Mose: in attesa dei giudici, la politica prenda le distanze

di Giuseppe Giulietti
Pubblicato il 5 Giugno 2014 - 13:01 OLTRE 6 MESI FA
Mose: in attesa dei giudici, la politica prenda le distanze

Il progetto del Mose di Venezia

VENEZIA – Il “Lagunamoto” che ha sconvolto Venezia vi é stato raccontato, con grande rigore professionale, dai colleghi di Blitz.

Spetterá ora ai giudici portare a compimento il lavoro e decidere le eventuali sanzioni.

La loro sentenza, tuttavia, dovrebbe essere preceduta dalle decisioni e dalle scelte del governo e delle forze politiche.

A Venezia, come giá a Milano, sono tornati alla ribalta nomi di imprenditori e di faccendieri che erano stati coinvolti nella prima Tangentopoli.

Perché mai sono ridiventati protagonisti di alcune grandi opere pubbliche?

Gli amministratori non erano informati sui loro precedenti?

Legge o non legge, per quale ragione un consorzio come quello incaricato di realizzare il Mose, ha distribuito soldi ai candidati sindaci?

In queste ore si discute molto della mancata registrazione dei fondi incassati dai candidati e della violazione delle norme sul finanziamento ai partiti, ma questo non é il cuore della questione; quello che dovrebbe indignare é la naturalezza, quasi il candore,con il quale i responsabili del Consorzio preparavano le donazioni e i loro beneficiati le prendevano, in una sorta di par condicio alla lagunare.

Chi ha dato e chi ha intascato si dichiarano oggi meravigliati, quasi sorpresi, anzi cercano di derubricare il reato ad illecito amministrativo, a distrazione, a mancata registrazione, dimenticando che chi regalava, per altro soldi pubblici, e chi incassava avrebbero dovuto rispettivamente essere i controllati e i controllori.

Questo “Stupore” è la cosa piú sconcertante, perché segnala la profondità dell’inquinamento etico e politico, la diffusione del conflitto di interessi, la vastità del contagio.

Naturalmente ci auguriamo, per Venezia e non solo, che tutto possa essere chiarito, che i giudici rimettano tutti in libertà e che la Laguna possa essere “Disinquinata” in tutti i sensi.

Se anche, dovesse accadere, e non sarà facile, le questioni che abbiamo posto resterebbero in tutta la loro gravità, a prescindere da arresti e da eventuali condanne.

A Venezia, così come a Milano, lo scandalo non sta nel passo in avanti dei giudici, ma nel passo indietro della politica che ha finto di non vedere, di non sentire, di non sapere.

In questi giorni Renzi ha opportunamente inviato il giudice Cantone a Milano, sarà il caso che gli chieda di fare un viaggio anche a Venezia, ma soprattutto sarà il caso di allontanare subito dagli appalti e dalle grandi opere i faccendieri, gli inquisiti e i condannati.

I loro nomi sono noti, e non da oggi.

Chi li ha rimessi in circolo non lo ha fatto ” A sua insaputa”; mai come in questo caso la condanna della politica non collusa dovrebbe arrivare prima delle eventuali sentenze dei magistrati.