Un inutile referendum. La Lega sopravviverà, la democrazia un po’ meno

di Gennaro Malgieri
Pubblicato il 3 Maggio 2009 - 02:32| Aggiornato il 16 Settembre 2010 OLTRE 6 MESI FA

Il referendum elettorale fallirà. Non si facciano illusioni gli amici referendari Segni e Guzzetta: il sì annunciato dal presidente del Consiglio, guarda caso proprio nel giorno in cui veniva approvato in via definitiva al Senato il federalismo fiscale, è puramente “tattico”. Berlusconi non ha nessuna intenzione di rompere con la Lega: se avesse voluto farlo avrebbe accettato, come logica consigliava, di accorpare la consultazione referendaria alle elezioni europee ed amministrative del 7 giugno. Del resto, le minacce del Carroccio, autorevolmente proferite dal ministro dell’Interno che dovrebbe essere garante dei processi elettorali e consultivi, ancorché prive di conseguenze dal momento che Bossi non si vuole suicidare, gettano pur sempre ombre sulla maggioranza che al momento ritiene opportuno scacciare. Purtroppo si scaccia così, per responsabilità di una classe politica oligarchica e partitocratica, anche la possibilità di dare al popolo uno strumento costituzionale per riformare le leggi, svilendolo di fatto e, forse, seppellendolo definitivamente.

Il referendum che inutilmente si svolgerà il 21 giugno, quando tutti saranno al mare e dunque non ha nessuna possibilità di raggiungere il quorum, prevede che il premio di maggioranza non verrà più attribuito alla coalizione che prenderà più voti alla Camera, ma alla lista; lo stesso accadrà al Senato dove, secondo la legge vigente, il premio viene assegnato su base regionale; il terzo quesito chiede di abrogare le candidature multiple per entrambi i rami del Parlamento.

La legge che verrebbe fuori se il referendum passasse, accentuerebbe il bipartitismo e semplificherebbe ulteriormente il sistema, ma lascerebbe comunque in vita l’obbrobrio delle liste compilate dalle segreterie dei partiti e, dunque, perpetuerebbe lo sconcio di un Parlamento composto da “nominati” piuttosto che da eletti. È su questo aspetto che le forze politiche, comunque vadano le cose, dovrebbero concentrarsi fin da subito per cancellare norme che sono francamente antidemocratiche, oltre che esteticamente (se così si può dire) inguardabili.

Il Cavaliere, intanto, si gioca la sua partita. Dirà sì, per non smentire se stesso, ma si guarderà bene dal fare campagna elettorale. Alla stessa maniera si comporteranno i suoi parlamentari ai quali lo spettro della crisi di governo e della possibile fine anticipata della legislatura provocano forti emicranie, istituzionali s’intende…

Dunque, tutti al mare. Con l’ipocrita benedizione anche del Pd che fa finta di volere il referendum, ma in realtà lo teme più della Lega. Rutelli è stato sincero come nessun altro dei suoi compagni di partito. Ha detto: «Se il referendum passasse si consegnerebbe l’Italia al populismo di destra». Con tanti saluti alla democrazia diretta, alla partecipazione popolare, al rispetto degli istituti costituzionali.