Se Bersani fallisce, elezioni subito. O si finirà in una palude “tecnica”

di Giuseppe Giulietti
Pubblicato il 22 Marzo 2013 - 19:09| Aggiornato il 3 Novembre 2022 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Il presidente Giorgio Napolitano ha affidato a Pier Luigi Bersani l’incarico di formare il nuovo Governo “purché sia fornito di una maggioranza certa in tutte e due le Camere”. Cosa altro avrebbe potuto fare il presidente della Repubblica?

Che piaccia o no la coalizione guidata dal segretario del Pd ha conquistato la maggioranza dei voti sia alla Camera, sia al Senato.

A chi avrebbe dovuto dare questo mandato? A Silvio Berlusconi che ha perso quasi 7 milioni di voti, o a Grillo che ha stabilito da solo che “non può esistere altro governo all’infuori di me”?

Probabilmente, qualcuno già dice sicuramente, Bersani non riuscirà a cavare il classico ragno dal buco, e dovrà alzare bandiera bianca, ma quelli che pensano di fregarsi le mani e di strappare bottiglie, dentro e fuori il Pd, potrebbero presto scoprire di aver reciso l’albero sul quale stanno appollaiati.

Dopo Bersani, Napolitano dovrà indicare un altro candidato, Pietro Grasso o uno di quelli che vengono chiamati “tecnici” e, obbligatoriamente, il nuovo arrivato dovrà avere l’appoggio anche di Monti e di Berlusconi.

Il suo programma discenderà da queste eventuali convergenze e progressivamente spariranno dalle agende il conflitto di interessi, la riduzione delle spese per l’acquisto dei cacciabombardieri F35, la revisione della legge Fornero, l’approvazione delle norme in materia di coppie di fatto, di eutanasia, di riconoscimento dei diritti degli omosessuali, per non parlare della legge elettorale che, al massimo, diventerà un lattonzolo, inteso come il piccolo del porcellum.

Ancora una volta, in questo caso, sarebbe il Pd, primo partito alla Camera, a sopportare il peso del nuovo governo e delle larghe intese.

Berlusconi, dal canto suo, ha il solo problema di sedersi al tavolo dove si decide e di piazzare qualche avvocato a controllare che nessuno osi sfiorare il perimetro del suo conflitto di interessi.

Il Movimento 5 Stelle si limiterà ad assistere, a giocare al +1, ad alzare l’asticella su tutto, con l’obiettivo di ridicolizzare gli interlocutori e di favorire la loro prossima disgregazione, anche se nessuno ha ancora spiegato loro che i frutti saranno raccolti da una coalizione di interessi forti già pronti ad approfittare del caos presente e destinato a crescere.

Per queste ragioni facciamo auguri sinceri a Bersani, ma sempre più convinti che, se non dovesse riuscire a fare un governo, sarà bene tornare alle urne il prima possibile e spiegare, questa volta con più energia, chi è perché abbia preferito affossare tutto piuttosto che utilizzare questa occasione per voltare pagina e chiudere una volta per sempre con il ventennio berlusconiano. Ma forse molti, troppi, pur indossando casacche di colore diverso, non hanno davvero interesse a chiudere i conti con quella stagione.