Addio a Giorgio Bocca, il partigiano della libertà

Pubblicato il 26 Dicembre 2011 - 10:31 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Quando muore una personalità che ha in qualche modo incrociato i nostri percorsi individuali e collettivi ciascuno di noi, anche inconsapevolmente, tenta di ricordarne solo una parte della biografia, quella più vicina alla nostra sensibilità.

Così oggi ciascuno ricorda “un pezzo” di Giorgio Bocca: lo scrittore, il moralista, l’antitaliano, il grande giornalista di inchiesta, lo storico ed anche, con una punta di malizia, il Bocca che, all’inizio, credette nella avventura editoriale del cavaliere di Arcore.

Ovviamente sono tutti momenti della sua vita, ma forse ad unirli tutti vi è il Bocca partigiano inteso, nel senso più ampio di amante della libertà, di fustigatore della corruzione, di intransigente oppositore dei poteri dominanti fossero quelli della Dc, del PSI di Craxi, del Pci, e, da ultimo, del berlusconismo dominante.

I suoi strali erano indirizzati non solo contro il potente di turno, ma anche e soprattutto contro i cori del consenso, contro quei giornalisti che, per un motivo o per l’altro, stanno sempre dalla parte del vincitore di turno, osannando indifferentemente i regimi, di qualsiasi natura o colore essi siano.

Per tutta la vita restò legato alla esperienza di partigiano della brigata Giustizia e Libertà e non accettò i facili revisionismi di chi voleva ribaltare i ruoli tra il boia e le vittime.

Per questo ci sembra giusto ricordarlo con le sue parole, tratte dal libro “Annus Orribilis “, edito da Feltrinelli:

” Tempo fa ho visto un servizio sull’attentato di via Rasella trasmesso da una tv, manco a dirlo, revisionata, sosteneva che i partigiani avevano attaccato una colonna di pacifici altoatesini, bravi figli di mamma capitati per caso nella Roma della Resistenza. In realtà si trattava del famigerato battaglione Bozen, specializzato nella repressione dei partigiani, più nazista dei nazisti. Manca solo che le steagii di Marzabotto,come di Sant’Anna di Stazzema siano ricordate come liete scampagnate delle brave SS del maggiore Reder. La revisione della storia – concludeva Giorgio Bocca – è indispensabile, ma forse lo è ancor di più, prima, la conoscenza della storia…”