Soldato Galan, salvati

di Giuseppe Giulietti
Pubblicato il 20 Dicembre 2009 - 10:38| Aggiornato il 21 Ottobre 2010 OLTRE 6 MESI FA

Giancarlo Galan

Non abbiamo alcuna particolare simpatia politica per Giancarlo Galan, attuale presidente del Veneto. Ne abbiamo ancora meno da quando si è aggiunto anche lui all’elenco dei compilatori di liste di proscrizione e, con scarsa fantasia, ha indicato nei giornali e giornalisti nemici i mandanti del lanciatore di souvenir.

Non siamo dunque tra i suoi ammiratori e tanto meno saremo mai tra i suoi potenziali elettori, ma quello che gli sta accadendo e sta accadendo al Veneto e nel Veneto merita una riflessione.

C’era una volta il federalismo e c’era una volta una Lega che tuonava contro Roma ladrona e contro quei quattro fetentoni di politicanti che, tra una trattoria e l’altra, si spartivano posti e incarichi in barba alle esigenze del territorio.

Quei tempi non ci sono più: anche la Lega si è romanizzata, così i posti, le regioni, i comuni, le province si decidono a tavola, magari a quellla riccamente imbandita nella villa di Arcore di Silvio Berluconi, tra una portata e l’altra, in omaggio al federalismo gastronomico.

Carlo Cattaneo, ci scusino gli eredi, è stato immerso nel sugo all’amatriciana.

Federalismo?  Esigenze del territorio? Primarie? Tutte cazzate, Galan deve sloggiare perché il posto è stato promesso a un leghista. Chi protesta è un nemico del Veneto, forse un terrone, o peggio un islamico che non vuole adorare il dio Po.

Accetterà Galan l’ordine romano, magari tradotto in meneghino dall’amico Silvio, che gli prometterà un posto nel prossimo governo? Probabilmente accetterà e, almeno per qualche mese, le polemiche rientreranno, ma quello che è già accaduto ha scavato un nuovo fossato tra una parte del Centro Destra e la Lega, e questa volta non si tratta solo del presidente Fini.

La rottura veneta non riguarda solo le seggiole, ma anche il futuro del Veneto, i rapporti con gli immigrati, la cittadinanza, l’idea stessa di tolleranza e di inclusione sociale che sono alla base della Costituzione.

Quello che è accaduto nel Veneto e quello che potrebbe ancora accadere rappresentano bene l’attuale fotografia della maggioranza, tenuta insieme solo e soltanto dal carisma di Berlusconi, ma pronta ad esplodere in più pezzi non appena la inevitabile parabola politica si sarà compiuta.

Probabilmente non sarà il soldato Galan a innescare la disgregazione, ma se dovesse trovare il coraggio di ribellarsi ai voleri di “Roma ladrona” e della “lega padrona” potrebbe davvero diventare uno dei protagonisti della Italia post berlusconiana e post anti berlusconiana.