Il Natale di Papa Francesco: la Chiesa brucia nel mondo che cambia e si chiude tra pandemia e confini sbarrati

di Franco Manzitti
Pubblicato il 25 Dicembre 2021 - 09:00 OLTRE 6 MESI FA
Il Natale di Papa Francesco: la Chiesa brucia nel mondo che cambia e si chiude tra pandemia e confini sbarrati

Il Natale di Papa Francesco: la Chiesa brucia nel mondo che cambia e si chiude tra pandemia e confini sbarrati

Buon Natale papa Francesco, che i cardinali quasi nove anni fa  ti hanno chiamato  “dal mondo alla fine del mondo”.

Scegliendoti dopo le dimissioni di Ratzinger, il teologo massimo, stanco delle tensioni vaticane, per dare un altro passo alla Chiesa cattolica nel terzo Millennio.

E’ un Natale difficile, pieno di tormenti per tutti, ma per la Chiesa e per il Santo Padre ancora di più. Dopo otto anni, quasi nove, di un pontificato per molti aspetti “rivoluzionario”. In un Vaticano romano che non assomiglia per nulla a quello che vide l’elicottero di Benedetto XVI alzarsi. Per lasciare le Mura leonine e il trono di san Pietro in una delle giornate epocali della storia del mondo.

In questo Natale abbiamo ancora due papi.

Quello emerito, sempre più stanco  ma ancora lucido nel suo ritiro vaticano. E quello in carica, oramai ottantacinquenne, alla soglia del suo nono anniversario sulla cattedra di san Pietro, un po’ più zoppicante ma fermo nel suo percorso. Che aveva come obiettivo di far ascoltare la Chiesa nel mondo moderno secolarizzato. Travolto dalle piaghe come la pandemia. Così cambiato nei suoi grandi equilibri di potere, lontano apparentemente dalla missione di Cristo.

 Rimane   forte   il   simbolo   di  Francesco,   solo  nell’immensità  della piazza san Pietro,  sotto la pioggia gelata di quel 27 marzo 2020,  mentre la pandemia chiudeva il mondo in casa. E lui, il vicario di Cristo, reggeva da solo il crocefisso, invocando protezione.

E’ stata quella immagine del papa solitario davanti all’immensità della catastrofe planetaria del Covid.

Come uno spartiacque tra il suo ruolo di guida spirituale. E quello di leader di una presenza contro il male che superasse la abissale differenza tra chi crede e chi no?

Difficile rispondere alla luce delle difficoltà che la Chiesa di Roma continua ad attraversare, mentre perfino i più attenti osservatori, i più fedeli, si chiedono che ne è del cristianesimo, qual è il suo futuro.

 Si chiedono   se “La Chiesa brucia?”, come ha titolato il suo libro Andrea Riccardi, fondatore di sant’Egidio, una delle teste più pensanti del cattolicesimo nel terzo millennio.

E la Chiesa sembra proprio bruciare, mentre questo papa Francesco cammina nella sua strada difficile, la veste bianca, le sue   scarpe  ortopediche. Sfidando prima di tutto le difficoltà che stanno “dentro” la sua casa. 

I vescovi della chiesa di Francia gli hanno portato la vigilia di Natale il rapporto sugli abusi sessuali scoperti negli ultimi settanta anni nelle loro diocesi.

Una cifra spaventosa già messa in discussione: 330 mila casi,   una enormità che chocca una delle comunità più fedeli nella storia a Roma e al papato.

E quella cifra, sanguinante di vergogna, è solo il timbro finale dei tormenti del cattolicesimo transalpino, dopo  il  caso  dell’ arcivescovo  dimissionario di Parigi, monsignor Michel Aupetit che ha lasciato il suo ruolo, travolto dalle chiacchere su una  relazione con la sua segretaria.

 Il papa aveva commentato questa vicenda difendendo il prelato e facendo un’affermazione, quasi rivoluzionaria anch’essa, sui “peccati della carne”, molto meno gravi di altri   secondo il pontefice.

“Cosa ha fatto il vescovo   di così grave, qualche carezza e piccoli massaggi?“, si era chiesto Francesco, davanti ai giornalisti durante il viaggio di ritorno in aereo dalla sua visita in Grecia.

“Sono ben più gravi peccati come la superbia, l’odio.  Aupetit è un peccatore come lo sono io, come lo è stato Pietro, sul quale Gesù ha fondato questa Chiesa……Ho accettato le dimissioni non sull’altare della verità, ma su quello dell’ipocrisia…”.Così aveva commentato il papa con parole pesantissime, capaci anche di far discutere sul catechismo e sul peso dei peccati.

La Chiesa brucia in Francia in questo Natale

Forse di più oggi perché il caso Aupetit e quei 330 mila abusi sessuali vengono dopo altre storie. Come quella del cardinale Barbarin di Lione, sfinito dalle accuse di avere coperto altri abusi…

La Chiesa di Francia brucia come la Cattedrale di Notre Dame a Parigi, arsa dalle fiamme il 15 aprile 2019. Quasi un segnale apocalittico della crisi del cristianesimo, con quelle fiamme che si alzavano nel cielo di Parigi. E la gente tra l’Ile Saint Louis e i boulevard, cadeva pregando in ginocchio. Quasi assistesse all’inizio della fine di un mondo.

Ora, mentre la stanno   ricostruendo  secondo i programmi del presidente  Emmanuel  Macron in cinque anni, bruciano i suoi ministri. Appunto l’arcivescovo Aupetit, che aveva celebrato il primo rito dopo il fuoco in una cappella laterale non interessata dall’incendio.

In fondo la Chiesa di Francia aveva da tempo incominciato a parlare di declino del cristianesimo.

I numeri proclamano almeno il 51 per cento della popolazione non più credente. Si contano almeno millecento atti “anti cristiani”, come furti di ostie e vandalismi vari. I vescovi sono stati costretti a chiudere o vendere decine di edifici sacri negli ultimi anni. Dove va la Chiesa di Francia,  “prediletta” da Roma in secula  seculorum, ma forse oggi meno?

.La Chiesa brucia e intorno a questo papa, che predica umiltà e semplicità, le posizioni cambiano anche dopo i primi anni del suo pontificato. Quando grandi polemisti ultra cattolici, come Antonio Socci, lo bersagliavano con rara asprezza.

Ora anche Socci annuncia di avere cambiato idea e di apprezzare quell’umiltà e il duro lavoro di Francesco nel mondo scristianizzato. E la sua predica sull’umiltà, la sua pazienza davanti allo sconquasso degli scandali sessuali.

E’ il tempo del Sinodo che anche la Chiesa italiana ha intrapreso da pochi mesi sulla spinta del Vaticano. E che vuole dire decidere tutto in assemblea, in pubblica discussione.

Ma è un lavoro quasi segreto, quasi catacombale, che le Diocesi e le parrocchie italiane appoggiano nel loro isolamento. Nelle loro chiese sempre più vuote, devastate nella presenza dalla pandemia. Mai più riprese. Dove la frequenza alla Messa domenicale crolla oramai sotto il 10 per cento. E dove se entri in qualsiasi festività scopri fedeli quasi tutti in età avanzata. Salvo i rappresentanti dei “Movimenti” la spina dorsale del movimento ecclesiale.

Ma anche i Movimenti nella Chiesa che brucia sono in rapido declino.

E questo è un segno grave. Una capriola rispetto ai tempi del Concilio Vaticano II quando l’espansione era cavalcante e trionfante. Quando Gioventù Studentesca, poi Comunione e Liberazione, poi i Focolarini e poi i seguaci dell’Opus Dei,  nata in Spagna con Escrivà , fatto santo da papa Woytila,  conquistavano spazi enormi. Si insediavano stabilmente con i loro leader carismatici nel cuore della Chiesa e non solo. Facevano beatificare, se non appunto santificare, i padri fondatori, dopo Escrivà, don Giussani……..

E ora?  La politica francescana è stata quella di “ridurre” il ruolo dei leader, anche quando questi sono fisiologicamente scomparsi. Come è stato il caso di Comunione e Liberazione dopo Giussani.

Il tempo del suo successore, Julian Carron è durato poco e ora questa asse potentissimo negli anni Settanta, Ottanta, Novanta, si è come rotto. E quel Movimento ora sembra ai margini. Lo stesso che dettava legge anche in politica. Basta pensare ai candidati suggeriti dal Movimento nelle elezioni politiche di fine Anni Settanta in Italia. 

L’esempio di Formigoni

L’ex presidente della Lombardia, potente parlamentare, Roberto Formigoni, detto non a caso “Il Celeste”,  è l’esempio palmare della ascesa e decadenza di CL, della quale era il faro potentissimo…

E così queste spinte, che dopo il 1965 del pre Sessantotto, avevano in pratica sostituito le parrocchie come elementi di  aggregazione,  si sono esaurite. E nella Chiesa del Terzo millennio la loro presenza si è affievolita.

La Chiesa brucia nel mondo che cambia e si chiude tra la pandemia   e i confini sbarrati e le bibliche emigrazioni di milioni e  milioni  in cerca di giustizia, pace, in fuga da guerre, carestie, persecuzioni.

Tutto quello che 2021 anni fa succedeva intorno a quella grotta di Betlemme. Buon Natale papa Francesco.