Genova in rivolta. Toti, Bucci, Signorini: pellegrini ai piedi del napoletano Aponte

di Franco Manzitti
Pubblicato il 20 Settembre 2017 - 08:08 OLTRE 6 MESI FA
Genova in rivolta. Toti, Bucci, Signorini: pellegrini ai piedi del napoletano Aponte

Genova in rivolta. Toti, Bucci, Signorini: pellegrini ai piedi del napoletano Aponte (foto Ansa)

GENOVA – Metti che in una giornata ancoraa soleggiata di settembre il presidente della Regione Liguria, il “pontiere” Giovanni Toti, il neo sindaco, il manager amerikano Marco Bucci, il super assessore regionale leghista Edoardo Rixi, il presidente del porto Paolo Emilio Signorini, il terminalista ex presidente del Genoa e del Livorno Calcio, Aldo Spinelli, salgono sul bimotore supersonico a sei posti di proprietà del grande imprenditore Alessandro Garrone, assistito da un co-pilota.

E metti che l’aereo, al comando del brillante imprenditore, decolli dall’aeroporto Cristoforo Colombo con questo significativo carico istituzionale e raggiunga, sempre con alla cloche Garrone, secondogenito del grande Riccardo, scomparso quattro anni fa, Ginevra. Poi tutti insieme appassionatamente si recano nel quartiere generale della MSC, una delle più grandi compagnie armatoriali del mondo, container e navi da crociera, le mani sull’80 per cento della portualità italiana, da Trieste a Genova, e conferiscano con Luigi Aponte, il capo, un napoletano-svizzero che è considerato, appunto, un “liner” di grandissima rilevanza in tutti i continenti.

Neppure ai tempi di re Luigi XIII di Francia, quando i maggiorenti della Repubblica genovese con in testa Ottaviano Fregoso andarano a sottomettersi ai francesi, accettando per Ottaviano il ruolo di governatore della Repubblica di Genova, si era vista una gita di sottomissione così massiccia. E va bene che Fregoso si era già creato il merito, nel secolo sedicesimo, di ampliare il porto di Genova, quasi un illustre e storico precedente per la gita ginevrina di Toti e compagnia volante, successore-governatore, cinque secoli dopo alla Corte di un grande del nostro tempo, appunto Aponte, re delle banchine, dei porti, delle rotte transoceaniche.

Ma questa gita, che a qualcuno ha fatto venire in mente, per sola assonanza, uno dei popolari romanzi di Camilleri, quello intitolato “Gita a Tindari”, con i vecchietti che partono in corriera per un viaggio polveroso, dove si fanno acquisti importanti di pentole durante il viaggio, ha scatenato a Genova un mezzo putiferio.

Le istituzioni genovesi, volando gratis perchè Garrone non gli avrà certo fatto pagare il kerosene, non andavano in cerca di pentole da comprare, ma cercavano la benevolenza di Aponte per due operazioni genovesi cruciali: la costruzione di una grande diga foranea che finalmente consenta a Genova di ospitare le supernavi da 400 metri, che i grandi armatori stanno costruendo e il trasferimento sotto la Lanterna del “cervello” di Msc, che ora è a Ginevra, ma che a Genova impiega già un migliaio di dipendenti, per i quali il superliners ha comprato e riempito due torri intere di uffici, nel front line di San Benigno-Sampierdarena.

Richieste legittime nella sostanza e nelle intenzioni dei nuovi amministratori di Genova, sopratutto del nuovo sindaco Marco Bucci, che si sta muovendo come un caterpillar e ha stra-annunciato come girerà il mondo per fare il marketing di Genova, per attirare imprenditori, aziende, investitori sul disseccato territorio.

Ma è la forma della “gita” che ha suscitato molte reazioni, non tanto quelle di una politica prevalentemente silenziosa e sul lato sinistro dello schierameento in tutt’altre faccende affacendata, ma degli altri operatori portuali e di una intellighentia economico-culturale non abituata ai blitz informali.

Insomma un sindaco, un presidente di Regione, un presidente del porto, un superassessore ed uno dei più importanti operatori portuali, oggi tutti targati centro-destra, che salgono sull’aereo del più potente imprenditore genovese, nelle vesti di pilota e si trasferiscono insieme al soglio di Ginevra del grande liner, rompono uno schema istituzionale consolidato.

Perché non lo hanno invitato a Genova e ricevuto con tutti gli onori, magari stendendogli ai piedi uno di quei red carpet di cui la Regione ha alluvionato la Liguria in estate? Sarebbe stato più onorevole! Così hanno protestato i più schizzinosi. Ma c’è anche chi, più maliziosamente, ha sottolineato la parzialità della missione che ha tagliato fuori la maggior parte degli operatori, terminalisti portuali genovesi, prefigurando una specie di monopolio per container che un accordo con Aponte lancerebbe.

È giusto che una parte politica, per quanto governante, si giochi per tutti il futuro del porto, per esempio containerizzandolo quasi completamente, sotto il tacco di Aponte o meglio sotto le gru di Aponte, quando l’evoluzione dell’economia marittima dimostra che i porti massiciamente contairinizzati fanno una brutta fine? Vedi Gioia Tauro, diventata un deserto.

A Genova servono anche le merci varie, i traghetti, le rinfuse, le crociere…..E poi Aponte aveva già vinto all’inizio del Duemila le gare per gestire i più importanti terminal genovesi. Fu un accordo tra lui e questi operatori a sospendere la sua possibilità di conquistare l’oro delle banchine genovesi, in cambio di che…….? Di futuri accordi, come questo della “gita a Tindari”, pardon a Ginevra?

E poi Aponte, asso pigliatutto, sta proprio ora concludendo l’acquisto del 49,1% della Ignazio Messina, storica e potente compagnia genovese, linea tra le più note al mondo, con sede a Genova e radici siculo-liguri.

Vuole davvero mangiarsi tutto il porto, sfruttando la frenesia di rilancio genovese del centro destra, trionfante nella politica?

A parte l’emittente privata Primo Canale, che ha lanciato la notizia e poi ha ospitato interventi a favore e contro, il resto del sistema mediatico, ha quasi taciuto la gita. Solo “Il Secolo XIX” ha pubblicato un servizio molto asettico a fondo pagina, veramente come se le istituzioni genovesi in blocco avessero fatto una gita al Santuario della Madonna Guardia o a Tindari.

Al ritorno dal blitz ginevrino solo il presidente Toti, sempre molto esposto mediaticamente, ha spiegato le ragioni del viaggio, senza per altro annunciare risultati concreti. Gli altri passeggeri dell’oramai mitico volo Genova-Ginevra senza scalo, hanno taciuto. A partire dal presidente dell’Autorita Portuale di Sistema Genova-Savona, Paolo Emilio Signorini, il più interessato di tutti.

Ovviamente alla fine della gita a Tindari, il giallo fu brillantenmete risolto da Montalbano, che superò anche qualche risvolto pornografico della vicenda, inventato dalla fervida fantasia di Camilleri. Cinque secoli fa Ottaviano Fregoso finì sottomesso alla Francia e dopo un viaggio in carrozza molto ma molto più lungo di quella in jet bimotore. Chissà che fine faranno i genovesi in trasferta supersonica in Svizzera? L’entourage di Bucci, tanto per sdrammatizzare il volo, ha fatto sapere che il sindaco, pur di fare gli interessi della città, si muoverà anche in risciò.