Costa Concordia. A Prà, patria del pesto doc, non Voltri, arriverà il relitto

di Franco Manzitti
Pubblicato il 18 Luglio 2014 - 08:00 OLTRE 6 MESI FA
Prà, non Voltri, il porto in cui arriverà la Costa Concordia

Prà, non Voltri, il porto in cui arriverà la Costa Concordia (foto Ansa)

GENOVA – A Prà, delegazione del Ponente genovese, hanno portato via tutto o quasi, meno il basilico che cresce sulle sue colline, dove non le hanno violentate con il cemento. E’ il pesto che arriva da quel basilico di quelle colline è il migliore del mondo. A Prà hanno portato via la spiaggia e il mare con una violenza che nessuna popolazione ha mai subito in modo così definitivo in secula seculorum. Hanno cancellato la spiaggia e riempito il mare per costruire un porto satellite di quello genovese, che si chiama porto di Prà, ma che spesso, anche se sempre meno, prende erroneamente il nome di Voltri, la delegazione ancora più a Ponente dove la “grande Genova” finisce come Municipio, come territorio urbano.

La spiaggia di sassi da qualche parte resiste ancora, ma sembra uno scherzo perchè il mare davanti non c’è più e i simulacri degli stabilimenti balneari del tempo che fu sembrano una beffa: scoloriti, mezzi crollati, magari con i nomi antichi corrosi dal tempo e dalla salsedine che comunque il vento spara ancora su quel simulacro balneare.

A sinistra il Porto petroli di Multedo, con sullo sfondo la pista aeroportuale, davanti la banchina di Levante del porto che si deve chiamare di Prà e che; invece, molti continuano a chiamare di Voltri e in mezzo il Canale di calma, che esiste solo per il coraggio, l’insistenza, la pervicacia di un gruppo di praesi che da venticinque-trenta anni hanno combattuto la battaglia di difesa della loro identità ed anche della loro dignità di territorio storico, di spiaggia, di mare, di acqua, nonostante tutto.

A Prà hanno costruito come un muro tra i cittadini, il popolo, la storia identitaria e il loro mare e pretendono perfino che ci si dimentichi quel nome di quel territorio, di quella spiaggia, di quel mare, che se lo vuoi vedere devi fare i salti mortali, che se ci vuoi pescare devi andare oltre la diga e magari sparare la tua esca con quelle canne che sembrano balestre, fucili, mentre “prima”, il mare lo sentivi dalla finestra di casa e lo respiravi e venivano da tutto il Nord Italia a fare i bagni qua.

Mea culpa, mea maxima culpa e nostra maxima culpa, perchè chiamiano ancora quel porto di Voltri per inerzia, pigrizia, storica sudditanza senza neppure riconoscere a Prà la sua identità. Non lo facciamo sempre, non lo facciamo tutti, sui giornali e sui mezzi di comunicazione, ma scappa, come è scappato a Blitz nel servizio che immagina l’arrivo della grande nave Costa la “Concordia” a Genova, proprio sulla banchina di Levante del porto.

Hanno ragione a protestare gli abitanti di Prà, i praesi, genovesi speciali, ai quali andrebbe riconosciuto un premio di resistenza, i Comitati di oggi e quelli di ieri, dei quaoli ricordiamo figure storiche come quella di Ginetto Parodi: gli hanno scippato tutto per far crescere i traffici marittimi-portuali della città e non riconoscono neppure la loro identità così difesa nel corso degli anni. Hannom cercato di cancellargli il nome.

Prà era un incanto con le colline di basilico alle spalle e la spiaggia davanti con quei gozzi panciuti e colorati. Oggi Prà resiste in un assedio di container, di cemento, di rari respiri come quello del Canale di calma, dove si sono spostate le sedi di tutte le associazioni collegate al mare, alla pesca e chiede di chiamarsi come si chiama, “chiede che le cose si chiamino” con il loro nome” – come ci scrivono.

C’è una ragione più forte di sempre, oggi che sta per arrivare la grande nave da rottamare, oggi che quella nave _ se tutto andrà bene _ sarà attraccata con il suo cadavere dolente nella banchina di Prà, oggi che quel nome rimbalzerà in tutto il mondo.

La Concordia viaggia dall’isola del Giglio al porto di Prà. Potrebbe essere almeno il segno definitivo, la correzione universale di un errore che potrebbe sembrare banale, se visto da lontano rispetto a Genova, città lunga, totuosa, distesa lungo un mare che magari non c’è più.

L’hanno cancellato a Cornigliano per costruirci sopra l’Acciaieria dell’Italsider, l’hanno cancellato a Sestri Ponente per metterci la pista aeroportuale, l’hanno cancellato a Multedo per costruirci il Porto Petroli, l’hanno cancellato a Prà e a Voltri per costruirci il porto satellite.

Ma l’acciaio genovese è targato Cornigliano, l’aeroporto è targato Sestri P., il porto Petroli è targato Multedo. Perchè il nuovo porto, entrato in funzione negli anni Ottanta, si è chiamato spesso Porto di Voltri e non di Prà? Solo perchè la potenza industriale della Fiat che è stata la prima propietaria di quella società di terminal e poi i padroni stranieri del VTE, letteralmente Voltri Terminal Europa, ecco l’equivoco, hanno perpetrato la nomenclatura imprecisa?

La Concordia oscurerà ancor di più l’orizzonte, porterà lavoro a tutto il Ponente genovese, ma anche inquinamento, fracasso, traffico in mare, sulle banchine, sulla strada Aurelia, sull’Autostrada che corre sopra. Lasciate che si riconosca almeno che tutto questo avviene a Prà e non altrove a Genova.

Questo è l’orgoglio da rispettare di chi ha dato tanto allo sviluppo della città, sacrificando la propria pelle spesso, ma che non vuole sia cancellata la propria identità. Avete capito: non è solo una questione di geografia con i nomi giusti. E’ molto di più.