Beppe Grillo: contro Bersani per ora vince facile. Quanto durerà?

di Giuseppe Giulietti
Pubblicato il 8 Marzo 2013 - 06:31 OLTRE 6 MESI FA
grillo beppe

Beppe Grillo (Foto Lapresse)

Trovo insopportabile la continua oscillazione, in sede politica e mediatica, del giudizio su Beppe Grillo ed il suo Movimento 5 Stelle.

Nel giro di poche ore, e persino di poche righe, si passa dalla acritica esaltazione della sua modernità e della sua capacità di raccogliere il malessere sociale alla demonizzazione assoluta, alla catastrofe imminente, al fascismo del terzo millennio.

Per nostra fortuna Blitz ha scelto la strada di raccontare i fatti, di non omettere e di trattare Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio in modo ” laico” e cioè come i responsabili di una nuova formazione politica che andrà giudicata per quello che farà e non solo per l’abile campagna mediatica studiata a tavolino.

Dal punto di vista dell’uso del linguaggio e della comunicazione il movimento è uno strano miscuglio tra intelligente uso della rete e sapiente utilizzo delle strategie di marketing pubblicitario, le stesse usate per un ventennio da Berlusconi.

Quando, per fare un esempio, Beppe Grillo annuncia che vuole conquistare il 100% dei voti, oltre ad esprimere una pulsione difficilmente compatibile con l’ordinamento democratico, non sta forse riprendendo il cavaliere dei bei tempi quando sbandierava misteriosi sondaggi che lo davano regolarmente oltre la soglia del 120%?

Si tratta di una tecnica che tende a consolidare il risultato e a creare una aspettativa sul prossimo ” Tsunami” o sulla eterna ” Ridiscesa in campo”.

Quando, per fare un altro esempio, Beppe Grillo annuncia possibili complotti per ” sputtanarlo”, ovviamente orditi dai media, non sta forse riutilizzando l’antico espediente del nemico alle porte, per esorcizzare tutte le domande e le inchieste sgradite?

Lo stesso uso, frequente, della invettiva e della tecnica della sparata e della successiva smentita non rientrano in un campionario assolutamente tradizionale, figlio della retorica della vecchia politica?

Per la ennesima volta, tanta parte della politica e dell’informazione si fa incantare da questi espedienti, insegue la lepre, si interroga sull’uomo mascherato, ma non riesce ad afferrarlo, perché invece di guardare il pallone, si fa impressionare dal frenetico movimento delle gambe.

Grillo non ha vinto solo per il sapiente uso della rete e per la riedizione degli schemi retorici di Berlusconi, ma perché ha saputo dare un luogo politico ai malesseri e ai risentimenti, alcuni dei quali assolutamente giustificati.

Negli 8 punti di Bersani ci sono molte cose condivisibili: dal taglio dei costi della politica al conflitto di interessi, dalle norme anticorruzione alla legge elettorale, dagli incentivi per il lavoro agli ammortizzatori sociali, ma queste stesse proposte, e forse altre, andavano formulate prima del voto, comunicate in modo efficace, ponendo al centro del progetto le persone che avrebbero votato e non solo le suscettibilità dei futuri alleati.

Ora, quasi sicuramente, è troppo tardi.

L’accordo non si farà, anche perché il Movimento 5 Stelle non se lo può permettere, deve sparare sul quartiere generale, meglio ancora se il quartier generale sarà governato da una impossibile alleanza Bersani Berlusconi, magari con una spruzzata di Monti.

Un tempo si chiamava ” Tanto peggio, tanto meglio”.

I sostenitori di questo schema politico vissero momenti di gloria, ma persero la partita.

Oggi Beppe Grillo sogna il 100%, ma se dovesse continuare a muovere le gambe senza far correre il pallone (quei risultati che gli italiani ora attendono) potrebbe scoprire che in politica si può scendere e salire con altrettanta rapidità ed imprevedibilità.

Naturalmente questo dipende anche dai suoi avversari e, proprio per questo, almeno per ora, potrà continuare a mettere in mostra l’intero campionario delle finte, senza temere di incassare la rete della sconfitta.