Genova: Sergio Cofferati censurato, sinistra a pezzi, “sparatoria” tra candidati

di Franco Manzitti
Pubblicato il 24 Aprile 2015 - 07:22 OLTRE 6 MESI FA
Genvoa: Sergio Cofferati censurato, sinistra a pezzi, "sparatoria" tra candidati

Sergio Cofferati (Foto Ansa)

GENOVA – Genova non è come Napoli nelle canzoni di Pino Daniele, cioè “‘na carta sporca”, ma è una ferita aperta per la sinistra che qua governa da sempre . A trentotto giorni dalle elezioni regionali più convulse della sua storia il caos è completo. Duecento esponenti del Pd tra i più radicati nella pancia postcomunista della città, nei quartieri postfordisti, post operai, firmano un documento nel quale invitano “i compagni” a votare secondo coscienza. Che tradotto in schede elettorali vuol dire non votare la candidata ufficiale del partito, scelta con le Primarie, la sempre più sofferente Raffaella Paita, scelta dal presidente uscente Claudio Burlando, confermata dalle Primarie dell’11 gennaio scorso, combattute contro Sergio Cofferati e tutt’ora oggetto di due inchieste delle Procure di Genova e di Savona.

La Paita non è quindi nel ciclone della tempesta solo per l’indagine in cui è stata coinvolta dalla Procura di Genova per la catastrofica alluvione dell’ottobre 2014, “avvisata” nel suo ruolo di assessore alla Protezione Civile. Ce ne sarebbe avanzato con quella grana alla vigilia del voto: è arrivato questo altro segnale interno dal suo partito, che non ha digerito la sua candidatura anche dopo il verdetto delle Primarie.

Il primo firmatario del “manifesto” che invita a votare con la coscienza è niente meno che Claudio Montaldo, vice presidente uscente della Giunta di Burlando, potente assessore alla Sanità, fedelissimo al suo capo fino a quando non è decollata la bella Raffaella. I “secessionisti” fanno esplodere un disagio elettorale già maturato con due candidature di sinistra del civatiano Luca Pastorino, sindaco di Bogliasco, deputato eletto nel Pd che per correre anti Paita ha stracciato la sua tessera e di Antonio Bruno dell’ “Altra Sinistra”. E in arrivo forse c’è un quarto cavallo della sinistra. Questi duecento “compagni” ufficiali non stracciano il patto di fedeltà alla concorrente per staccarsi dal partito, non sia mai, ma lanciano un siluro a pelo d’acqua contro la candidata governatrice.

Sono state Primarie maledette e i loro effetti continuano a prodursi non solo nella contesa elettorale, dove emergono gli inquinamenti e i patti con il diavolo, stretti per attirare il consenso dei moderati del NCD, perfino di ex missini e forzisti sul carro del duetto Paita-Burlando e i sospetti mercanteggiamenti per far votare nella casa del centro sinistra immigrati inconsapevoli.

Scoppia anche un’altra tempesta perchè il sindaco di Alessandria, Rita Rossa, vieta a Sergio Cofferati di essere l’oratore ufficiale nella cerimonia del XXV Aprile. Cofferati era stato scelto dall’Anpi.

Che c’entra Alessandria e che c’entrano, in questa incredibile censura, le Primarie liguri? Come scrive Cofferati, oggi eurodeputato, uscito anche lui dal Pd, in rottura per l’inquinamento di destra e gli intrallazzi da mercato delle vacche ai seggi delle Primarie, da cui uscì sconfitto, il motivo della censura non ci azzecca nulla con i valori della Resistenza e con i fatti della Liberazione ma si spiega con la sua denuncia dei brogli liguri: un fatto che il Pd ufficiale non ha digerito da Roma a Genova e che ora la sindaco renziana della nobile città di Alessandria vendica con il suo veto.

Scive nella sua lettera a “Il Secolo XIX”, poi diffusa a tutti i giornali, Sergio Cofferati: “Siamo davanti alla miseria di mescolare un avvenimento come il 70 anniversario con la polemica politica interna ad un partito, ma ancor più alla volgare ed arrogante negazione dei valori che si dovrebbero celebrare il 25 aprile. Infatti, secondo il sindaco, la colpa gravissima che mi trasforma in un indesiderato è quella di avere denunciato dei brogli (poi comprovati dagli organi ufficiali) e fatto scattare le denunce. Per lei in sintesi chiedere il rispetto della legalità e della democrazia (che presuppongono rispetto delle regole tutte, comprese quelle interne alla vita dei partiti) è un errore. Tra le cose che ho denuciato_ scive ancora Cofferati _ c’è il fratto che alle Primarie liguri hanno preso parte attivamente anche cittadini abituati a frequentare Predappio e non certo Montesole…..”. Il fatto di essere uscito dal Pd per quei fatti costa molto caro al “cinese”.

Se lo sfondo delle Primarie liguri del centro sinistra è questo, tanto esteso da arrivare ad Alessandria e alla Festa della Liberazione, in Liguria la ferita continua a sanguinare non solo per il manifesto dei secessionisti, per le scissioni, le prese di distanza dalla linea elettorale ufficiale.

La vicenda dell’indagine giudiziaria che ha colpito Raffaella Paita e Gabriella Minervini, solerte e inappuntabile funzionaria importante dell’Ambiente Regionale, sta scatenando una altra tempesta, che si autorigenera con la prima, proprio come i terribili temporali che hanno portato morte e distruzione a Genova e in Liguria nelle ultime sciagurate stagioni autunnali e in conseguenza delle quali non c’è solo sotto indagine la supercandidata Paita, ma c’è sotto un pesantissimo processo anche la ex sindaco di Genova, Marta Vincenzi, anch’essa del Pd, che ora ha lasciato, un suo assessore e un pugno di tecnici accusati tutti insieme di non avere dato l’allerta per far chiudere le scuole e di avere truccato i documenti sulla tragedia.

Mentre in un’aula si interrogava come indagata la Paita in un’altra aula dello stesso Tribunale continuava il processo Vincenzi, già in prossimità della sua fase conclusiva, dopo il rinvio a giudizio e gli interrogatori. Anche se le posizioni sono molto diverse e i processi in fasi completamente differenti (quello Paita in fase embrionale, quello Vincenzi alla vigilia di un primo verdetto), il tema è lo stesso e mette in capo ai politici, ai pubblici amministratori la eventuale responsabilità di non avere dato l’allarme, di non avere in un caso fatto scattare l’allerta e nell’altro di non avere fatto chiudere le scuole.

Nel caso più recente che “indaga” Raffaella Paita ci fu una vittima, Antonio Campanella, un infermiere travolto dalla piena del Bisagno. Nel caso della Vincenzi i morti sono sei e tutti collegati al fatto che le scuole non erano state chiuse e la piena di un altro torrente, il Fereggiano, travolse alunni e genitori nella prossimità degli edifici scolastici.

La Paita si difende con grande vigore dal sospetto che non ha preso forma di accusa: non toccava a lei dare l’allarme, far scattare l’allerta, ma ai dirigenti della Protezione Civile, che valutano i rilievi meteo dell’Arpal, l’agenzia regionale delle previsioni meteo stesse. In quel caso, in quella notte infausta dello straripamento del Bisagno, lei era a fare attività politica nel Ponente Ligure, vicino a Albenga, la sala della Protezione Civile era chiusa, perfino i telefonini dei dirigenti erano spenti.

Tutti fuorviati da un bollettino delle 18, che segnalava un attenuamento dei fenomeni temporaleschi. Invece riprese a piovere violentemente…….

La difesa della assessora, conclamata urbi et orbi, ha suscitato reazioni diverse. La più dura è stata _ guarda caso _ quella di Sergio Cofferati, che ha contestato la improvvidenza totale della Protezione Civile in mano alla signora Paita. Si è beccato di rimbalzo un’accusa di “sciacallo”, che ha preceduto poi la censura alessandrina. Coincidenze?

In questo clima la marcia verso le elezioni del 31 maggio va così avanti in ordine sparso e confuso. Non solo a Sinistra, ma pure la Destra non scherza. Il candidato in extremis, niente meno che Giovanni Toti, portavoce ufficiale di Berlusconi , paracadutato sulle enormi incertezze e vaghezze della Forza Italia ligure, sta tentando di cucire tutti i moderati intorno a lui, compresi, ovviamente NCD, Udc e anche altre frange più locali come Liguria Libera, dove scalpitano alcuni fuoriusciti di Forza Italia.

E’ un compito complicato, perchè il boccone dei moderati è appetito anche dalla frangia ufficiale del Pd, che sta trattando con Udc. Insomma è un bel mercato dove in palio ci sono, per esempio, anche i posti del listino, i sei ultranominati, che escono se vince il candidato presidente senza doversi stancare a fare la campagna elettorale. “Tu dai a me un posto nel listino e ti porto questo pacchetto di voti…”.

In una battaglia così risicata, dove la danza dei sondaggi, molto altalenante e contradditoria, continua a segnalare la Paita decisamente in vantaggio, ma Toti non diperatamente indietro e Pastorino a qualche spanna e la candidata baby dei 5 Stelle, Alice Salvatore, sempre forte di un buon 20 per cento, tutto potrebbe essere deciso con una manciata di voti, come “un pugno di dollari in più” da conquistare con qualche altra sparatoria.

In questa campagna elettorale non sembra che ci sia spazio altro che per le sparatorie e non sarà un caso che l’eroe preferito di Sergio Cofferati è proprio Tex Willer, uno che con la Colt ci sapeva fare, ma che stava dalla parte dei buoni.

Chi sono gli indiani e chi i banditi, in questo western che si gira in Liguria senza che i temi veri della regione “più sudista del nord” a seguire i parametri economici classici, riescano ad essere affrontati nella campagna elettorale. Certo: la signora Paita ha organizzato dibattiti, confronti, tavoli per sviscerare lo scibile ligure, ma i proiettili e gli agguati nei grand canyons non facilitano.

Si è inventata pure uno slogan chiave “Liguria vaveloce” che è un programma. Peccato che mentre tutto questo vaveloce va in onda salta fuori che proprio la Liguria, regione isolatissima sul piano infrastrutturale, ferma a un quarantennio fa per collegamenti viari, ferroviari e aerei, non sarà ben collegata alla Lombardia per la prossima Expò di Milano. Un treno dedicato a settimana e niente di più! Altro che veloce!

Altro che vaveloce e chi era nel frattempo l’assessore alle Infrastrutture? Sempre lei, la signora Paita, che sommava più deleghe.

La Liguria poteva essere la spiaggia, la costa, il mare e tutto il resto del contorno turistico di un Evento che richiamerà decine di milioni di turisti. E la Liguria, aspettando il prossimo temporale, e la prossima sparatoria, è fuori.