Giustizia e democrazia, nell’Italia post covid servirà una riforma che nessuno sarà in grado di varare

di Giorgio Oldoini
Pubblicato il 25 Gennaio 2022 - 08:11 OLTRE 6 MESI FA
Giustizia e democrazia, nell'Italia post covid servirà una riforma che nessuno sarà in grado di varare

Giustizia e democrazia, nell’Italia post covid servirà una riforma che nessuno sarà in grado di varare

Giustizia e democrazia. Il grande nodo da sciogliere dopo la pandemia sarà quello di riformare la Giustizia.

Ma dove trovare un riformatore in grado di sciogliere questo nodo di Gordio?

Il Giappone è sempre stato un sicuro riferimento di democrazia.

L’art. 34 della Costituzione giapponese prevede che “nessuna confessione (dell’indagato) sarà tenuta valida se fatta dopo un prolungato arresto o detenzione”. E la giurisprudenza considera “prolungato” un arresto di più di tre mesi.

In Giappone, pensavo, non ci sarebbe stata Mani pulite che tanto danno aveva provocato al nostro Paese. Gran parte dei nipponici, docenti, studenti e avvocati si sono ribellati ad una proposta di legge modificativa della loro Costituzione.

”Cominciamo con il terrorismo e finiremo per intaccare lo stato di diritto”.

Anche il paese del Sol levante dovrà abituarsi alle intercettazioni a strascico, agli scandali mediatici, agli arresti prima del processo e ai rinvii a giudizio basati su prove indiziarie.

Durante gli anni settanta e ottanta, l’Italia aveva vissuto questa stessa esperienza a seguito delle leggi emergenziali approvate con il consenso delle forze politiche ad eccezione dei radicali. Tra i grandi giuristi dell’epoca che si opposero alle leggi liberticide, occorre ricordare il prof. Luigi Ferrajoli, giudice di Magistratura democratica, secondo cui il diritto penale d’eccezione e le deviazioni inquisitorie non potevano essere giustificate né dal terrorismo né dalle mafie.

Il caposaldo del suo pensiero era che “l’imputato deve comparire libero davanti alla Giustizia”.

Oggi, l’infallibilità e la prontezza della pena sono state sostituite dall’immediatezza e dall’infallibilità della carcerazione preventiva”.

Quel grande giurista fu profetico: le leggi speciali sarebbero state applicate ai cittadini comuni. Ciò si è verificato perché il nostro è un paese servile, senza ideale forti. In caso di abusi e prevaricazioni, l’italiano medio si defila, contento che non sia capitalo a lui. Durante un convegno nazionale delle cooperative, una senatrice nota come la “pasionaria” prese la parola in questi termini. “L’Italia deve recuperare gli ideali etici dei nostri padri e le pene per i reati dei colletti bianchi devono essere inasprite e ricondotte al livello dei reati di mafia dai quali non si distaccano per gravità sociale”.

L’assemblea cominciò a rumoreggiare e si arrivò ai fischi; alla fine la “pasionaria” dovette essere portata via di forza.

Era accaduto che la platea era formata da amministratori di cooperative, nella quasi totalità indagati per falso in bilancio. Avevano messo a libro paga quali dipendenti, deputati e sindacalisti che non erano mai entrati in azienda, allo scopo di far maturare una seconda pensione. La questione divenne seria, perché gli amministratori delle cooperative dovevano pagarsi le spese legali di tasca propria, il “soccorso rosso” non era previsto.

Si deve anche ad episodi del genere la timida riforma sul falso in bilancio della sinistra.
In quel periodo, bastava trovare una piccola s.r.l. che avesse pagato uno salario in nero all’operaio, che la Tributaria inviava gli atti alla procura per falso in bilancio.
L’art. 24 della Costituzione della Federazione Russa del 1993 (ai tempi di Eltsin), prevedeva che: “Non sono ammessi la raccolta, la conservazione, l’uso e la diffusione di informazioni sulla vita privata di una persona senza il suo consenso”.
In Italia il problema delle intercettazioni è diventato un conflitto tra diversi interessi. L’interesse principale dei “controllori” (polizia, magistratura, fisco), è sempre stato quello di ottenere poteri straordinari, in quanto ogni ufficio ha una visione del mondo limitata e considera il proprio ruolo come essenziale. Senza preoccuparsi degli effetti indotti della propria attività. I poteri eccezionali sono richiesti sulla base di un’affermazione vecchia quanto il mondo (fatta propria dal guardasigilli Bonafede, ma forse non condivisa dal Beppe Grillo dei nostri giorni).

“Gli onesti non hanno nulla da temere” dalla Giustizia

Al contrario di quanto riteneva Bonafede, la richiesta di poteri speciali sancisce il fallimento dell’istituzione, che ammette in tal modo di non essere in grado di affrontare il contingente con mezzi ordinari. Non a caso, i nostri magistrati impegnati, dichiarano che senza il beneficio delle intercettazioni certe indagini non avrebbero potuto essere svolte.

Il confronto tra il nostro sistema e quello europeo, dà conto del differente modo di intendere la democrazia. Un esempio di abuso delle istituzioni, si può riscontrare ogni volta che un ufficio utilizza la forza pubblica per avviare indagini su persone o enti, facendo spendere allo stato somme enormi e distogliendo gli incaricati dalle rispettive funzioni caratteristiche.

D’altra parte, l’interesse “storico” e ricorrente della sinistra meno illuminata e dei neo-giustizialisti, è sempre stato quello di arrivare al potere delegittimando l’avversario sul piano giudiziario. Il numero di inchieste avviate dalle nostre procure e finite in nulla, non ha uguali nel resto del mondo civile. Ma la circostanza non è presa in considerazione dalle testate dei giornali padronali e scandalistici.

Imputati rissarciti per gli errori della Giustizia

La giustizia che non va tanto per il sottile, che mette in conto come fatto inevitabile un certo numero di vittime, è costata (e continua a costare) somme enormi all’erario, che viene chiamato a risarcire gli imputati poi assolti.

I metodi di Mani pulite sono diventati la norma perché il nostro è diventato un paese servile, senza ideali forti. In caso di abusi e prevaricazioni, l’italiano medio si defila, contento del fatto che
non sia capitato a lui. Il potere della magistratura sta nel suo cattivo funzionamento: se le sentenze dei tribunali arrivassero in uno o due anni, i cittadini avrebbero minor propensione ad aggirare le leggi e si ridurrebbero gli spazi per l’esercizio delle continue “supplenze”.

C’è poi l’interesse dei media che si basa su un’idea di fondo: il giornalista è il cane da guardia che vigila sul buon governo e informa l’opinione pubblica.

Con questa premessa, anche il più modesto tecnico dell’informazione sente di dover mettere del
suo nel segnalare l’evento e la stessa notizia passa in seconda linea rispetto a quel fine istituzionale. Il giornalista acquista così un enorme potere contrattuale e si pone sullo stesso piano dei giudici-star che non perseguono il singolo reato ma comminano la pena in funzione della sua esemplarità.

Senza falsa modestia

L’unico giornale italiano a me noto, che si distingue da questo scenario è Blitz quotidiano, che ringrazio per la gentile ospitalità. I pubblici ministeri sono spesso considerati protagonisti della vita politica, situazione questa che tuttavia non può essere considerata unicamente interna alla magistratura. Negli ultimi vent’anni tutte le forze politiche di opposizione, i servizi segreti e le fazioni interne ai partiti, hanno svolto attività sistematica di dossieraggio quale surrogato del civile confronto tra gruppi.

Quei dossiers finivano negli uffici dei pm che erano (e sono) obbligati ad aprire l’indagine.

I pubblici ministeri sono facilitati nel richiedere il rinvio a giudizio piuttosto che l’archiviazione.

Soprattutto durante i cicli storici in cui la loro azione riceve l’apparente
consenso dell’opinione pubblica. Tuttavia, arriva sempre un momento a partire dal quale la stessa opinione pubblica chiede a gran voce, come atto liberatorio, i provvedimenti che consentano di lavorare serenamente per costruire i futuri destini del Paese.
Il grande nodo da sciogliere dopo la pandemia sarà quello di riformare la Giustizia secondo i canoni francesi, tedeschi o inglesi. Ma dove trovare un riformatore in grado di sciogliere questo nodo di Gordio?