Dopo le dimissioni di Giancarlo Innocenzi, un appello: no a un commissario “ad faccendam”

di Giuseppe Giulietti
Pubblicato il 26 Giugno 2010 - 14:47| Aggiornato il 21 Ottobre 2010 OLTRE 6 MESI FA

Giancarlo Innocenzi

Il consigliere dell’Autorità di garanzia delle Comunicazioni, Giancarlo Innocenzi, in modo più o meno spontaneo, si è dimesso dalla carica, perchè coinvolto nella vicenda delle intercettazioni di Trani. A lui si rivolgeva, in modo piuttosto burbero, il presidente Berlusconi per sollecitare provvedimenti contro Santoro e non solo. Sempre a lui, già sottosgretario alle comunicazioni, si era rivolto anche il potentissimo direttore generale della Rai, Agostino Saccà.

Non hanno invece ritenuto di fare altrettanto quei dirigenti della Rai beccati a fare la stessa cosa, evidentemente la Rai non è più considerata una azienda pubblica e dunque non deve rispondere a nessun criterio di pubblico interesse.

Nelle prossime ore il Senato dovrà nominare il consigliere della autorità mancante. Comprendiamo di dire e scrivere cose quasi patetiche, ma vorremmo sommessamente ricordare, anche alla luce di quanto è accaduto, che il commissario, stando alla legge in vigore, dovrebbe rispondere a criteri di competenza, conoscenza della materia, comprovata autonomia non solo dalle parti politiche, ma anche dai gruppi di interesse.

Gli errori compiuti nel passato, e non solo dalla destra, non autorizzano nessuno a violare le norme e a calpestarle pubblicamente. Nel Paese nel quale è possibile nominare i ministri ad ore, figuraiamoci se non sarà possibile nominare un commissario “ad faccendam”, per usare un neologismo. Ci proveranno e forse ci riusciranno, ma questa volta sarà bene non girarsi dall’altra parte, e reclamare a gran voce una discussione preventiva dentro e fuori l’aula del Senato.

Il presidente Schifani garantirà il rispetto della lettera e dello spirito della norma? Sarà almeno il caso di porgli la domanda, anche perché, come ci ha più volte ricordato, lui, a differenza del presidente Fini, non si occupa di politica e di beghe di partito, ma vuole solo e soltanto tutelare le istituzioni e la costituzione. Quale migliore occasione per dimostrarlo? Speriamo solo che, sulla scrivania in ufficio, abbia la copia autentica della Carta Costituzionale e non quella falsa che piace tanto a Berlusconi, a Branche e agli amici del cuore…