Manifestazione della Fiom: la tensione montata ad arte e la trappola della violenza

di Giuseppe Giulietti
Pubblicato il 15 Ottobre 2010 - 15:59 OLTRE 6 MESI FA

L'ultima manifestazione dei metalmeccanici a Roma, il primo ottobre

Ma in quale caspita di paese viviamo? Si può consentire ad un ministro degli interni e al più grande tg nazionale, il Tg1, di evocare scenari di guerra civile e di guerriglia urbana, senza portare uno straccio di fatto, un dato? Ci riferiamo alle modalità con le quali si sta costruendo un clima di tensione attorno alla grande giornata per la democrazia sindacale e per la contrattazione convocata, per domani a Roma, dalla Fiom e dalla Cgil

Può il ministro degli interni comportarsi come un passante? Se sa qualcosa è un suo dovere informare la pubblica opinione indicare i nomi dei provocatori e dei violenti.

In queste ore la gran parte dei media non hanno raccontato le storie delle tute blu della Fiom, non hanno parlato dei loro salari, delle condizioni di vita, degli accordi siglati senza la firma della organizzazione più rappresentativa, dei mancati referendum nelle aziende, delle vite precarie,ma solo e soltanto dei possibili incidenti, quasi, quasi che a promuoverli potesse essere la stessa Fiom o magari la Cgil. Se dovessimo seguire questo identico schema dovremmo ricordare le brutte pagine degli infiltrati nei cortei, degli agenti provocatori, della strategia della tensione.

Non ci vuole grande immaginazione che eventuali incidenti sarebbero una manna per chi vive sulla paura, per chi conquista i voti soffiando sulle tensioni e poi presentandosi come l’incarnazione del vecchio blocco d’ordine, l’alfiere della nuova maggioranza silenziosa, anche se in questo caso è più fragorosa che mai.

Le parole del ministro Maroni lasciano allibiti, perché vengano dal ministro che non ha saputo prevedere e prevenire l’arrivo, a tutti noto, di 400 estremisti di destra dalla Serbia, eppure alcuni di loro erano ricercati da tempo, passeggiavano per Genova, erano ospiti nelle case di conosciutissimi neofascisti liguri. Come hanno fatto ad entrare prima in Italia, poi a Genova, poi allo stadio?

Come mai, per restare a Genova, c’è sempre un gruppo di black bloc, di diversa estrazione ideologica, che riesce a infiltrarsi e fare i suoi comodi? La scena si ripeterà a Roma? Qualcuno sta già organizzando la regia e la coreografia? Il ministro sa qualcosa? Quale piano è stato predisposto per tenere gli squadristi dal corteo e dalla piazza? Naturalmente sarà cura della Fiom e della Cgil tenere gli occhi ben aperti anche verso chi confonde il dissenso e la critica radicale con il lancio di uova e bottiglie contro le sedi sindacali della Cisl.

Chi vuole guadagnarsi una medaglia al merito berlusconiano non deve fare altro che cadere nella trappola delle provocazioni e lasciarsi trascinare nella spirale delle intemperanze e delle violenze, che in questo caso troverebbero largo spazio nei telegiornali, a reti quasi unficate.

A questo proposito potrebbe rivelarsi di grande utilità la decisione di trasmettere in diretta l’intera manifestazione, in questo modo ciascun cittadino potrà farsi una idea, ascoltare storie di precarietà e di grande dignità politica ed umana, ma potrà anche vedere gli eventuali provocatori e violenti, riconoscerli, notare eventuali stranezze, formarsi una opinione non mediata.

Le ragazze e i ragazzi di articolo 21 hanno deciso di seguire tutto il corteo, riprendendo con ogni mezzo possibile le voci, i volti, le speranze, le rabbie di chi lotta ogni giorno per conquistare per se e per i familiari il diritto alla vita, ma forse gli imprenditori della paura il loro primo obiettivo lo hanno già colto: trasformare una grande giornata di iniziativa civile in un problema di ordine pubblico, in modo da tentare di nascondere la drammaticità della questione sociale e salariale.

Ci auguriamo che la giornata di domani possa essere grande, pacifica, e che, almeno per una volta, la realtà possa farsi beffa