Incidenti e assicurazione: chi muore vale meno…senza cintura

di Franco Manzitti
Pubblicato il 14 Luglio 2016 - 06:33 OLTRE 6 MESI FA
Incidenti e assicurazione: chi muore vale meno...senza cintura

Incidenti e assicurazione: chi muore vale meno…senza cintura (foto Ansa)

GENOVA – Quanto vale quel sorriso di Francesca con gli occhi sgranati, tutta la gioia di vivere di 23 anni, un Erasmus in Spagna a Barcellona, con tanti amici intorno, una vita piena di impegni solidi, il volontariato, una fede forte e piena di confronti, una famiglia intorno, grande e affettuosa? Quanto vale quella vita spezzata insieme ad altre 22, insieme alle sei vite di Valentina, Elena, Serena, Elisa, Lucrezia, ancora Elisa, le sette ragazze Erasmus morte su quel maledetto pullman, il 20 marzo scorso di notte, di ritorno verso Barcellona da una festa?

Per l’assicurazione spagnola CED che deve risarcire il danno, se si possono usare proprio le parole “risarcimento” e “danno” per una tragedia simile, quella vita, quelle vite, valgono 70 mila euro meno il 25% per le ragazze che non avevano allacciato, su quel pullman finito fuori strada perchè l’autista si era addormentato, le cinture di sicurezza. Quindi sconto: la vita di Francesca e delle sue compagne non vale neppure cinquantamila euro.

Lo hanno scritto formalmente alle famiglie delle vittime, chiedendo un ok alla cifra proposta entro dieci giorni di tempo, altrimenti le famiglie stesse, le povere famiglie per le quali il tempo si è fermato a quel 20 maggio, la corsa disperata in Spagna, la terribile visione di quel pulmann nel fosso, le ragazze perdute per sempre, rinunciavano automaticamente _ sì proprio automaticamente, come stessi ragionando di robot e non di carne viva, di dolori profondi e incancellabili_ a quella cifra con lo sconto che “colpevolizza” Francesca e le altre: non si erano allacciate la cintura di sicurezza e che diamine!: sono corresponsabili!

Il padre di Francesca, Paolo Bonello è un ingegnere genovese per bene, un padre colpito al cuore, che ha reagito alla tragedia più grande che possa capitare, come può farlo un uomo di fede profonda, di grande umanità insieme alla sua famiglia, tutta la famiglia, la mamma, la sorella minore di Francesca, che porta sul viso gli stessi occhi aperti sul mondo con un sorriso di vita, di speranza, malgrado tutto, gli zii, i cugini che ancora non riescono ad accettare quel dolore così assoluto.

Il padre di Francesca oggi è “arrabbiato”, usa questo termine elegante perfino di fronte alla beffa infame dell’offerta. “Non è questione di cifre_ dice ai giornali che lo cercano tre mesi dopo la sciagura, quando il dolore è come prima, ma quando la vita va avanti giorno dopo giorno, senza Francesca, ma con i suoi valori tutti presenti e forti in casa e ovunque lei abbia lasciato un ricordo _ che tanto tutti insieme noi e le altre famiglie avevamo deciso che, quale che fosse la cifra, l’avremmo devoluta in beneficenza, come vorrebbe Francesca così impegnata nel volontariato.”

Paolo Bonello ti guarda con il suo sguardo azzurro incredibilmente sereno, forte, nel quale il dolore, la sofferenza è come una lama quasi invisibile, ma piantata profondamente in una parte del suo cuore: “ Quando gli avvocati ci hanno spiegato l’offerta della società di assicurazione, la prima reazione è stata di non curarci di questi aspetti _ racconta a “Repubblica” in una intervista _ come era successo dopo l’incidente a Barcellona: non avevo neppure chiesto la dinamica dell’incidente. Invece l’avvocato mi ha spiegato che se non avessimo reagito avremmo perso un’occasione non solo per noi stessi, per cambiare le cose e allora abbiamo deciso di andare avanti con tutte le altre famiglie. E’ una presa per i fondelli: non vorrei esagerare con i termini, ma a me è parso come un ricatto, una vera ingiustizia, anche per i modi con i quali l’offerta è arrivata: rispondete si o no, entro dieci giorni.

Su quel pullman, rovesciatosi a Freginals, in Catalogna nel cuore della notte, mentre trasportava quel carico di ragazzi Erasmus, la mejo giuventù europea a Barcellona , ci sono stati 22 morti tra i quali quelle sette ragazze italiane.

Lo sciagurato autista aveva poi ammesso di essersi addormentato: per quello il pullman era finito fuori strada, si era accartocciato. E ora l’assicurazione cerca di scaricare la colpa di quella sciagura non su quell’autista, sulla società dei pullman, che non si era occupata di garantire una sicurezza di viaggio assoluta. Che cosa c’ è di più prezioso delle vite di ragazzi e ragazze di venti anni in una età simile della vita, che stanno lì a prepararsi, per crescere meglio, imparare, diventare cittadini europei, formare la propria personalità? Ed è colpa loro se il destino infame ghermisce le loro vite in una notte di inizio primavera, perchè il pullman si rovescia?

“E’ vero l’autista ha ammesso di essersi addormentato – racconta ancora Paolo Bonello – ma non è ancor stato verificato se le ragazze avessero le cinture allacciate e pare, anzi, che con la cintura o senza, la dinamica dell’incidente non sarebbe cambiata, anzi forse sarebbe stata più grave….”

Anche il presidente del consiglio Matteo Renzi ha dichiarato che la proposta di risarcimento era indegna e inaccettabile. Ma gli interventi autorevoli indignati e pesanti quanto si vuole non cambiano il micidiale meccanismo giudiziario che si è messo in moto .

”Le cause stanno andando avanti _ dice il papà di Francesca con il tono di chi cerca di restare attaccato anche alla terribile pratica burocratica di una vicenda nella quale non vorresti altro che rivedere il sorriso di Francesca _ quella penale abbiamo cercato di istruirla anche in Italia: purtroppo abbiamo imparato che in questo caso l’Europa non esiste. Morire in Spagna o in Italia fa differenza. Gli avvocati ci dicono che se fossero morti studenti spagnoli in Italia, la legislazione sarebbe stata più favorevole alle vittime che in Spagna. Anche per questo lottiamo: è questo che vogliamo cambiare.”

Il 22 di luglio tutte le famiglie delle sette ragazze morte il 20 marzo si riuniranno a Genova nello studio di un notaio per costituire una società che si chiamerà “Generazione Erasmus 20 marzo 2016- Uniti per non dimenticare”.

Lo scopo è di lottare per rendere sicuri in tutta Europa non solo i viaggi in pullman dei ragazzi Erasmus, ma nelle gite scolastiche, nelle trasferte sportive, in tutti gli spostamenti lungo le strade e autostrade d’Europa. Lo scopo è anche di uniformare la legislazione europea, dalla quale oggi sbucano indecenze come la proposta dell’ società assicuratrice spagnola.

Quanto vale la vita di Francesca, il suo sorriso, la sua capacità di aiutare gli altri? Oggi vale la battaglia della sua famiglia e delle altre, che hanno pianto il 20 marzo su una tragedia inaccettabile. “ Sono ingegnere e con i miei colleghi_ spiega ancora Paolo Bonello _ posso studiare sistemi per rendere sicuri i pullman che viaggiano in Europa: per il numero di persone che trasportano e per la loro mole sono come aerei che volano dappertutto su ogni strada, ma hanno la sicurezza di una utilitaria….”.

Quasi trenta anni fa a Genova, dopo l’ennesima tragedia di una ragazza morta cadendo dalla sua Vespa, perchè non aveva il casco, che non era ancora obbligatorio, incominciò una vera battaglia. A capo c’era il padre di quella ragazza, un importante avvocato, Enrico Mazier. Era una ragazza come Francesca che aveva perduto la vita. Era un padre come Bonello, che aveva incominciato una battaglia, raccogliendo le firme, sfidando le grandi case motociclistiche che pensavano di perdere le vendite con il casco obbligatorio. Quell’avvocato ha vinto dopo anni e anni la sua battaglia: il casco è obbligatorio anche in Italia dal 1999. E quante vite di quante Francesche avrà salvato quell’impegno, nato da una tragedia grande per una famiglia, come quella che oggi l’ assicurazione spagnola vuole risarcire con settantamila euro, meno il 25 per cento? Prendere o lasciare.