Una barzelletta li seppellirà

di Giuseppe Giulietti
Pubblicato il 9 Aprile 2011 - 15:42 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Il presidente Napolitano aveva invitato tutti ad abbassare i toni e a tenere comportamenti sobri e rigorosi.

Il presidente del consiglio ha accolto da par suo questo invito e ha pensato bene di esibirsi in una prestazione giocosa, degna davvero dei grandi statisti internazionali.

Nelle ore segnate dalla crisi internazionale e dai cadaveri galleggianti sulle acque, il presidente, forse suonato dalla sberla rimediata alle Generali, ci ha raccontato la barzelletta dello spastico, quella dello champagne sul seno della signora, e non ha mancato di invitare le studentesse premiate a casa sua per un bunga bunga. Questa volta, in omaggio alla parità dei sessi, ha invitato anche un giovane definito “carino”.

La sala è restata perplessa, gli sguardi di alcune ragazze e di alcuni ragazzi in platea manifestavano non tanto rabbia, quanto un rassegnato disgusto, il prezzo da pagare ad un paese dominato da vecchie oligarchie che ormai  hanno perso anche il controllo del corpo e delle parole.

Eppure, spesso, troppo spesso, questo rassegnato disgusto resta silente, si manifesta in privato, non trova il corggio di esprimersi tra coloro che lo sostengono e lo votano.

Possibile che la ministra Meloni non si senta umiliata a fare da spalla e dover reggere la mano del vecchio presidente che fa l’imitazione di uno spastico?

Possibile che non ci sia in sala un solo cattolico che urli il suo sdegno o un professore che ribalti civilmente  una sedia?

Possibile che non ci sia un solo esponente di quella destra, eppure ne conosco di capaci ed onesti, che  prenda carta e penna per esprimere il suo fastidio ancor prima che politico, etico e civile?

Un presdente che, tra una barzelletta e l’altra, minaccia il Quirinale, la corte costtuzionale, il parlamento, la democrazia, deve essere fermato prima che faccia altri guasti, prima che travolga tutto e tutti.

Geronzi è stato rimosso dalla presidenza delle Generali, forse è giunto il momento che i medesimi poteri forti, le stesse logge, e chiunque  abbia la possibilità di farlo, anche i suoi collaboratori, facciano lo stesso con Berlusconi ed amorevolmente lo accompagnino alla porta, lo facciano presidente onorario di quello che vogliono, ma lo mettano in condizione di non nuocere più ad alcuno e in primo luogo alla repubblica italiana.

Ora ci vuole davvero un 25 luglio. Sarà il caso che si sbrighino, mancano poche settimane.