Beni culturali senza ministro. Bondi si dimetta, per il bene di tutti

di Giuseppe Giulietti
Pubblicato il 26 Febbraio 2011 - 17:47 OLTRE 6 MESI FA

Può permettersi un paese come il nostro di avere un ministro dei Beni culturali che sta lì ormai controvoglia?

Passò a fare gli auguri di Natale e poi addio. E il ministero? E i beni culturali? Dicono che abbia preparato gli scatoloni con la sua roba e che sospiri nell’attesa quotidiana di questo benedetto rimpasto che, per amore di Berlusconi, non si sogna di invocare, ma che vivrebbe come un scarcerazione..”, con queste parole, Gian Antonio Stella, uno dei giornalist i più brillanti e rigorosi del Corriere della Sera, ha descritto la paradossale situzione del ministero dei Beni culturali, da mesi senza un ministro, o meglio solo con l’ombra del ministro.

Meglio così, si potrebbe dire, dal momento che il ministro Bondi non è riuscito a combinare quasi nulla, come testimonia lo stesso” milleproproroghe” in votazione al Senato, dove non è stato mantenuta alcuno degli impegni solennemente assunti, a cominciare dal retintegro del Fus e cioè del fondo destinato al sostegno e alla promozione dei settori i della cultura e dello spettacolo.

Il paese che ha il più altro numero di giacimenti culturali e di siti dell’Unesco continua a umiliare e a tradire la sua principlae vocazione nazionale ed identitaria.

Del ministro non c’è traccia, perchè sta a casa, aspetta di essere richiamato ala guida del partito, non ha tempo per musei, i siti archeologici, i teatri, gli enti lirici, le biblioteche, le fondazioni, tutta roba da comunisti, tutti luoghi ostili, fortini di quelli che non amano il pensiero unico televisivo e il conflitto di interessi e per questo sono mondi da lasciar deperire, così come la scuola pubblica, per stare all’ultimo proclama lanciato da Berlusconi, per altro il nume tutelare del ministro poeta.

Eppure il medesimo Bondi, che non ha tempo nè voglia per recarsi in ufficio, riesce a rilasciare decine di comunicati al giorno contro tutto e tutti.

Un giorno spara sulla Corte costituzionale, un altro contro il professor Eco, poi allunga due schiaffoni a Saviano e agli autori cinematografici, un altro ancora manda al rogo la stampa internazionale, insomma per ognuno una buona parola, tranne che per i suoi compiti di istituto che non riece proprio d assolvere, tranne che per alcune questioncelle familiari che ha provveduto a sistemare con rara celerità trovando una sistemazione al figlio della sua compagna e persino al primo marito della signora. Se avesse riservato un affetto analogo anche al cinema italiano non avrebbe avuto difficoltà alcuna a sistemare le centinaia di famiglie dei tanti lavoratori precari del settore.

Lo svogliato ministro risponderà almeno alle domande che gli sono state poste dal Corriere della Sera, oppure definirà anche questo articolo ” ingiurioso e volgare”, come ha già fatto con quelli pubblicati da “quei bolscevichi” del Times?

Francamente non ci interessa sapere quali siano le ragioni, pubbliche e private, che tormentano il ministro, ma ci sembrerebbe doveroso che lui stesso contribuisse a porre fine allo spettacolo.

La mozione di sfiducia contro di lui è stata respinta grazie al voto dei deputati pentiti che, dopo un lungo e fruttoso tormento, hanno pensato bene non tanto di salvare lui quanto se stessi, ma ora il ministro potrebbe sorprendere tutti e ….autodimettersi.

Per una volta saremmo tutti felici: lui, la sua famiglia e soprattutto quelli che non vorrebbero assistere al crollo reale, o simbolico, di ville, teatri, pinacoteche e di quei beni preziosi che,un tempo, rappresentavano l’orgoglio italiano nel mondo.