Fiducia ai ministri professori

di Giuseppe Giulietti
Pubblicato il 16 Novembre 2011 - 19:13 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – “Chi è questo. Chi è quello?”. Questa era alla Camera dei Deputati una delle domande più ricorrenti tra i parlamentari presenti.

Alcuni sfogliavano le loro agende, ma non trovavano i nomi delle donne e degli uomini scelti da Mario Monti che, alla fine, tra mille difficoltà, ha applicato l’articolo 92 della Costituzione e ha proposto persone di sua fiducia, riconoscibili, e non sempre positivamente, più per loro biografie che non per la loro appartenenza politica e partitica.

Conosco tutte i rischi del caso: ma non sarà il commissariamento della democrazia? Non ci sarà un eccesso di professori della Bocconi o della Cattolica? Chi non prega o ha un una fede diversa da quella di Santa Romana Chiesa è ormai un cittadino di serie B?

Si tratta di domande legittime, e di interrogativi ai quali dovrà sforzarsi di rispondere il neo presidente del Consiglio, eppure devo confessare che questa lista di volti talvolta ignoti non solo non mi ha spaventato, ma in qualche misura mi ha rassicurato.

Per diventare ministri bisogna forse avere avuto una forte esposizione mediatica?

Le competenze sono certificate dai minuti trascorsi in uno studio televisivo, magari ad accapigliarsi con il mazziere di turno?

La parola “professori” è davvero così disdicevole ? Erano forse meglio i semianalfabeti, o i faccendieri, o i cavalli elevati al rango di statisti dall’imperatore di turno?

A queste signore e a questi signori, con i quali non ho avuto frequentazione, voterò la fiducia, e poi, di volta in volta, valuterò i loro provvedimenti nel merito, come si dovrebbe fare in un Parlamento. La fiducia, infatti, dovrebbe essere conquistata a colpi di argomentazioni e di competenze e non sulla base di una appartenenza “pregiudiziale”.

Il fatto che i nuovi ministri non siano sulle agende di quasi tutti i parlamentari, sarà un bene per loro che non dovranno soddisfare le clientele, sarà un bene anche per i deputati che dovranno costruire nuove relazioni basate più sulle competenze, che non sulla comune adesione a questo o a quel partito, a questa o a quella corrente.

Naturalmente ci auguriamo che i prescelti vogliano applicare lo stesso metro anche ad ogni tipo di loggia, di consorteria e di gruppo di pressione, anche di tipo bancario finanziario.

Ci sarà tempo per le disillusioni, per le critiche, per le prese di distanza, ma ora ci sembra giusto apprezzare che, dopo una luna stagione popolata anche da “nani e ballerine”, per usare la sprezzante definizione di Craxi, sia iniziata quella di donne e di uomini che, quanto meno, hanno maggiore dimestichezza con il galateo, le buone maniere, e hanno persino il vezzo di studiare prima di parlare.

Francamente non mi sembra poco!