Arrivata l’ora di dire no a Berlusconi sulla riforma della Costituzione

Pubblicato il 12 Aprile 2010 - 01:52| Aggiornato il 21 Ottobre 2010 OLTRE 6 MESI FA

Italo Bocchino. Ricorda a Berlusconi: "Fini ti è leale"

“Berlusconi non dovrebbe dimenticare che Fini non lo ha mai tradito, votando anche leggi sulla informazione e sulla giustizia che non lo convincevano del tutto..”: più o meno così si esprimeva Italo Bocchino, vice capo gruppo della Pdl alla camera dei deputati, rispondendo ad una intervista.

Come è noto Bocchino non è un passante, ma uno dei fedelissimi del presidente Fini e uno dei promotori di quella associazione “Generazione futura” che, al solo annuncio, ha provocato l’orticaria al presidente Berlusconi.

Nella stessa intervista Bocchino contrappone la fedeltà di Fini alla turbolenza di Bossi che, invece, provocò la caduta di Berlusconi, lo definì un mafioso e , in più occasioni, lo mandò letteralmente al manicomio.

E se fosse questo il segreto di Bossi? E se Berlusconi temesse solo e soltanto quelli che giocano in modo irrituale e sono in grado di mandarlo a casa?

Ed: ancora ma sono proprio sicuri di aver agito con senso dello stato e dell’interesse generale tutti coloro che hanno votato leggi sulla giustizia e sulla informazione “delle quali per altro non erano pienamente convinti”, per usare le parole di Bocchino?

La grande forza di Berlusconi si è fondata e si fonda proprio sulla impossibilità da parte dei suoi alleati e persino da parte dei suoi oppositori di considerarlo una persona normale, cittadino come gli altri e come tale sottomesso alla legge e alla Costituzione.

Questa storia della anomalia berlusconiana è stata introiettata da quasi tutti i suoi interlocutori, nel bene e nel male.

Il suo conflitto di interessi invece di essere considerato un male da eliminare è diventato un arma impropria da utilizzare per intimidire amici e avversari.

Le stesse parole di Bocchino furono utilizzate da Casini e da Follini quando gli ricordarono la sua ingratitudine nei confronti di chi, per amore di coalizione e di unità, aveva votato anche provvedimenti che non condivideva del tutto,  anche in quella occasione furono citate le leggi in materia di giustizia e di tv.

Parole quasi simili furono dette e scritte anche da esponenti del centro sinistra per rinfacciare a Berlusconi la sua prepotenza di fronte ad avversari che pure gli avevano garantito la sopravvivenza politica ed economica nei momenti di difficoltà.

“Sotto i nostri governi, gli fu ricordato, le sue aziende hanno accumulato profitti altissimi..”, peccato che quei profitti furono assicurati in barba a qualsiasi normativa anti trust e nella indifferenza verso le medesime sentenze della corte costituzionale.

Chi è causa del suo mal pianga se stesso! Questo sarebbe l’unico commento possibile di fronte a tanta imprudenza e impudenza. Nelle parole di Bocchino di oggi e in quelle di tanti altri di ieri risiede una delle ragioni dello strapotere di Berlusconi, della sua apparente invincibilità, della sua furia incontenibile.

Amici e talvolta persino avversari hanno ritenuto che il conflitto di interessi non fosse una grande questione democratica da risolvere per garantire il bene comune, ma lo hanno ridotto ad una vicenda privata da utilizzare per qualche ricatto, per qualche minaccia, oppure lo hanno utilizzato pensando di spaventarlo, ma in questo gioco Berlusconi è stato il più bravo, si è mangiato gli alleati e ha spianato gli avversari.

Adesso serve a poco ricordargli che su giustizia e informazione gli amici di Fini sono stati più leali di Bossi, si tratta di argomenti spuntati, che non turberanno i sonni del capo supremo.

Bisognava pensarci per tempo, prima di dare via libera ad una sorta di repubblica presidenziale a telecomando unificato.

L’ultimo volgare attacco portato da Berlusconi al presidente Napolitano,  salvo le consuete smentite che non smentiscono, è la conferma che questa volta il presidente del consiglio non intende fermarsi, le tenterà tutte, costi quel che costi.

Non esiterà a creare il caos, utilizzerà il polo Raiset per imporre la riforma costituzionale e per massaggiare mediaticamente gli avversari, a cominciare proprio dal presidente Napolitano e dal presidente Fini.

Questo è il momento per dire no all’amico Berlusconi, per fermarlo prima che sia troppo tardi, per non dare il via libera ad un progetto che ci porterebbe fuori dalle democrazie liberali fondate sulla divisione dei poteri.

Ci auguriamo davvero di non dover leggere tra qualche anno una qualsiasi intervista nella quale si dovrà chiedere scusa per non aver capito in tempo quanto stava per accadere e magari per chiedere scusa alle italiane e agli italiani per aver dovuto dare il proprio voto di fiducia ad una riforma” che tuttavia non condividevamo del tutto…”

No questa volta sarà davvero il caso di non darlo quel voto e di mettere insieme quanti, a destra nel centro a sinistra, non vogliono più accettare, quasi fosse una malattia incurabile, il tramonto dell’interesse generale e il definitivo trionfo dell’interesse individuale o meglio del conflitto di interessi.