Europa, equilibri saltati in Francia e Germania, nuovo ordine verde?

di Giampiero Martinotti
Pubblicato il 3 Giugno 2019 - 12:33| Aggiornato il 11 Settembre 2020 OLTRE 6 MESI FA
Europa, equilibri saltati in Francia e Germania, nuovo ordine verde? Nella foto Ansa Andrea Nahles, dimissionaria leader socialista in Germania

Europa, equilibri saltati in Francia e Germania, nuovo ordine verde? Nella foto Ansa Andrea Nahles, dimissionaria leader socialista in Germania

PARIGI – Nel giro di ventiquattr’ore due dimissioni, sulle opposte sponde del Reno, hanno messo in luce il tracollo del vecchio mondo politico. Andrea Nahles, prima donna a tenere le redini della socialdemocrazia tedesca, ha abbandonato il vertice della Spd, indossando la responsabilità di una duplice sconfitta, alle europee e alle regionali di Brema. Poche ore dopo, il presidente dei Repubblicani francesi, Laurent Wauquiez, ha compiuto lo stesso gesto dopo l’umiliazione subita il 26 maggio. In poche ore, la dirigente tedesca della sinistra progressista e il leader francese della destra moderata hanno gettato la spugna. Troppo facile dire che la contrapposizione tra destra e sinistra è ormai superata e a questo proposito è certamente più utile rileggere, venticinque anni dopo, il famoso libro di Norberto Bobbio. Ma non si può nemmeno far finta di nulla : in molti paesi, il voto delle europee ha confermato quanto sia in crisi, in tutto l’Occidente, il modello della democrazia rappresentativa e delle forze che lo hanno tradizionalmente interpretato.

   Restiamo ai due paesi maggiori dell’eurozona (e presto, con la Brexit, dell’intera Ue), Germania e Francia. Il panorama tedesco è contrassegnato da quattro elementi : l’emergenza di un’estrema destra, l’Afd, forte soprattutto nei Länder dell’ex Germania comunista, che non sono riusciti a colmare il gap con gli standard di vita dell’Ovest ; un lento declino del centro-destra, incarnato dalla Cdu di Angela Merkel, che resta il primo partito, ma che perde consensi in maniera costante da almeno due-tre anni ; il lungo tracollo, cominciato nel 2005, della Spd, scesa il 26 maggio al 15,5 per cento, il dato peggiore del dopoguerra ; l’emergere, nel mondo progressista, di un partito ecologista pragmatico e realista, diventato il secondo del paese alle europee e, secondo un sondaggio, addirittura il primo in caso di nuove elezioni politiche.

   Dal 1949, la democrazia tedesca si è costruita sulla competizione tra destra moderata (Cdu e Csu bavarese) e sinistra di governo (Spd). Questo schema si è a poco a poco consumato, con l’irruzione di nuove forze politiche: i Verdi fin dagli anni ‘80, la Linke, erede dei vecchi comunisti orientali, dopo la riunificazione, e ora l’Afd, apertamente euroscettica e xenofoba. E così il vecchio modello è esploso, malgrado la Germania resti il paese più ricco del continente, segno che le cause economiche sono indispensabili, ma non sufficienti, per spiegare la crisi attuale.

   Il caso francese è diverso, ma approda a un risultato molto simile. L’arrivo all’Eliseo, due anni fa, di Emmanuel Macron, dovuto a una serie di fortunate circostanze, ha provocato un vero e proprio big-bang, confermato dal voto del 26 maggio. Macron, con il suo partito arrivato dietro al Rassemblement National di Marine Le Pen con uno scarto ridotto allo 0,9 %, è almeno il « co-vincitore » delle europee francesi. E’ riuscito a svuotare la destra democratica, ridotta a poco più dell’8 per cento, e può osservare compiaciuto il panorama di una sinistra spezzettata in cui nessun partito va al di là del 6,3 per cento. Il suo obiettivo di ridurre la politica francese a un duello tra lui stesso e la Le Pen è quasi raggiunto. Dovrà però far attenzione ai Verdi, che hanno ottenuto un successo imprevisto (13,48%). In passato, gli ecologisti francesi hanno ottenuto ottimi risultati alle europee, senza mai riuscire a confermarli nelle elezioni nazionali. Oggi, con la forte coscienza dei giovani sui temi ambientali, la situazione può essere diversa. Non a caso, Macron ha già preparato una prima risposta : nel suo progetto di riforma costituzionale verrà introdotto, tra i principi dell’articolo 1, anche quello della lotta al cambiamento climatico. Un simbolo non da poco.

   Il paesaggio politico francese, come quello tedesco, è quindi notevolmente mutato. La Quinta Repubblica voluta dal generale de Gaulle si basava, oltre che sull’elezione a suffragio universale del presidente, su una dicotomia politica : prima quella fra gollisti e comunisti, poi quella tra centro-destra neogollista e Partito socialista. Questo schema è esploso, in questo momento non esiste più. Forse riemergerà, forse no. Ma la crisi della rappresentanza politica tradizionale in Francia e in Germania, cui si aggiungono le lacerazioni attorno alla Brexit nel Regno Unito e il rivolgimento dello scacchiere politico in Italia, dimostrano quanto sia profonda la crisi della nostra democrazia rappresentativa, che appena trent’anni fa, alla caduta del Muro, credevamo così solida e quasi indistruttibile.