Sergio Cofferati: primarie in Liguria? Se me lo chiedessero ci penserei. Ma per ora…

di Franco Manzitti
Pubblicato il 3 Novembre 2014 - 10:15 OLTRE 6 MESI FA
Sergio Cofferati: primarie in Liguria? Se me lo chiedessero ci penserei. Ma  per ora...

Sergio Cofferati, “cinese” a Genova: il Pd gli chiederà di correre per la Regione Liguria?

GENOVA – Chissà, forse il segno di un destino genovese e ligure per Sergio Cofferati, “ il cinese” è datato 2003, quando il già ex segretario generale Cgil, lombardo di Cremona, arriva a Palazzo San Giorgio nella sua qualità di leader di un fronte di sinistra degli allora Ds, nella lunga deriva d’alemian-veltroniana, per un gran comizio nell’ombelico del porto di Genova.

Il palazzo è gremito perché è quella Genova post operaia, portuale, fortemente sindacalizzata, dove il Pci aveva avuto consensi esplosivi negli anni Settanta della cavalcata berlingueriana, che si ritrova, come a chiedere lumi. E il “cinese” incarna quello spirito che oramai è residuale nella città, ma nessuno lo sa ancora, in ciò che diventerà l’Ulivo di Prodi e compagnia cantante.

La città è governata dal sindaco-avvocato-professore Giuseppe Pericu, ex socialista, tra i futuri fondatori del Pd e la Regione, quella per cui ora si combatte e Cofferati potrebbe, usiamo il triplo condizionale potrebbe-potrebbe-potrebbe, correre in tempi tanto diversi, è nella mani di Sandro Biasotti, un imprenditore dei trasporti, berlusconiano molto naif politicamente, che durerà fino al 2005, ma che è ancora nelle fila forziste oggi che il mondo è cambiato anche per lui.

La storia spingerà Cofferati a fare il sindaco di Bologna, nobile periferia di un partito che fa altre scelte, e poi lo porterà per ragioni personali private a Genova, dove la sua seconda vita lo proietterà nell’Europarlamento in conto della Circoscrizione del Nord Ovest, ma non gli darà mai un ruolo rilevante della nomenklatura ligure.

È come se una squadra di calcio comprasse Gullit, ma poi decide di non farlo mai giocare nelle partite in casa. In Europa va bene, ma a Zena nulla, maniman (espressione dialettale genovese) pestasse i calli a qualche leaderino o a qualche leaderina genovese e ligure.

Gullit- Cofferati non alzerà mai neppure un sopracciglio per questo atteggiamento. La classe non è acqua… Cofferati sarà sempre come un principe con un grande ruolo diplomatico a Bruxelles e Stasburgo, ma i democrat non lo useranno mai, troppo presi nei loro giochini a perdere, culminati nel 2011 quando si faranno soffiare anche il Comune da Marco Doria, indipendente Sel, vincente sulle candidate Pd in corsa, Marta Vincenzi e Roberta Pinotti.

La storia istituzionale di Genova e della Liguria passerà dalle mani di Pericu e Biasotti a quelle di Marta Vincenzi, sindaco per soli cinque anni a quelle del capataz, Claudio Burlando, che salirà in sella alla Regione , sconfiggendo per due volte lo stesso Biasotti, ben lieto di andare a Roma a fare il deputato berlusconiano.

Questa storia molto capovolta ripropone ora “il cinese” finalmente in un possibile ruolo genovese e ligure, territorialnemte centrale con le soffiate che lo indicano come candidato alle Primarie del centro sinistra in quel guazzabuglio che sono diventate queste consultazioni “interne”, di cui si ragiona da mesi e mesi, mentre il declino della città moltiplica le sofferenze: da quelle tragiche della alluvione a quelle della crisi economica che la prosciuga proprio nel suo assetto produttivo, quello a difendere il quale Cofferati ha speso la sua prima intensa vita da sindacalista.

Quando gli chiedi se correrà per le Primarie del centro sinistra contro la candidata del “re” Burlando, la trentanovenne assessora spezzina Raffaella Paita e contro gli altri eventuali candidati che salgono e scendono dalla giostra, Sergio Cofferati alza un muro di prudenza e riserbo:

“Se me lo chiederanno ufficialmente prenderò il mio tempo per pensarci e decidere “,

risponde a Bltizquotidiano, confermando la sua dichiarazione dei giorni scorsi con la quale ha risposto al baccano di indiscrezioni e illazioni pubblicate sul suo nome in corsa insieme con quello del deputato Pd Mario Tullo, un enfant du pays, genovesissimo, ex segretario regionale e provinciale.

Come dire: non me lo hanno ancora chiesto.

È cosciente, Cofferati, che un nome come il suo in corsa contro la renziana della seconda ora, Raffaella Paita, in gara da otto mesi, ambiziosa, scatenata anche se azzoppata dalla catastrofe alluvionale (è da pochi mesi assessore anche alla Protezione Civile regionale), scatenerebbe una battaglia dura nel Pd anche in Liguria dove non sono certo rose e fiori da anni.

Lui, un non renziano, lui capace di mobilitare tutta quella sinistra che va oltre i confini dem e che a Genova ha un terreno fertilissimo e truppe in fuga non solo da queste Primarie? Spiega Sergio Cofferati:

“Quello che mi preoccupa molto di più delle Primarie sono le elezioni, che verranno dopo la scelta della sinistra e che seguiranno un periodo veramente difficile che stiamo attraversando. Già la decisione di scegliere il 21 dicembre per questa consultazione mi sembra pericolosissima. In pieno periodo natalizio e alla vigilia di quale tipo di Natale di sofferenza, chiediamo ai nostri elettori di mobilitarsi e di decidere il nostro candidato, come se fossimo in una condizione politica normale e non in una emergenza assoluta?

“Lasciamo stare il nome che sarà scelto, ma abbiamo presente bene il rischio che possiamo correre politicamente contro magari un Carneade delle Cinque Stelle, un Pizzarotti di Parma o uno sconosciuto, come il vincitore delle ultime comunali a Livorno? Ci presenteremmo a quelle elezioni con questo strascico di lotte interne, di scelte sulla data delle Primarie, con candidati entrati e usciti da questa contesa per la quale la data stessa è stata decisa con grande difficoltà”.

Inutile chiedere a Sergio Cofferati se, comunque, ha riflettuto sul contenuto della partita regionale ligure, su un programma con il quale presentarsi agli elettori, prima quelli delle Primarie e poi quelli della Liguria intera, in un clima di pieno distacco dalla politica:

“Se mi chiederanno una disponibilità a candidarmi rifletterò misurando la mia decisione evidentemente anche sul contenuto. Oggi quello che mi preoccupa soprattutto è il clima un po’ cinico nel quale questa partita genovese e ligure è stata affrontata dai vertici del Pd, che hanno sicuramente tante emergenze da affrontare, ma che non possono certo permettersi di non pensare bene alla Liguria e al rischio di perdere una regione così importante”.

Sergio Cofferati non lo dice, ma è noto che una larga parte del Pd sta soffrendo i modi spicci nei quali la questione delle candidatura alla presidenza della Regione ligure è stata gestita dal centro del Pd a Roma. La decisione finale di fare, comunque, le Primarie, che arrivano dopo il trauma della alluvione e delle insufficienze amministrative nel prevedere e gestire la catastrofe, è arrivata in un vertice al quale, dopo estenuanti incontri romani, ha partecipato il vice di Matteo Renzi, Lorenzo Guerini.

Renzi a Genova non è più venuto, neppure dopo l’alluvione con un non gesto più che significativo, da alcuni letto come pilatesco, da altri come la firma a una procedura risolta in loco: ma sì facciamo correre fino in fondo la signora Paita. Si alle Primarie e, quindi, sì alla corsa della signora Raffealla Paita e al blocco burlandiano, che stava tessendo la sua trama in concorrenza con un lotto di comprimari, i quali sembrano giocare a tiramolla.

Il concorrente numero uno della sfida con la “delfina” del presidente uscente era stato Federico Berruti, il pallido sindaco di Savona, renziano della prima ora, ritiratosi poi dalla contesa quando le regole imposte dal vertice regionale avevano alzato troppo l’asticella delle firme per presentare la candidatura. Di fronte a una modifica formale Berruti, uno che sedeva al fianco del premier durante le prime Leopolde, ora potrebbe rientrare, ma il fatto stesso che ci sia una rimeditazione dopo una ammissione di debolezza spiega quanto incerto sia il suo “rientro”.

Gli altri concorrenti sono Alberto Villa, presidente del Pd ligure, classico candidato di bandiera, di oneste intenzioni, ma di scarso insediamento nelle strutture del partito, che è sceso vertiginosamente nelle iscrizioni, poco sopra i tremila democrat liguri………..

Un altro candidato è Massimiliano Tovo, dell’Udc, partito residuale a cui si deve la vittoria di Burlando nel 2010, ma che oggi non si sa neppure se esista ancora.

Il resto dei nomi di questa sfida ligure esce da un frullatore di indiscrezioni nel quale è stato messo anche quello di Sergio Cofferati. La reazione dell’ex segretario generale della Cgil, prima di Epifani e Camusso, alle indiscrezioni è spiegata anche dal modo con il quale il suo nome è saltato fuori: una notizia pubblicata su “Repubblica” edizione ligure, a firma di Raffaele Niri, un giornalista sempre ben informato.

“Aspetto ancora questa richiesta”

ribadisce Cofferati “il cinese”, facendo intendere che il modo di tirarlo in ballo può anche essere stato provocato dall’intenzione non del giornalista, ma di qualche fonte interessata a bruciare più nomi possibili. A che scopo? La risposta è chiara: fare terra bruciata intorno alla cavalcata di Raffaella Paita, una soluzione che in qualche modo si ritaglierebbe bene negli identikit tanto amati da Matteo Renzi: donna, giovane, di aspetto accattivante e già con una certa esperienza di amministrazione locale, consolidata bene sul territorio grazie al traino del suo presidente Burlando e ora, dopo il salto della quaglia di qualche mese fa, perfettamente omologata al verbo renziano.

Anche questo Cofferati non lo confessa, ma la sbrigatività della decisione di fissare le Primarie alla vigilia di Natale è arrivata con un vertice al quale ha partecipato Guerini, precipitatosi a Genova solo per questo, senza avere il tempo di ricevere neppure una delegazione di alluvionati o di sindacalisti impegnati nelle cento disperate trattative sindacali che segnano il patatrac dell’industria genovese e ligure: Ilva, Ansaldo Enegia, Selex, Esaote, Piaggio Aerei, Agnesi e via elencando, con il buco di migliaia di posti di lavoro che ballano.

Cofferati preferisce “tagliare” e semmai dedicarsi al suo minuzioso lavoro di eurodeputato, uno dei più diligenti, al secondo mandato:

”Mi preoccupa molto oggi il Trattato commerciale che gli Usa stanno discutendo con l’Europa e al quale il Parlamento europeo sta lavorando, perché credo che in quella questione ci sia in ballo veramente un pezzo di democrazia del nostro Continente”.

Certo, inquadrata così, la partita ligure della candidatura alla presidenza della regione può sembrare marginale e magari giustificare una certa sbrigatività del Pd e dei suoi cavalcanti leader, che in Liguria possono contare anche su due ministri, la genovese Roberta Pinotti, titolare del dicastero della Difesa e lo spezzino Andrea Orlando, Guardasigilli, il cui nome è stato anche molto giocato nella corsa alle Primarie liguri.

Lo hanno ripetutamente indicato (e continuano a farlo ancora), “usando” una certa distanza del ministro non propriamenmte renziano dal suo capo e legittimamdo una sua aspirazione di leadership della minoranza Pd.

Si infervora Cofferati:

“ Ma vi sembra reale pensare che oggi uno come il ministro di Grazia e Giustizia che ha in mano una delle riforme più delicate come quella, appunto, della Giustizia, possa pensare di correre in una elezione Primaria regionale?”.

Non ancora ufficialmente richiesta, comunque, sul tappeto almeno a livello di grande suggestione, la candidatura regionale di Sergio Cofferati ha già cambiato lo scenario nel quale queste elezioni della prossima primavera si stanno preparando. Probabilmente una discesa in campo del “cinese” catalizzerebbe intorno allo scontro regionale, sia quello interno al centro sinistra, sia quello più in generale, una attenzione oggi molto sfumata.

L’alluvione, i suoi disastrosi effetti, la denuncia della estrema fragilità del territorio ligure, tanto denunciata da far vivere oggi ogni vigilia di pioggia come una imminente catastrofe, tra stati di allerta lanciati, esagerati, sottovalutati, hanno deviato l’attenzione verso la politica, rimasta un affare molto interno, soprattutto alla sinistra al potere da anni e anni, con uno dominio quasi assoluto negli ultimi dieci anni di Claudio Burlando.

La percezione di una ribellione verso i leader di qualsiasi parte, compreso quelli del Movimento Cinque Stelle, dopo la clamorosa contestazione a Beppe Grillo, mandato al diavolo dagli “angeli del fango”, dopo quella al sindaco di Genova Marco Doria, eletto tre anni fa in nome di un antipartitismo tradizionale, è tanto forte in Liguria e a Genova che ogni possibile candidatura sembra una tabula rasa.

Ci vogliono attrezzi molto solidi per agganciare un territorio fragile e pieno di sofferenza come quello genovese e ligure e probabilmente ci vogliono candidati capaci di una sintonia forte con un pubblico di elettori in fuga, che non riesce più neppure a farsi conquistare dai “nuovi” o dai “Carneadi”. Se Cofferati deciderà di entrare in questo ring, dopo che glielo avranno eventualmente chiesto con tutti i crismi, certamente sarà riconosciuto come un concorrente con quegli attrezzi e quei numeri, una specie di fuoriclasse rispetto agli sforzi di schieramento della nomenclatura locale. Chissà….