che il grande amore suo e della sua famiglia per il Genoa si è spento, come il sole in quella famosa canzone di Celentano: “Si è spento il sole e chi l’ha spento sei tu.”

Tu chi? Gli ultras violenti e prevaricatori, i giocatori infedeli, gli allenatori deludenti come Malesani, il trainer dello scorso anno, incapace di far decollare una squadra che pure aveva giocatori forti e che Preziosi aveva rinforzato, acquistando a gennaio campioni come il bomber Alberto Gilardino e il mediano Biondini? Ora purtroppo per il Genoa la partita in mano ce l’ha la magistratura con questo bel fascicolo in tre puntate: il sequestro negli spogliatoi, l’assalto delle magliette e la combine del derby. “Ma quando è che ricominciamo a giocare a pallone sul serio?” – si chiedono i tifosi del Genoa –  (non quelli che si arrampicano sulle griglie).