“Bavaglio alla querela”: paghi chi la presenta e perde

di Giuseppe Giulietti
Pubblicato il 3 Aprile 2013 - 19:34| Aggiornato il 9 Dicembre 2022 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Ci sono tanti modi per mettere la mordacchia ai cronisti.

Negli ultimi tempi si é scelta la strada delle leggi bavaglio, dei provvedimenti eccezionali che avrebbero dovuto secretare le intercettazioni e addirittura rendere impubblicabili gli atti processuali prima del dibattimento; questo a prescindere dalla “rilevanza sociale” e dal diritto dei cittadini ad essere informati in modo completo e rigoroso.

Blitz Quotidiano, in quei giorni, ha contribuito ad animare una campagna che è riuscita a sbarrare la strada ai peggiori progetti trasversali.

Il bavaglio, tuttavia, può assumere altre forme e percorrere strade tradizionali, ma non per questo meno insidiose.

Tra queste le cosiddette “querele temerarie”, e cioè l’uso e l’abuso delle denunce contro i presunti diffamatori, accompagnate da richieste stratosferiche di indennizzo, con lo scopo di “intimidire” il cronista e di inviare uno segnale a quanti avessero mai avuto l’intenzione di rimettere il naso in questo o quel mistero italiano.

L’ultima querela temeraria, 25 milioni di euro, l’ha scagliata l’Eni contro Milena Gabanelli e il suo programma Report, che hanno osato mettere il naso negli affari esteri, e non solo, della compagnia nazionale idrocarburi.

Ovviamente non è in discussione il diritto di chi si sente diffamato di reagire, di chiedere rettifiche e repliche, danni morali e materiali, ma questo tipo di richieste hanno più il sapore del bavaglio che non quello del risarcimento.

Di fronte alla moltiplicazione di queste richieste, accompagnate sempre dalla minaccia di risarcimento per decine di milioni di euro, appare sempre più necessaria una modifica della legge che possa prevedere che, in caso di archiviazione o di sconfitta del querelante, almeno una parte della richiesta in denaro sia sborsata comunque dal molestatore per “procurato danno e azione di stalking contro il diritto di cronaca e l’articolo 21 della Costituzione”.

Il diritto del diffamato alla tutela è sacrosanto ed inviolabile, altrettanto sarà ora il caso di prevedere per il dovere di informare del cronista e per il diritto ad essere informati dei cittadini.