Governo privatizza l’acqua, ma in aula è ferito dagli ordini del giorno

di Giuseppe Giulietti
Pubblicato il 18 Novembre 2009 - 20:19| Aggiornato il 21 Ottobre 2010 OLTRE 6 MESI FA

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Solo le risse e e divisioni all’interno delle opposizioni riescono a nascondere lo stato disastroso dei rapporti all’interno della maggioranza. Non ci riferiamo solo e soltanto alle tensioni, sempre più evidenti, tra Berlusconi e Fini, ma alla quotidianità dei lavori parlamentari.

Questa sera, subito dopo il voto di fiducia al provvedimento che avvia la privatizzazione di un bene essenziale come l’acqua, è successo qualcosa di nuovo e significativo.

Per la prima volta, dall’inizio della legislatura, la maggioranza forte di oltre 100 voti di scarto, è andata clamorosamente sotto per sette volte consecutive sugli ordini del giorno.

Per parare il danno il ministro Ronchi è stato costretto a precipitarsi in aula e ad accogliere tutti i documenti pur di evitare una sorta di Caporetto parlamentare. Cosa è accaduto?

Che le tensioni stanno crescendo, che un numero crescente di parlamentari, molti dei quali vicini a Fini, non sopportano la privatizzazione del Parlamento e della funzione legislativa, che l’arroganza della destra berlusconiana comincia a stufare persino una parte del loro schieramento.

Questa sera, probabilmente, quasi tutti i tg del polo Raiset sfumeranno, ometteranno, oppure parleranno di nubi passeggere, magari ci mostreranno qualche sorriso di repertorio che ritrae insieme Berlusconi, Fini e Bossi, le proveranno tutte, ma la censura mediatica potrà forse ritardare la presa di coscienza di quanto sta accadendo, non potrà arrestarla.

Sarebbe sbagliato, ovviamente, enfatizzare gli accadimenti di queste ore, ma qualcosa, anzi più di qualcosa si è ormai messo in movimento, e non saranno le urla del presidente padrone e neppure l’editoriale di qualche direttore dipendente a rimettere insieme i cocci di un vaso che non sarà più lo stesso.