Genova, il mostro a 3 teste partorito dal M5S porterà alla vittoria della Destra?

di Franco Manzitti
Pubblicato il 13 Aprile 2017 - 06:38| Aggiornato il 14 Aprile 2017 OLTRE 6 MESI FA
Genova, il mostro a 3 teste partorito dal M5S porterà alla vittoria della Destra?

Genova, il mostro a 3 teste partorito dal M5S porterà alla vittoria della Destra? Nella foto: Marika Cassimatis durante la conferenza stampa indetta per spiegare perché “ricorrere al tribunale amministrativo regionale per chiedere la sospensiva del voto on line nazionale e il reintegro della nostra lista”, a Genova.28 marzo 2017.
ANSA/LUCA ZENNARO

Ma che città è mai questa Genova, dove l’indigeno Beppe Grillo, l’indimenticabile “Giuse” del quartiere di san Fruttuoso, cabarettista senza palanche di qualche decennio fa, riesce a spaccare per tre il suo Movimento, che cavalca verso le elezioni municipali più complicate della storia recente. Elezioni che potrebbero vedere il Centro Destra mettere un suo candidato sulla poltrona di sindaco, dopo mezzo secolo di prevalenza di sinistra?

E tutto questo a casa sua, Genova, “Zena”, per meglio dire sant ‘Ilario, la collina vip, dove Giuse abita e dove partorisce le sue decisioni e dove esce notte tempo portando a passeggio il cane e attacca bottoni senza fine ai passanti-coinquilini, che incontra sulle creuze e i sentieri verdi di questa specie di angolo di paradiso.

Tutto questo casino di Màrika Cassimatis (attenti a dove piazzate l’accento del nome di battesimo che lei se la prende), scelta con 378 voti sulla mitica piattaforma Rousseau, poi spodestata con un blitz sul blog perché colpevole di cinque o sei like sbagliati secondo il vangelo di Grillo, poi sospesa dal Movimento, poi rimessa in corsa dal giudice Roberto Braccialini del Tribunale Civile e querelante lei stessa di Grillo e Di Battista, Dibba, per diffamazione, ora incerta sul da farsi.

Tutto questo casino di Roberto Pirondini, che ha vinto le Comunarie bis, allargate a tutta Italia con 17.300 voti, è stato lanciato nell ‘ agone politico genovese, è comparso in tre dibattiti pubblici di confronto con gli altri candidati sindaci e poi l’hanno congelato, lui con il look nuovo da pretendente alla sindacatura, manco fosse l’azzimato De Maio e adesso sta a casa e non risponde al telefono, magari si distrae con la sua viola, strumento del suo lavoro di orchestrale, un bel part time con il mestiere di commerciante di pollame. Che il pollo, spennato dal caos elettorale nei Cinque Stelle, sia proprio lui, questo 35 enne genovese, dall’aria per bene, dalle prime uscite considerate più che lusinghiere, lui che era avviato sicuramente a guadagnarsi almeno il ballottaggio per conquistare il trono di palazzo Tursi?

Ora il guazzabuglio dei 5 Stelle a Genova tra silenzi pesanti, ricorsi in Tribunale, memorie difensive (l’ultima presentata dal medesimo “Giuse” alla Procura per difendersi dall’accusa di diffamazione) sta trasformandosi in una specie di mostro a tre teste. Non ci sono solo Cassimatis e Pirondini, la prima risorta-candidata, il secondo nel freeezer, ma spunta anche Paolo Putti, fino a tre mesi fa capogruppo del Movimento in consiglio comunale, 5 anni fa candidato sindaco per Grillo, arrivato terzo a un passo dal ballottaggio contro il sindaco uscente Marco Doria, capace di prendersi 36 mila voti, 13, 9 per cento, un punto solo meno di quelli necessari per andare al ballottaggio.

Putti da ieri è candidato sindaco a queste elezioni per un cosidetto Quarto Polo, una formazione di transfughi dai 5 Stelle, che si è subito chiamata “Effetto Genova” e ora si chiamerà “Adesso Genova” e che riunisce i delusi Cinque Stelle, i contari al verticismo di Grillo, con pezzi della Sinistra-sinistra genovese, quelli che hanno rotto con il Pd e i suoi satelliti.

Questo Putti, quarantenne, padre di tre figlie, di professione iniziale “animatore di strada”, uomo pacato e diplomatico, ha fatto lo strappo da Grillo quasi alla fine del suo mandato e, trascinandosi dietro altri quattro consiglieri comunali del suo Gruppo, ha rivendicato la propria autenticità di movimentista grillino, contestando il suo capo e soprattutto la sua emissaria numero uno, Alice Salvatore, una trentacinquenne dall’aria angelica, ma con le unghie affilatissime, consigliere regionale, sponsor numero uno di Pirondini.

Così ora quella fetta di elettorato, che avrebbe potuto guardare nel dedalo genovese ai grillini come soluzione, tra la delusione degli apparati di centro destra e di centro sinistra e tra la tentazione di non andare a votare, non sa bene da che parte voltarsi.

Per il giudice e il Tribunale la candidata è questa Màrika Cassimatis, che era nessuno, una anonima professoressa di scuola superiore e prima le Comunarie, poi il siluro di Grillo hanno trasformato in una superstar, oramai visibile su ogni canale catodico, esperta di conferenze stampa e annunci sulle sue intenzioni tra il battagliero e il pacificatorio. Intervistata radiofonicamente da”Un giorno da pecora” la signora Màrika, di origine greca (il padre è un piccolo armatore che lavora a Genova da decenni) ha spiegato che a Pasqua lei ammazzerà, comunque, il vitello grasso, o meglio l’agnello che le tradizioni elleniche considerano il cibo tradizionale per quella festa.