No al bavaglio come in Russia: perchè censurare le cattive notizie?

di Giuseppe Giulietti
Pubblicato il 12 Dicembre 2012 - 13:47 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Speriamo che gli “imbavagliatori” nostrani non leggano le cronache che arrivano dalla Russia, altrimenti c’è il rischio che traggano spunto per riprovarci, magari non subito, con qualche norma bavaglio o manetta che sia. Ci riferiamo alla notizia che il governo russo vorrebbe imporre un tetto alle cattive notizie da somministrare all’opinione pubblica: non più del 30 % per edizione.

Non si tratta di uno scherzo, ma di un provvedimento effettivamente ideato e proposto da quella combriccola di liberali che sostiene Putin, quello che piace tanto a Berlusconi.

L’intento, neppure tanto nascosto, non è certo quello di promuovere i “buoni sentimenti”, ma più cinicamente di intralciare il diritto di cronaca, di tenere sotto tiro i pochi cronisti che ancora indagano su malaffare, mafie e camorre, che, anche da quelle parti, hanno messo solidissime radici, aprendosi per altro ad un ricco import-export con gli “amici italiani”.

Naturalmente non mancano i dubbi persino nella maggioranza che sostiene Putin. Chi è come calcolerà la quota buone notizie? Il maltempo sotto quale voce sarà inserito? Una sconfitta nel campionato di calcio sarà considerata “cattiva notizia” per gli sconfitti e buona per i vincenti? Il portatore insano di cattive notizie, magari la vittima medesima, sarà sanzionato?

Al di là di ogni facile ironia, la notizia conferma come il virus della censura e della intolleranza stia riprendendo forza in Ungheria, in Russia, in Romania… purtroppo anche in Italia.

Per queste ragioni spetta anche a noi dare forza e voce a chi, in Russia, si sta opponendo alla legge bavaglio, magari ritrovandoci davanti alla sede della ambasciata a Roma, tanto per ribadire che esiste ancora chi non ama il bavaglio sempre, comunque, dovunque, anche fuori dai nostri confini.