Non di solo centro…

Pubblicato il 7 Gennaio 2010 - 14:59| Aggiornato il 21 Ottobre 2010 OLTRE 6 MESI FA

Non abbiamo nulla da insegnare ad alcuno, sicuramente è cosa buona, giusta e doverosa, come diceva il prete a dottrina, trovare il candidato che vince e sicuramente, come avrebbe detto il mitico professor Catalano, il candidato che vince è meglio di quello che perde, ma chi lo ha detto che il candidato che vince è solo quello che indica Casini?

Non abbiamo mai sopportato gli estremismi di chi finge di non sapere che in Italia esiste una questione cattolica e che per vincere bisogna essere capaci di intercettare umori, bisogni, tensioni di una Italia profonda che non legge i giornali, che non va agli scioperi, che guarda solo le tv e che coltiva sentimenti e atteggiamenti che non sempre ci entusiasmano.

Eppure questa Italia esiste ed esiste anche nell’elettorato non berlusconiano, guai a non ascoltare gli umori profondi della pancia e delle viscere nazionali. Non riteniamo, dunque, disdicevole e neppure una manifestazione di opportunismo tentare di mettere insieme il più ampio schieramento di forze politiche e sociali per contrastare Berlusconi e la maggioranza.

Questo processo, tuttavia, deve avvenire dentro un percorso politico che assicuri pari dignità a tutti i protagonisti, non possono esserci figlie e figli di un dio minore, per citare Massimo D’Alema. La Bonino può piacere o meno, ma non può essere scartata perché “non piace alla Binetti”. Allo stesso modo Vendola può essere candidato o meno, ma non può essere definito il candidato dei “no global”, tra l’altro le stesse parole furono usate quando Vendola vinse le primarie e le elezioni regionali.

Ci capita spesso di non concordare con modi e toni usati da Di Pietro, ma gli si può dare torto quando rivendica anche al suo partito il diritto di esprimere una candidatura per la Calabria e per di più la candidatura di un ex presidente della Confindustria regionale? Se davvero il centro sinistra vorrà tornare a vincere, dovrà rimettere al centro la politica,un progetto attorno al quale mettere insieme le forze politiche e sociali, altrimenti vinceranno i veti, i personalismi, i nuovi fattori k.

Forse Bersani recupererà in qualche regione Casini e i suoi, ma potrebbe perdere quel vasto elettorato che oggi si divide tra Di Pietro, i Radicali, la Sinistra che sta fuori dal parlamento e una vasta area di delusi non votanti, tutti insieme superano il 20% del corpo elettorale.

Non ci sembra meno rilevante degli umori e delle decisioni della Binetti o di Casini e lo diciamo senza ironia e senza superbia, convinti come siamo che bisogna realizzare il più ampio fronte tra quanti credono nella legalità repubblicana e nei valori essenziali racchiusi nella Carta Costituzionale. Chiunque dovesse scegliere la via breve del taglio delle ali è destinato ad una sconfitta sicura.

Del resto Berlusconi, che almeno di queste cose se ne intende, non ha avuto esitazioni e pur di vincere non ha esitato a cedere due regioni non ai moderati ma all’ala più estrema, quella leghista, della sua coalizione.

Con buona pace di chi vorrebbe concedere sempre e comunque l’ultima parola a un presunto centro moderato che spesso, molto spesso, esiste più nelle ricostruzioni politologiche che non nella vita e nelle scelte quotidiane dei cittadini.