Le mille ossessioni e le nove vite di Berlusconi Silvio

Pubblicato il 11 Dicembre 2010 - 23:35 OLTRE 6 MESI FA

Berlusconi a Milano parla davanti ad un gazebo Pdl

“Papà non conti nulla, non ti hanno neanche contattato per chiederti di votare la fiducia a Berlusconi…”, così mi ha apostrofato mio figlio dopo aver letto che il presidente e i suoi seguaci stanno “supplicando amorevolmente” tutti i parlamentari disponibili a fare il salto della quaglia ed anche quello della dignità.

Eppure almeno una telefonata, un caffè pagato, una strizzata d’occhio me la sarei meritata, dopo aver passato tanti anni ad occuparmi proprio di Silvio e del suo conflitto di interessi, per altro con scarsa fortuna, non riuscendo a convincere neppure amici e compagni, convinti di essere più furbi, ma tanto più furbi del piccolo Cesare che, al contrario ha “schienato” tutti.

Eppure non gli avrei chiesto molto, mi sarebbe bastata una comparsata con Emilio Fede al posto delle meteorine, oppure la possibilità di telefonare qualche volta in diretta e di molestare le trasmissioni e i giornalisti che proprio non riesco a sopportare, o anche la opportunità di assistere in diretta ad uno di quegli incontri privati con il colonnello libico o con l’amico Vladimir, indimenticabili momenti di politica internazionale, per non parlare dei pranzetti con gli esponenti del Vaticano, capolavori di tartufismo e di relativismo etico.

Dal momento che non mi hanno chiamato, anche perchè il mutuo lo pago già e non ho in corso pignoramenti di alcun tipo, non potrò che votare per la sfiducia a questa governo, nella speranza che, almeno per una volta, vi sia una rispondenza reale tra le dichiarazioni e i fatti.

La maggioranza dei parlamentari si è espressa per la sfiducia e solo eventi imponderabili, quali la compravendita dei singoli, potrebbero mutare il corso degli avvenimenti.

Comunque vadano le cose, checchè ne pensino i suoi tifosi, il muro di Arcore è ormai crollato, il mito della invincibilità è andato in frantumi, la compattezza della maggioranza si è liquefatta, il piccolo Cesare è costretto a rincorrere chiunque pur di supplicare un tozzo di pane, cioè almeno un voto di maggioranza. Perda o vinca di un soffio, la parabola del berlusconismo si è conclusa, anche se i tempi e i modi di questa conclusione potrebbero rivelarsi terribili per le sorti del paese.