Governo Cambiamento una cosa non cambia: lo sciopero degli autonomi del venerdì

di Lucio Fero
Pubblicato il 26 Ottobre 2018 - 09:56 OLTRE 6 MESI FA
Governo del Cambiamento una cosa non cambia: lo sciopero degli autonomi del venerdì

Governo Cambiamento una cosa non cambia: lo sciopero degli autonomi del venerdì (foto d’archivio Ansa)

ROMA – Governo Cambiamento, governo che si è auto battezzato del Cambiamento con la maiuscola ad indicare che sarà totale, generale, radicale. Una cosa (non solo una a dire il vero) di sicuro non è cambiata e non cambia: lo sciopero dei sindacati autonomi del venerdì.

E’ una tradizione, un’abitudine, una consuetudine, un appuntamento lo sciopero degli autonomi di venerdì. Un po’ come le occupazione delle scuole che a inizio anno scolastico o meglio quando si è sotto natale si fanno perché…si fanno. Si fanno da 50 anni, nessuno si ricorda oggi bene perché si continui a farle, ma si fanno. Vogliamo smettere dopo 50 anni?

Così è lo sciopero degli autonomi del venerdì, un po’ come le occupazioni delle scuole. E anche un po’ come Halloween, c’è in calendario, c’è nei negozi, c’è in vetrina. Vogliamo saltarlo Halloween, non dedicargli almeno una mezza giornata? E lo sciopero degli autonomi del venerdì è un po’ anche come la festa della mamma. Sono quelle cose che sono cominciate chissà perché e chissà quando e che quando sono cominciate chissà c’era pure un perché. E che vanno avanti da allora e nessuno si sottrae o si sorprende. Lo sciopero degli autonomi del venerdì…come la festa della mamma. Solo un po’ più spesso. Non una volta l’anno, di più, di più.

Si fa per tradizione, abitudine, coazione a ripetere. E anche per auto promozione di una autonoma piccola casta di sindacalisti autonomi. Si bloccano bus, metro, treni, aerei e scuole e ospedali per quel che si può compatibilmente con le dimensioni dei sindacati autonomi. Rigorosamente il venerdì. Così fa ponte. E poi la gente, il popolo, gli utenti lo sanno che qualche venerdì all’anno va così. Quindi rigorosamente il venerdì.

Lo sciopero degli autonomi il venerdì. Perché? Perché si fa e basta, ma che domanda è? Seri seri ma gli scappava da ridere i sindacati autonomi hanno messo nero su bianco (qualcuno è andato a dirlo anche in radio e/o tv) che lo sciopero si fa perché la manovra del governo non è “né popolare né espansiva”. Né popolare né espansiva…e che volevano i nostri baldi sindacati autonomi, la pensione appena assunti, i 780 al mese del reddito di cittadinanza anche a chi ha lo stipendio, la riduzione dell’orario di lavoro a una mezz’oretta? Una stampante 3D che fabbrica banconote da 20 e 50 euro in ogni sede sindacale?

Scioperare contro la Manovra di governo che fa più debito e deficit italiano da una vita in nome del fatto che è una manovra tirchia è più che grottesco, sarebbe ultra comico, sfonda la barriera del ridicolo, veleggia, sorvola e atterra sull’assurdo.

Ma questa della manovra né popolare né espansiva l’hanno detta perché qualcosa dovevano dire. In realtà lo sciopero degli autonomi del venerdì si automotiva e auto produce. Segnala esistenza in vita di piccole e neanche tanto piccole lobby del lavoro, segnala che qualcosa a loro bisognerà dare, pagare loro un pedaggio. A questo serve lo sciopero degli autonomi del venerdì.

Non a caso, proprio non a caso, autonomi del pubblico impiego e delle aziende pubbliche. Cioè aziende senza concorrenza che a mandarle a…quelle signore non si rischia niente, tanto paga il contribuente. Anzi paga lo Stato, il Comune, la Regione con i soldi del contribuente. Domandina-esempio: se l’Atac azienda trasporti di Roma i cui sindacati autonomi oggi sono in prima fila nello sciopero, se Atac 12 mila dipendenti, uno dei più alti tassi di assenteismo in Italia, costo per Km percorso doppio rispetto alla media, 5,7 miliardi pubblici ingoiati in nove anni, rosso di bilancio di 1,5 miliardi, taglio delle corse recente del 15 per cento…Se un’azienda così avesse dei concorrenti nel fornire il servizio, i lavoratori autonomi di Atac sciopererebbero sereni quel mucchietto di venerdì l’anno?

Governo del Cambiamento non cambio sciopero autonomi del venerdì. Ma non è certo colpa del governo che c’entra più nulla che poco. E che invece è nelle stesse ore e giorni impegnato in altri cambiamenti: gira voce che Putin abbia detto a Conte: i soldi ce li metto io! Gira voce che la Russia di Putin sia pronta a comprare i Btp di Conte, Di Maio e Salvini. Gira voce che arrivano i rubli e coi rubli faremo marameo alla Merkel e a Macron e a Draghi e alla Bce e alla Ue. Gira voce che quest’anno sarà (cantava Lucio Dalla) tre volte Natale e ci sarà un grande cambiamento.

In realtà proprio proprio nuova la voce non è. Già sentita…sentita dove, quando? Aspetta, era un po’ di anni fa. Ecco, ecco: la Grecia stava nelle peste perché aveva truccato i dati del suo bilancio, nascosto il deficit reale, nessuno si fidava più del suo debito pubblico, sfiducia che lo avrebbe ripagato. E dalla Grecia qualcuno volò…a Mosca. E cominciò a girare voce che Putin avrebbe comparto a suon di rubli il debito greco. Non fosse altro che per fare dispetto all’Occidente, Putin girava voce avesse detto: i soldi ce li metti io! E poi russi e greci non hanno più o meno lo stesso alfabeto? Osservavano già allora gli acuti commentatori da social.

Girava voce arrivano i russi, arrivano i rubli. Però non arrivò niente e nessuno. Perché la Russia di Putin si poteva permettere di comprarsi allora un fazzoletto del debito greco che è un fazzoletto del debito italiano. All’Italia serve qualcuno che più o meno compri un miliardo al giorno di titoli di Stato. La Russia semplicemente non li ha. Punto. A raschiare il barile russo (e Putin non la farà certo) potrebbe osare per sette miliardi sette! Ma tranquilli (sereni avrebbe detto Renzi), Putin non metterà un rublo sulla fiche italiana. E’ il governo del cambiamento che punta speranze e si aggrappa su tavoli e salvagenti inesistenti.

A proposito, l’ultimo immaginario ufficiale pagatore il governo del cambiamento lo ha perso ufficialmente da poche ore. Draghi ha detto l’ovvio: “La Bce non finanzia il debito degli Stati”. Grande stizza dei Savona e Salvini e Di Maio che esigevano la Bce coprisse con la sua garanzia (e con gli euro degli altri paesi europei la cambialona in bianco italiana detta Manovra del Popolo). Di Maio aveva detto pure: “Dialoghiamo, alle nostre condizioni, dialoghiamo ma noi non ci spostiamo di un centesimo, dialoghiamo ma si fa quel che vogliamo noi”. Chissà perché gli altri sono stati tutti così cattivoni da non starci ad una proposta così conciliante e moderata.