Giornalisti in Ucraina, quella cronaca idiota sulla “paranoia” degli ucraini

di Lucio Fero
Pubblicato il 4 Marzo 2022 - 09:38 OLTRE 6 MESI FA
Giornalisti in Ucraina, quella cronaca idiota sulla "paranoia" degli ucraini

Giornalisti in Ucraina, quella cronaca idiota sulla “paranoia” degli ucraini FOTO ANSA

In Ucraina, nelle città bombardate e quanto più vicini possibile alla linea dei combattimenti ci sono giornalisti italiani che fanno con coraggio e professionalità un lavoro rischioso e per certi versi benemerito. Gente seria che fa giornalismo serio. Gente che sa quel che fa, ha nozione del suo ruolo, della sua funzione e che non fatica certo a rendersi conto di dove sta, e cioè in un teatro di guerra. Ma, purtroppo, una clamorosa eccezione. Eccezione alla serietà, alla compostezza, alla consapevolezza. E, ancora purtroppo, anzi purtroppo ancor di più, la divulgazione di questa eccezione alla serietà sotto le mentite spoglie di una cronaca di guerra.

Una cronaca senza pudore

Eccola la cronaca, purtroppo diffusa anche in tv. Racconta un’inviata in Ucraina: “Eravamo in stanza d’albergo, picchiano alla porta, entrano, ci mettono faccia a terra, i fucili puntati, ci chiedono i documenti e ci chiedono cosa facciamo lì…”. “Non parlano inglese e (qui la voce si fa quasi rotta) eravamo in diretta”. Non si interrompe una diretta tv, è questo il supremo comandamento in studio, non lo sanno i soldati ucraini? Poi il racconto prosegue e si fa comprensivo, ecco la spiegazione: “Qui c’è un livello di paranoia totale”. Paranoia? L’inviata usa il termine paranoia nell’accezione mondana di quando si va dal parrucchiere e c’è traffico, magari…da morire. E il vigile ti ferma per un controllo e tu vai in…”paranoia”.

Ma lo sa l’inviata cosa significa paranoia? Lo sa, sospetta vagamente che la parola indica una patologia che porta a supporre come esistenti pericoli immaginari e immaginati? Si rende conto dello sfregio che fa a quelli che combattono, muoiono, vengono bombardati? Paranoia! Ben limitato e comunque fuori contesto e fuori fuoco il vocabolario dell’inviata. Paranoia, paranoici quelli che controllano, ispezionano, combattono…come ci fosse una guerra. Infatti l’inviata aggiunge: “Ogni cosa che per loro non è usuale la vivono come minaccia”. Ma guarda, che suscettibili questi ucraini che vivono come minaccia una cosa “non usuale” come una invasione armata.

Vittimismo teatrante

Nessuno ha spiegato a questa eccezione al giornalismo serio che in zona di guerra telecamere e giornalisti sono (e come potrebbe essere altrimenti) sottoposti a controlli e verifiche da parte di chi combatte. Nessuno ha spiegato a questa eccezione al giornalismo vero che è regolare che accada così, che in zona di guerra accade che si venga identificati ad armi spianate. Ma forse non è un caso che alcuni andati in Ucraina si sentano vittime e maltrattati. Pensano si tratti di un contenitore tv, sono stati educati alla finzione scenica, al rituale dell’iperbole, di solito vanno a intervistare e riprendere italica gente che regolarmente si dice “in ginocchio”. Poi vanno tutti ad un apericena.

Li hanno mandati in un teatro di guerra e loro si sono offesi se la padrona dell’albergo ha segnalato alle forze di sicurezza l’opportunità di un controllo. Si sono sentiti maltrattati: magari una telefonata dei soldati prima che salissero in camera loro l’avrebbero considerata più educata e rispettosa. Controllo durante pochi minuti, finito anche con un “sorry” da parte dei soldati ma raccontato con vittimismo teatrante che è ormai la cifra di certe cronache idiote. E stavolta senza pudore né rispetto per gente che sta vivendo la guerra. Vien voglia, se si potesse, di chiedere scusa a quegli ucraini che l’inviata sottoposta a controlli di sicurezza definisce “paranoici”. E…hai voglia a prendersela con l’irresponsabilità e l’ignoranza informata dei sociale se questo vittimismo teatrante viene diffuso come informazione di qualità.