Riconteggio in Piemonte, le minacce e i ricatti di Bossi

di Giuseppe Giulietti
Pubblicato il 16 Ottobre 2010 - 21:40 OLTRE 6 MESI FA

Umberto Bossi

“Se la Bresso dovesse risultare prima nel riconteggio, allora la situazione si farà davvero pesante, ci saranno conseguenze anche sul piano nazionale..”, chi ha pronunciato queste oscure ed eversive minacce? Un militante duro e puro dei cenrti sociali? Un grillino piemontese? Un estremista serbo in trasferta? No, sono parole del ministro Bossi che siede nei banchi di un governo che si autodefinisce moderato.

Le ruvide espressioni “padane” si riferiscono alla quasi certezza che, al termine dei riconteggio, si possa scoprire che il leghista Cota non ha vinto le elezioni, perchè sarebbero state riscontrate gravi irregolarità nella preparazione delle liste e, soprattutto, nella attribuzione dei voti.

Non sappiamo come andrà finire il riconteggio, ma chiunque conosca la Costituzione e le leggi, sa perfettamente che non vi è nulla di più sacro che la regolarità del libero esercizio del voto e il rispetto delle norme che lo regolano.

Da quello che si è potuto comprendere al termine del riconteggio si potrebbe scoprire che Mercedes Bresso, sia pure per pochi voti, avrebbe vinto le elezioni in Piemonte.

In qualsiaisi paese civile, magari con rabbia e comprensibile insoddisfazione di parte, non restrebbe altro che prendere atto del risultato e congratularsi con la nuova presidente. Invece no! Un ministro della Repubblica minaccia fuoco e fiamme, ammonisce i giudici, profettizza la ribellione delle genti del Nord.

Chiunque altro avesse pronunciato parole simili sarebbe stato convocato dal presidente del Consiglio per la revoca delle deleghe, ma in Italia questo non è possibile perché il presidente medesimo passa la giornata ad insultare la Costituzione, i magistrati, i cronisti che non gli garbano e via discorrendo.

E la legalità repubblicana? Chi se ne frega, quella serve solo se corrisponde ai voleri del sovrano e del suo delegato padano, a loro nessuno chiede temperanza nel linguaggio e moderazione nelle azioni.

Quella è roba buona per i gonzi, per quei quattro fessi che ancora credono che esista una sola Italia, con le stesse regole e con gli stessi principi da rispettare.

Non sappiamo come finirà il riconteggio, se sarà confermato Cota ci auguriamo che il centro sinistra e la candidata Bresso si affrettino a rendere omaggio al legittimo presidente, ma se così non sarà a nessuno potrà essere consentito di minacciare e di ricattare, costi quel che costi, ne va della credibilità delle istituzioni democratiche.

Spiace constare, infine, che il minstro degli interni Maroni, che è stato così ciarliero sulla manfestazione della Fiom, purtroppo per loro grande, imponente, pacifica, non abbia trovato il tempo e il modo per richiamare alla sobrietà anche il suo collega di governo Umberto Bossi.

Forse gli uffici non gli hanno passato per tempo la informativa giusta, forse erano troppo impegnati a inseguire quei provocatori della Fiom, per potersi occupare di altri e ben più indisosi provocatori, da tempo infiltrati nelle istituzioni dell'”odiato Stato italiano”.