Santanché, Maometto, il rispetto, la decenza

di Giuseppe Giulietti
Pubblicato il 10 Novembre 2009 - 01:59| Aggiornato il 21 Ottobre 2010 OLTRE 6 MESI FA

Per una volta avevamo quasi avuto la tentazione di solidarizzare con la signora Daniela Santanchè la quale, nel corso di una puntata del programma domenicale di Canale 5, si è esibita in un campionario di banalità e di volgarità nei confronti di Maometto e dell’Islam.

Naturalmente tutto quello che ha sbraitato ci fa orrore, ma ancor più ci ha fatto orrore il comunicato con il quale i curatori del programma e la direzione hanno sdegnosamente fatto finta di prendere le distanze “dagli eccessi della signora “. Quanta ipocrisia! Sembra di assistere al bis della vicenda Mesiano: prima il giudice è stato spiato, poi è stato trasmesso un servizio disgustoso, poi si è finto pentimento e amarezza, quasi quasi stavano per licenziare la povera giornalista precaria che, colpevolmente, aveva prestato la sua firma a una operazione di pestaggio mediatico. Chi ha invitato la signora Santanchè non poteva non sapere che gli insulti all’Islam sono uno dei pezzi di forte della rappresentazione della signora in tutti i programmi ai quali viene invitata.

Non lo sapevano? Non sapevano che una scena quasi uguale si era svolta in quegli studi appena qualche settimana fa ? Non erano a conoscenza di quanto era accaduto nei pressi della moschea quando la signora, in modo teatrale e dopo aver convocato i giornalisti, aveva tentato di strappare il velo ad alcune donne che volevano solo pregare?

Dove sta la meraviglia? Dove sta la sopresa? Ma quale amarezza!

L’episodio ci ricorda quanto accadeva alla Rai qualche anno fa quando lucidamente e a tavolino si programmavano gli interventi di Sgarbi e si ricercavano i soggetti più adatti a sostenere e a scatenare la rissa in studio. L’obiettivo era ed è sempre lo stesso: far parlare di sè, aumentare gli ascolti, costi quel che costi.

Questa volta costerà parecchio perchè non basteranno le ronde padane a placare lo sdegno e la rabbia di quei cittadini islamici che hanno visto calpestare, senza ragione alcuna, il loro dio, la loro fede, i loro crocifissi, per usare un’immagine di questi giorni.

Non osiamo immaginare cosa sarebbe accaduto se un iman avesse osato parlare di Gesù o della Madonna in quei termini, magari riportando leggende, credenze, ipotesi più o meno scientifiche, basti pensare alla ricca letteratura sulla natività, su Maria, su Giuseppe…

Invece di chiedere scusa, diamo tutti una mano a mettere fine a questo tipo di teatrini, su temi così delicati; restituiamo la parola agli studiosi, ai ricercatori, ai teologi, ai rappresentanti delle diverse fedi per consentire un dibattito anche aspro, anche polemico, ma sempre fondato sul rispetto e soprattutto sulla alfabetizzazione reciproca.

Visto che abbiamo parlato di salotti televisivi ci piacerebbe che a qualcuno venisse in mente di dedicare la giusta attenzione ad un’altra donna, che davvero si batte contro un regime e che reclama libertà garanzie,diritti politici e civili per tutte e per tutti.

Stiamo parlando della blogger cubana Yoana Sanchez, picchiata e sequestrata, in circostanze misteriose, mentre si recava ad una manifestazione di dissidenti.

“Sono stata sequestata e picchiata..sembrava una scena di Gomorra..”,così ha commentato la coraggiosa giornalista.

Chi davvero crede nei valori della libertà senpre, comunque, dovunque, non può fare distinzioni tra questo o quel paese, questo o quel regime, quando una lingua viene tagliata, quando una opinione viene sequestrata non possono esserci mai “buone ragioni”, anzi si tratta sempre di ragioni pessime, frutto della intolleranza e della prepotenza di chi si sente impunito e protetto.

Ci auguriamo che presto, anzi prestissimo, il suo volto, la sua voce, gli scritti suoi e dei suoi compagni possano avere lo stesso rilievo che,in questi ultimi tempi, per fare solo un esempio, sono stati dati alla signora Santanchè o ai calzini turchesi del giudice Mesiano.