Genoa-Sampdoria. Genova ribelle a strapotere tv e Lega ha piegato Sky

di Franco Manzitti
Pubblicato il 3 Febbraio 2014 - 12:13 OLTRE 6 MESI FA
Genoa-Sampdoria. Genova ribelle a strapotere tv e Lega ha piegato Sky

Genoa-Sampdoria dalla Gradinata Nord, quella dei tifosi del Genoa

GENOVA – È proprio vero che la rebeldia parte quasi sempre da Genova, da questa città che fu Repubblica indipendente e che ha sempre mal sopportato le imposizioni esterne, venissero dagli eserciti che calavano dalle colline nel suo cuore in faccia al mare, dentro al porto ombelicale. O attaccassero dal mare stesso, come quel tragico 8 febbraio 1941 del bombardamento navale inglese, che neppure si vedevano partire le cannonate dalla flotta albionica oltre l’orizzonte.

Le primogeniture di rivolte, ribellioni, rivoluzioni o semplicemente sbarramenti, anche molto più effimeri che in battaglia, in guerra o in scontro sociale, maturano spesso sotto la Lanterna di Genova, nella ex Superba. Come quella, di ribellione, che ha fatto spostare il derby di calcio tra il Genoa e la Sampdoria a lunedì sera ore 20,45, rimandandolo dall’orario che la Lega Calcio e Sky avevano messo a calendario per domenica 2 febbraio, nell’orario di pranzo ore 12,30 e scatenando così un caso che ancora fa fremere, tra pro e contro, tifosi, autorità calcistiche, televisive, istituzionali e grandi soloni del calcio, quelli, sopratutto, che pontificano dagli schermi televisivi, sversando il loro verbo catodico, verità assoluta e rinforzata dai dobloni del business calcio e del suo stratosferico indotto.

Un insulto, un affronto alla città fissare una partita “sacra” come il derby genovese nell’orario di pranzo, una delle novità che il “regime” televisivo, garantito dalla legge di Sky e dai copiosi diritti televisivi intascati dalle società ha imbandito da qualche campionato.

Era successo solo all’inizio di questo campionato che una stracittadina, cioè un match tra le squadre della stessa città, fosse fissato a quell’ora che non a tutti piace, ma che a Sky Tv interesa molto, perché spalma le sue emissioni verso mercati di altri Continenti che in quell’orario possono godersi il calcio italiano, vedi l’Estremo Oriente con indubbi effetti di marketing globale: Juventus-Torino dello scorso settembre. Partita giocata senza nessun problema, ma si sa che i piemontesi, bogia nen, sono molto meno riottosi dei genovesi e dei liguri….. E anche più vicini al potere del calcio, quello che un tempo il presidente del Genoa Enrico Preziosi combatteva all’arma bianca, chiamandola la Cupola, la Triade. Ma erano anni fa, e molta acqua è passta sotto i ponti e molti mercati del calcio si sono consumati……in un vortice di milioni e milioni….

E così all’annuncio dell’orario prandiale la tifoseria rossoblucerchiata si è sollevata, con una sola eccezione di una frangia sampdoriana, considerando l’orario uno sberleffo alla liturgia della partitissima. Il prefetto di Genova, arrivato da poco in città, non ha fatto obiezioni iniziali all’orario, ma poi di fronte alla sollevazione dei tifosi, tracimate addirittura in minaccia di disertare la partita e condite con violente scritte sui muri che promettevano un derby di sangue, ha incominciato a vacillare.

Tra un vertice e l’altro si sono aggiunte le dure prese di posizione delle istituzioni locali, il Comune di Genova, che ha segnalato la concomitanza del match prandiale con una grande Fiera popolare, la Fiera di Santa Agata che si svolge nello stesso quartiere dello Stadio e richiama decine di migliaia di persone ed anche l’assessore regionale allo Sport.

A quel punto la diga che difendeva l’orario approvato dalla Lega calcio era difesa solo da Maurizio Berretta, il direttore generale, irremovibile, come ovviamente Sky, sul fatto che uno spostamento dell’orario avrebbe minato il proprio altrettanto sacro palinsento del week end e lasciato orfane del match le popolazioni televisive cinesi, indiane, vietnamite e coreane, le quali non aspettavano altro, nel loro pomeriggio-sera domenicale, di veder sfrecciare sugli schermi tv le maglie rossoblucerchiate.

La trattativa è andata avanti per giorni, anche nello sconcerto delle società interessate alla partita, Genoa e Samp, che non sapevano quando sarebbero scese in campo e, quindi, come modulare la preparazione. Ma la rebeldia dei tifosi e della città non si è fermata davanti a nessun ragionamento della Lega e di Sky, quasi che la lotta contro quell’orario imposto dalla legge Tv diventasse l’argomento di una opposizione più frontale.

Dei tifosi stufi di subire i diktat televisivi e sempre contrari all’oligarchia calcistica, che governa i rapporti tra la Lega, le società, le televisioni sull’asse con le società più potenti e più vincenti, la Juve sopra tutti, ma anche il Milan, l’Inter e ora il Napoli e la Roma. Un po’ meno delle Istituzioni locali, preoccupate prevalentemente dall’incrocio tra tifosi in stato di guerriglia e i pacifici visitatori della Fiera di Santa Agata: decine di migliaia di persone a stretto contatto con in mezzo le forze di polizia, quelli che, invece, alla partita volevano andarci a dispetto delle decisioni degli Ultrà delle due tifoserie.

Il timore di scontri e tensioni troppo forti intorno allo stadio di Marassi, che sta in mezzo alla città, in riva al torrente Bisagno, quello delle alluvioni quasi annuali, ha determinato la decisione “per ragioni di ordine pubblico”, assunta dal prefetto-tentenna, scatenando la reazione durissima della Lega e sopratutto di Sky, che non ha risparmiato di sparare a zero dai suoi schermi contro la decisione, contro il ricatto degli ultrà tifosi e contro la resa delle istituzioni.

Alle 12,30 di domenica non ha giocato nessuno, il palinesto si è accontetato di una replica e la partita di Marassi, rinviata in un lunedì sera anonimo, andrà a scontrarsi sugli schermi con un big match di serie B e con un’altra partita di calcio inglese, rispetto alle quali i tifosi di Genoa e Samp e un più largo pubblico italiano hanno una scelta quasi obbligata.

Chi ha vinto, chi a perso in questa contesa, una delle prime che mette in luce in modo frontale il problema della dittatura televisiva, dei suoi orari rivoluzionari, per i quali tra un po’ vedremo le partite anche all’ora della prima colazione, spalmando di calcio tutta la domenica mentre gli stadi, quelli italiani, si svuotano sempre di più vittime del loro degrado ma anche della stessa dittatura televisiva?

Hanno perso tutti, nessuno ci ha guadagnato , probabilmente Genova, le sue squadre, la sua storia di calcio, non a caso incominciata proprio in riva al Bisagno nel 1893 con la fondazione del Genoa Cricket Football Club, si è messa per prima di traverso, magari episodicamente ed anche strumentalmente, a una evoluzione dello spettacolo calcistico così cambiato, così globalizzato.

Una battaglia di retroguardia o una rebeldia che può aggiungere un episodio alla storica jacquerie zeneise? Intanto domenica la Fiera di Sant’ Agata senza la concomitanza della partita all’ora di pranzo ha avuto un successo di pubblico, mentre la partita di luneì sera non promette il boom di spettatori auspicato. Meditate, tifosi, istituzioni e gente di televisione, meditate……