Liguria ultima spiaggia per Berlusconi: Luca Pastorino ago tra Paita e Toti

di Franco Manzitti
Pubblicato il 14 Maggio 2015 - 13:36 OLTRE 6 MESI FA
Liguria ultima spiaggia per Berlusconi: Luca Pastorino ago tra Paita e Toti

Silvio Berlusconi e Giovanni Toti (foto Lapresse)

GENOVA – Genova è l’ultima spiaggia per la Costa Concordia, che sei rimorchiatori trascinano per dieci miglia lungo la storica banchina ligure, da Ponente verso Levante, dal molo dove l’hanno alleggerita di 6 mila tonnellate di peso a Molo Giano, il suo capolinea finale, la sua fine, la riduzione a una catasta di ferro e rifiuti da smaltire, il nulla marittimo che affonda in un cantiere “storico”, alla bocca di Levante dal porto.

Genova è anche l’ultima spiaggia del cavaliere Berlusconi, che combatte in Liguria forse la sua finale battaglia politica nelle prossime elezioni regionali, spiaggiandosi nei caruggi e sulla costa tormentata di una terra in cui ha schierato il suo speaker Giovanni Toti, candidato presidente e subito ribatezzato dagli avversari Gas gas, per le fattezze_ dicono_ somiglianti al topino di Walt Disney.

E’ Renzi Matteo, con il suo decantato talento da nuovo caudillo che ha indicato il caso Genova come il paradigma dello scontro a sinistra, tra il suo riformismo e le diaspore e le separazioni PD, è questo premier scatenato a dare un connotato forte al caso Genova-Liguria, drammattizzando lo scontro elettorale, perchè la sinistra è divisa e non corre solo la “sua” candidata Raffaella Paita, bersaniana fino a poco fa, scelta con le Primarie dello scorso 11 gennaio, ma anche Luca Pastorino, sindaco di Bogliasco parlamentare eletto nel Pd, che ha stracciato la tessera per candidarsi contro la legittima concorrente, scelta regolarmente. Così l’ultima spiaggia della Concordia è diventata anche l’ultima spiaggia di Berlusconi che se perde in Liguria è fritto ed anche l’ultima spiaggia del match all’interno del Pd per la resa dei conti con la sinistra pre scissionista.

“Se fossi a Genova voterei Pastorino e non Paita”, intima Stefano Fassina un altro pre scissionista e Pippo Civati non ha nemmeno bisogno di dirlo, lui che se ne è appena andato, ma che aveva già spezzato la lancia pro Pastorino, quando ancora la tessera Pd gli bruciava nella tasca dei pantaloni.

“Genova per noi” è la madre di tutte le ultime spiaggie, ma quella dove la sabbia scotta di più è sicuramente battuta della sinistra, se il premier-caudillo ha dedicato le sue ultime esternazioni – salvo quelle ex cathedra con il gessetto per la sua “Buona Scuola” – al caso Liguria in lunghe interviste e se un opinionista attento come Stefano Folli di Repubblica ha dedicato sempre al caso Liguria la sua analisi emblematica di quanto accade nei tumulti Pd.

Pastorino Luca, un candidato un po’ stropicciato nel look, un po’ coerente perchè se ne è andato dal Pd, un po’ meno perchè nel suo strappo non ha mollato né il seggio parlamentare, né la “carega” ( in genovese sedia-poltrona) di sindaco della ridente cittadina di Bogliasco, è la prolunga di Sergio Cofferati, europarlamentare del Nord Ovest, che fu sconfitto quattro mesi fa nelle Primarie del centro sinistra dalla bella Raffaella Paita, la burlandiana doc, che sta facendo la corsa di testa in queste regionali. Cofferati, a cui chiesero, implorandolo, di legittimare quelle Primarie scendendo in campo all’ultimo secondo contro la pulzella, che già da quasi due anni e più, con tutto il carico del suo ruolo di superassessora burlandiana, era lanciata nella sua fuga solitaria, accettò a tre settimane scarse dal voto e poi perse in una contesa molto sospetta, tanto sospetta che dovettero intervenire i garanti per annullare molti voti, non alterando, però, il risultato nel quale Paita si imponeva, comunque, con distacco.

“Non è capace a perdere” – commentarono da Renzi in giù nel Pd, dopo lo strappo storico del “cinese”, che all’indomani della sconfitta, come un vero cavaliere disarcionato (aveva anche una spalla immobilizzata per una grave caduta sul ghiaccio durante le vacanze di Natale) lasciò il Pd e annunciò la creazione di una Fondazione, inducendo anche a immaginare che ci fosse un seguito, allineato con i fermenti della sinistra Pd, magari una vera scissione della quale lui l’ex leader Cgil, sindaco di Bologna , europarlamentare e anche per alcuni roventi mesi del 2003 capo di una possibile sinistra pre Pd, minoranza ma mica tanto, poteva essere il faro.

Non c’è stato seguito perchè Cofferati, coerente con il suo impegno, ha continuato a fare l’eurodeputato anche molto diligentemente, malgrado la spalla dimezzata, e ha incarnato nella sua duplice sofferenza tutte le difficoltà di un pezzo del Pd, che ha continuato a incazzarsi “sotto Renzi” fino al drammone della legge elettorale, prefigurando strappi molto più ampi.

Per questi antecedenti, quando in Liguria parte la fase finale di una deludentissima campagna elettorale, si apre il vero caso riassuntivo dei conti a sinistra ed è Renzi stesso a conclamarlo. Renzi arriva due volte a Genova, dove non si era fatto vedere neppure dopo le due catastrofiche alluvioni di ottobre e novembre 2014. Viene a inaugurare i lavori della copertura del Bisagno, fiume assassino delle alluvioni e viene a dare una vigorosa spinta alla Paita nei primi giorni di maggio, in un comizio fiume nel quale distilla tutta la sua polemica contro la sinistra del suo partito, cosiddetto della Nazione.

Gli strali del suo comizio sono prevalentemente contro Luca Pastorino, emblema di quella sinistra scissionista che sapendo benissimo di non poter vincere fa perdere il Pd, correndogli a lato, succhiandogli voti, tenendo insieme il gruppo di Sel e Rete a Sinistra, in una amucchiata a latere che da mesi scalpita anti renzismo, e facendo risorgere la Destra berlusconiana, praticamente già ko.

Toti-gas gas, il paracadutato in Liguria dalle inefficienze storiche della Destra locale, decapitata di Claudio Scajola e di Gigi Grillo, verrebbe rianimato in questo modo e potrebbe osare di vincere addirittura. Grazie Pastorino e grazie civatiani e postcivatiani, grazie altri “sinistri” che “bordesando, bordesando”, come narrano i marinai zenesisi, avete tenuto la rotta lontana dall’incrociatore Renzi. Allo speaker di Berlusconi, di residenza spezzina e aria furbetta, Renzi scatenato a Genova dedica, invece, solo quattro battute.

Il piatto forte è contro quella sinistra traditrice, quella capace di perdere , di accontetarsi del 25% e di bruciarsi le occasioni. Il siluro del Matteo-caudillo punta dritto non solo su Pastorino, ma ben altri calibri della storia post Pci e Dc. “Chi ha avuto l’occasione di governare e l’ha persa”- tuona Renzi e vibrano i baffi di Massimo D’Alema e pure gli occhiali di Enrico Letta-staisereno, presidenti del Consiglio, andati a picco in epoche tanto diverse.

Ecco come nei giorni dell’ultimo viaggio della Concordia la Liguria si trasforma veramente nell’ultima spiaggia per Berlusconi, ma anche per la sfida a sinistra del Pd.

A accendere i fuochi su questa spiaggia ci si mettono anche autorevoli sondaggi, come quello di Nando Pagnoncelli su Il Corriere della Sera del 14 maggio. La forbice tra la Paita, appena spinta da Renzi e Toti si è ridotta a pochi punti di percentuale: lei è valutata tra il 31 e il 28%, lui tra il 26 e il 29%. Pastorino and Company nuotano con il vento contrario tra il 10 e il 13%, uno score che messo insieme ai voti paitiani farebbe stravincere il Pd.

E intorno, ma non troppo lontano, naviga come una freccia la candidata di Grillo, una ragazzina di 30 anni, Alice Salvatore che sforbicia tra il 18 e il 21%.

Pastorino non accetta questa patente di fedigrafo-traditore, affossatore dei destini nuovi e progressivi e riformisi del Pd toccato dalla grazia di Renzi e proiettato nel futuro dalle sue inarrestabili cavalcate. “Ma quale novità, quale spinta a cambiare si può trovare nella politica del duo Paita-Burlando, l’asse di potere che Renzi viene a spingere – sentenzia il sindaco di Bogliasco – quella politica è il top del conservatorismo, della continuità di un sistema di potere che ha fallito, che ha sprofondato la Liguria in un abisso….altro che cambio”.

Pastorino confessa di essersi indignato alle porcate commesse durante le Primarie inquinate, che hanno spinto il suo vate Cofferati a andarsene spargendo fiele sul Pd e anatemi su quel blocco di potere: “Ero a disagio da tempo in Parlamento nel partito. Poi sono venute quelle Primarie…uno scandalo, che anticipiva quello che avviene in Puglia e in Calabria, il potere per il potere, la grande ammucchiata…..”

Si capisce come è avvenuto lo sbarco non della Concordia, ma delle truppe cammellate di Burlando e Paita sull’ultima spiaggia. A quelle Primarie votarono e fecero votare personaggi della destra ligure, prevalentemente quella che sta a Ponente nell’area più spregiudicata della Liguria tra Imperia del regno scajolano e la tentacolare Sanremo. “ Lo scajolismo-paitiano” – ecco quello che denuncia Pastorino, inalberandosi, un sistema di potere che potrebbe concretarsi, secondo lui, a urne chiuse, se la vittoria arridesse all’uno e all’altro dei concorrenti, che oggi sembrano testa a testa. Una allenza di potere scavalcante le contrapposizioni, tra il renzismo galoppante e il berlusconismo morente, una specie di “Nazareno al pesto” cui affidare il futuro ligure e che su quella spiaggia rianimerebbe il Cavaliere con una respirazione bocca a bocca, eseguita da un esperto bagnino.

Renzi tornerà ancora a Genova e in Liguria, perché lo spingono questi sondaggi ed anche quelli più segreti che fanno urlare le sirene interne del Pd, che da tempo segnalano le difficoltà della signora Paita e perchè lo spinge la scelta da lui stesso fatta di trasformare la Liguria nel caso per eccellenza di queste elezioni regionali.

“Siamo in Liguria come in Inghilterra, dove la sinistra anti blairiana ha perso perchè ha scatenato la sua parte peggiore, vogliono correre questo rischio a Genova?”, si chiede Renzi nella chilometrica intervista a Repubblica tv.
Pastorino lo vuole sicuramente correre, insieme a Cofferati, il suo vate determinato. La Liguria e sopratutto Genova, che è sempre stata considerata, chissà se a torto o a ragione, la città più inglese d’Italia per il suo aplomb e per un indistruttibile understatment, si stupiscono un po’ di vedersi trascinate alla ribalta in una contesa nella quale l’opinione pubblica dei non addetti ai lavori stenta a riconoscersi.

Ai due comizi clou, quello di Renzi e l’altro di Berlusconi, dove il Cavaliere è inciampato nel famoso sgabello, la partecipazione della società civile e sopratutto del più classico establishment borghese- imprenditoriale non ha certo svettato. L’uomo del giorno, Vittorio Malacalza, neo socio di maggioranza di Carige, ex re dell’acciaio, diventato indiscusso leader cittadino nell’imprenditoria, con impegni dall’edilizia all’energia alle start up dell’hi-tech, socio vicente economicamente nella sfida con Marco Tronchetti Provera pèer la Péirelli, si è equanimemente recato a tutte e due le manifestazioni, abbracciando la Paita e sedendosi a tavola con il Berlusca. Qualche imprenditore marittimo assicurativo, come il grande riparatore navale Marco Bisagno o come Marco Risso di Cambiaso e Risso, si sono visti ai party berlusconiani-totiani, organizzati dal deputato Sandro Biasotti.

Il resto è molto diradato, mentre il supersondaggio del Corriere della Sera indica già gli incerti e non votanti, con una paurosa oscillazione tra il 48 e il 51 per cento. I candidati, al di là del grande sbarco sull’ultima spiaggia, che solo emotivamente può sembrare quella mitica della Normandia nel film “Il giorno più lungo”, non attirano, non incantano, non seducono.

La Paita è troppo a rimorchio di Burlando, Toti è troppo paracadutato e ha dovuto sepellire il candidato naturale della destra, il leghista Edoardo Rixi, Pastorino è troppo contendente e divisivo, la ragazza 5 Stelle Alice Salvatore è molto acerba. Alla fine il candidato più quadrato è il professor Enrico Musso, che corre con Liguria Libera, formazione liberal democratica, ma che ha sulle spalle troppe sconfitte precedenti. Il sondaggio gli concede una forbice tra il 4 e il 7%, un buon esito, per una corsa last minut. Se così fosse e finisse nello sprint del Nazareno al pesto, Toti gas gas potrebbe veramente rosicchiarsi il fegato con i denti da roditore. Quella percentuale di Musso rianimerebbe ancor di più Forza Italia e annessi e sulla famosa spiaggia gli farebbe guadagnare una bella posizione per mitragliare la Paita.
Mentre la Costa Concordia viene assicurata bene nella sua tomba-bacino galleggiante.