Bruciò il blindato a Roma, si vantava. Intercettazioni che piacciono…

di Giuseppe Giulietti
Pubblicato il 23 Ottobre 2011 - 11:51 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – “Volevamo dar fuoco anche al blindato…Ho incendiato la camionetta te la dedico..Se n’è scappato al volo..altrimenti mettevano al fuoco pure lui..”, la canaglia che voleva bruciare anche il carabiniere, scappato fortunatamente appena in tempo dal suo blindato, si chiama Leonardo Vecchiolla, studente di Chieti, protagonista, sabato 15 ottobre a Roma, dell’assalto a colpi di moltovo e di pietre degli assalti di Piazza San Giovanni.

Lui non lo sa, ma usa lo stesso linguaggio che caratterizzava la prosa degli squadristi, quando, dopo aver bruciato una casa del popolo, si riunivano trionfanti a festeggiare e brindavano alle teste rotte, ai denti fracassati, all’incendio della purificazione e della catarsi. In queste ore, tutti i media, ma proprio tutti, anche quelli più vicini al presidente del consiglio, hanno legittimamente, doverosamente, riportato integrlamnete il testo delle intercettazioni con le parole di Vecchiolla.

L’opinione pubblica ha così potuto sapere chi, come e prchè, abbia consumato quelle violenze, ha potuto conoscere il cinismo degli assaltatori, e, sempre grazie alle intercettazioni, è stata messa a conocenza delle ragioni dell’arresto e delle intenzioni di questo gruppo di violenti.

Grazie alle intercettazioni predisposte subito dagli inquirenti è stato possibile assicurare il piano esercizio dell’azione di legalità ed il diritto dei cittadini ad essere informati, sempre e comunque, quando una notizia ha il carattere della ” pubblica rilevanza”. Bene, dunque, hanno fatto tutti i giornali e tutte le emittenti a riportare quasi integralmente il testo di questa intercettazione; se non lo avessero fatto, per altro, avrebbero commesso anche una gravissima violazione deontolopgica, dal momento che la medesima legge progessionale, impone al cronista di dare, sempre e comunque, ogni notizia di “pubblica utilità”.

Ci fa piacere che, almeno in questa occasione, nessuna voce si sia alzata per contestare né le intercettazioni, né la loro immedita pubblicazione, neppure gli amici degli amici hanno speso una parola per impugnare ” il diritto alla riservatezza” e reclamare il silenzio stampa. Eppure se la loro legge bavaglio fosse già stata approvata, la pubblica opinione non avrebbe mai potuto essere informata e non avrebbe conosciuto il testo di questa ignobile conversazione e, di conseguenza, anche la capacità di reazione di ogni cittadino ne sarebbe stata alterata, quasi annullata, perchè priva dei necessari elementi di conoscenza e di informazione. Non sappiamo se la legge bavaglio tornerà mai nelle aule parlamentari, ma semmai dovesse accadere, vogliamo sperare che quanti, giustamente e legittimamente, hanno esultato ed esultano oggi, vorranno attenerso allo stesso principio e non fare deroghe neppure per gli “amici e per gli amici degli amici” a prescindere dalla loro collocozione gerarchica e dalla loro appartenenza politica. O no?