Stefano Cucchi, quel dito medio alzato al processo

Pubblicato il 8 Giugno 2013 - 18:03 OLTRE 6 MESI FA
Stefano Cucchi

Stefano Cucchi

ROMA – Ha ragione Riccardo Galli quando, su Blitz, chiede e si chiede a chi mai sarà stato rivolto quel dito medio alzato da uno degli imputati al processo per la morte violenta di Stefano Cucchi, entrato in carcere sulle sue gambe ed uscito orrendamente sfigurato.

 Un imputato, magari pure in divisa, assolto da una accusa infamante, non ha certo il diritto di puntare il dito medio contro la famiglia e gli amici di Stefano Cucchi.

 A meno che non fosse un gesto di scherno verso lo stato di diritto, il che non sarebbe meno grave.

 In ogni caso c’è poco da festeggiare, perché nel migliore dei casi, siamo di fronte ad un nuovo e brutto pasticciaccio, questa volta di Rebibbia e non di via Merulana, per rubare il titolo all’ingegner Gadda.

 I giudici che hanno condannato a pene lievi i medici e assolto i poliziotti, non hanno escluso pestaggi e violenze, anzi li hanno confermati, ma, perizie alla mano, non sono riusciti ad individuare gli esecutori.

 Dal momento che Stefano è entrato sulle sue gambe e che i suoi familiari lo hanno incontrato, qualcosa dentro quelle mura deve pur essere accaduto, a meno che non si voglia dare la colpa a non meglio individuate presenze extraterrestri.

 La famiglia Cucchi, passato il primo momento di rabbia e indignazione, ha annunciato che non chiederà marce contro i giudici, ma raddoppierà gli sforzi per reclamare verità e giustizia, per dare un nome a chi ha procurato la morte di Stefano, dimostrando, per l’ennesima volta, una grande dignità ed una straordinaria passione civile.

 Sarà il caso di non lasciarli soli e di continuare ad illuminare,mediaticamente e politicamente, la battaglia di chi non ha mai alzato il dito medio contro alcuno, neppure contro quei senza nome che, almeno per ora, sono riusciti a farla franca.